exhibitions / mostre


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CS-PR Das Aestetiche Feld inner room 15.07.2024

quando/when: opening 15.07.2024 h. 6.12 pm

dove / where: inner room©: fusi&fusi, Via Guccio di Mannaia, 15 I53100 Siena

durata/duration: dal/from 16.07 — al/to 16.09 2024

orario/time: lun/mon-ven/fri: h 10.00 am-1.00 pm / 3.30 — 7.30 pm

sab: su appuntamento / on demand

Con il Patrocinio del Comune di Siena, Assessorato alla Cultura

e del Forum Austriaco di Cultura di Roma
Nell’ambito di / A part of Open Zona Toselli
arte nei luoghi di produzione della / art in the places of production of the:
Zona Artigianale di Viale Toselli in Siena
in collaborazione con/ In collaboration with: Gallery Meyer*Kainer, Vienna
è lieta di presentare / is pleased to present
Das ästhetische Feld
Christian Meyer, Peter Weibel, Jeff Koons
Peter Fend, Colin de Land, Jessica Stockholder
Gerwald Rockenschaub, John Miller, Raymond Pettibon
Christian P. Muller, Renee Green, Andrea Fraser
video

(engl: below)
Secondo appuntamento del ciclo -look ahead- dedicato ad una rilettura etimologicamente politica dell’arte degli anni ’90 presenta in esclusiva gli atti video integrali dal simposio Das ästhetische Feld, in prima in italia ed alcuni in prima assoluta.
Il contesto è incentrato su un importante testimonianza di storia dell’arte contemporanea, costituito dagli audiovisivi inediti dallo storico simposio Das ästhetische Feld, che inner room, grazie alla collaborazione con la Galleria Meyer Kainer di Vienna, propone.
Il simposio Das ästhetische Feld venne ideato da Christian Meyer e Ulf Wuggenig, mentre la sua organizzazione venne curata da Renate Kainer.
L’evento si tenne durante il semestre estivo del 1992 presso Universität für angewandte Kunst di Vienna, (A) il cui rettore dell’epoca, Oswald Oberhuber, era interessato a promuovere l’istituzionalizzazione di nuove forme innovative di discorso.
Il simposio si svolse nel contesto più ampio di “curated by”, una serie di mostre che si sarebbero poi tenute nel Heiligenkreuzer Hof nel 1993.
Il simposio servì come forum per le conferenze di undici artisti incaricati di presentare la propria posizione nel campo estetico. Le presentazioni seguirono una specifica struttura drammaturgica:
Peter Weibel, Jeff Koons, Peter Fend e Colin de Land il primo giorno;
Jessica Stockholder, Gerwald Rockenschaub, John Miller e Raymond Pettibon il secondo; Christian Philipp Müller, Renée Green e Andrea Fraser il terzo e ultimo giorno.
Questi artisti appartengono alla generazione che inizia ad operare nella seconda metà degli ‘80, qualcuno addirittura prima, e attraversano gli anni ‘90 in una posizione di protagonisti ognuno a vario livello nel sistema dell’arte internazionale relegati in posizioni iconiche ammutolite. Quindi ascoltare i loro interventi oggi diventa ancor più interessante.
Gli anni ‘90, per l’arte contemporanea, sono il periodo forse più controverso e dimenticato del novecento. Un periodo che ad oggi non è stato ancora analizzato in termini storico critici nel suo insieme sia a livello internazionale che locale. La storiografia lascia solo emergere alcune figure individuali di artisti che risultano impotenti di fronte al blocco storico critico che le precede.
Se da un lato questo tempo ha visto la fine del gruppo/sistema e gettare le basi per la dimensione personalista dell’artista su cui dai 2000 si appoggerà in ambito internazionale la cosi detta “finanza dell’arte” con la sua logica di iconicità nominale finalizzata all’investimento. Dall’altro, in termini di contenuto, il decennio dei ‘90 è caratterizzato da un cinismo/opportunismo travestito da disillusione sia nell’arte che nella società, innescato dalla fine della pur confortevole logica dei blocchi consecutiva al secondo conflitto mondiale.
Tuttavia, oggi a posteriori, si percepisce proprio nelle parole di quel simposio emergere in modo imbarazzante la deficienza ed il limite della posizione di cinismo allora assunta o rilevata, mentre nel contempo vi si palesa, certamente da parte di quegli artisti, l’esigenza di una pienezza di scopo, che vada oltre la disperazione ma anche oltre gli schemi resi convenzionali e di una conoscenza meramente strumentale. Un’esigenza forse ancora attuale in alcuni artisti oggi…
Storicamente molte sono state le occasioni di analisi, confronti ed approfondimenti interni ed esterni all’arte nei ‘90 ed i simposia sono dei momenti ricorrenti in tutto il decennio.
Questo di cui si espongono gli atti è cronologicamente il primo, forse a parità con quelli tenuti durante la coeva Documenta IX, e vi si percepisce sia la crisi sopra descritta sia il delinearsi di un nuovi assi estetico-attitudinali che si affermeranno a livello di main stream ed altre categorie nei decenni successivi compreso quello presente.
Una mostra che è occasione di studio e di approfondimento unica ed inedita, su un documento d’epoca che parla di attitudini artistiche lontane quanto vicine e che forse si può riassumere sia nelle parole analitiche di Ulf Wuggenig, organizzatore insieme a Christian Meyer:
I vincoli che la realtà oggettiva del campo di produzione esercita sui singoli produttori, così come le opportunità di ottenere una certa distanza e libertà da questi vincoli attraverso la conoscenza di essi, sono stati il metatema del simposio intitolato “Il campo estetico”.
Che in quelle profetiche di Andrea Fraser, una delle protagoniste del simposio, a commento dell’intervento di Colin de Land,:
………Improvvisamente, dall’apparente caos, è emerso un confronto profondamente preciso e toccante tra cinismo e perdita, e un promemoria di ciò che si perde con il cinismo.
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The second appointment of the cycle – look ahead – dedicated to an etymologically political rereading of the art of the 90s presents exclusively the complete video proceedings from the Das ästhetische Feld symposium, the first in Italy and some in the world.
The context focuses on an important testimony of contemporary art history, made up of the unpublished audiovisual material from the Das ästhetische Feld symposium that inner room, thanks to the collaboration with the Meyer Kainer Gallery in Vienna, offers.
The symposium Das ästhetische Feld was conceived by Christian Meyer and Ulf Wuggenig, while its organization was handled by Renate Kainer.
The event was held during the summer semester of 1992 at the Universität für angewandte Kunst in Vienna, (A) whose rector at the time, Oswald Oberhuber, was interested in promoting the institutionalization of innovative new forms of discourse.
The symposium took place in the broader context of “curated by”, a series of exhibitions which would later be held in the Heiligenkreuzer Hof in 1993.
The symposium served as a forum for lectures by eleven artists tasked with presenting their position in the aesthetic field. The presentations followed a specific dramatic structure:
Peter Weibel, Jeff Koons, Peter Fend and Colin de Land on the first day;
Jessica Stockholder, Gerwald Rockenschaub, John Miller and Raymond Pettibon the second; Christian Philipp Müller, Renée Green and Andrea Fraser on the third and final day.
These artists belong to the generation that began to operate in the second half of the 1980s, some even earlier, and went through the 1990s in a position of protagonists, each at various levels in the international art system relegated to silent iconic positions. So listening to their speeches today becomes even more interesting.
The 90s, for contemporary art, are perhaps the most controversial and forgotten period of the twentieth century. A period that to date has not yet been analyzed in critical historical terms as a whole, both at an international and local level. Historiography only allows some individual figures of artists to emerge who are powerless in the face of the critical historical block that precedes them.
If on the one hand this time saw the end of the group/system and laid the foundations for the personalist dimension of the artist on which from 2000 the so-called “art finance” with its logic of nominal iconicity will be based internationally aimed at investment. On the other hand, in terms of content, the decade of the 1990s is characterized by a cynicism/opportunism disguised as disillusionment both in art and in society, triggered by the end of the albeit comfortable logic of blockades following the Second World War.
However, today in retrospect, it is precisely in the words of that symposium that we perceive the deficiency and limit of the position of cynicism assumed or revealed at the time emerging in an embarrassing way, while at the same time there is revealed, certainly on the part of those artists, the need to a fullness of purpose, which goes beyond desperation but also beyond conventionalized patterns and merely instrumental knowledge. A need that is perhaps still current in many artist …
Historically, there were many opportunities for analysis, comparisons and insights inside and outside of art in the 1990s and the symposia were recurring moments throughout the decade.
The proceedings of which are exposed are chronologically the first, perhaps on par with those held during the contemporary Documenta IX, and we perceive both the crisis described above and the emergence of new aesthetic-attitudinal axes that will assert themselves at the main level stream and other categories in subsequent decades including the present one.
An exhibition that is a unique and unprecedented opportunity for study and in-depth analysis, on a period document that speaks of artistic attitudes that are both distant and close and which can perhaps be summed up in the analytical words of Ulf Wuggenig, organizer together with Christian Meyer:
The constraints that the objective reality of the production field exerts on individual producers, as well as the opportunities to gain some distance and freedom from these constraints through knowledge of them, were the metatheme of the symposium entitled “The Aesthetic Field”.
Which in the prophetic ones of Andrea Fraser, one of the protagonists of the symposium, commenting on Colin de Land’s speech:
………Suddenly, out of the apparent chaos, emerged a deeply precise and poignant comparison between cynicism and loss, and a reminder of what is lost with cynicism.

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inner room-invito About Colin

opening 18.05.2023 h. 6.32 pm

  dal/from 19.05 — al/to 19.06

 

Nell’ambito di Open Zona Toselli: arte nei luoghi di produzione

in collaborazione con:  Galleria Meyer Kainer, Vienna

con questo evento inizia il ciclo

-look ahead-

dedicato ad una rilettura etimologicamente  politica dell’arte degli anni ’90

Il primo appuntamento è focalizzato su una figura topica per quel periodo e non solo:

Colin De Land, gallerista e protagonista culturale di New York, figura germinale dell’arte contemporanea.

Il contesto è incentrato su un importante testimonianza di storia dell’arte contemporanea, un documento audiovisivo inedito che inner room, grazie alla collaborazione con la Galleria Meyer Kainer di Vienna, propone in esclusiva per l’Italia e relativo al discorso/performance che Colin De Land ha tenuto durante il  simposio “The Aesthetic Field” a Vienna, nel 1992.  Il simposio è stato ideato da Christian Meyer e Ulf Wuggenig, mentre la sua organizzazione è stata curata da Renate Kainer.  L’evento si tenne durante il semestre estivo del 1992 presso Universität für angewandte Kunst di Vienna, il cui rettore dell’epoca, Oswald Oberhuber, era interessato a promuovere l’istituzionalizzazione di nuove forme innovative di discorso.

Il simposio è servito come forum per le conferenze di undici artisti incaricati di presentare la propria posizione nel campo estetico. Le presentazioni hanno seguito una specifica struttura drammatica: Peter Weibel, Jeff Koons, Peter Fend e Colin de Land il primo giorno; Jessica Stockholder, Gerwald Rockenschaub, John Miller e Raymond Pettibon il secondo; Christian Philipp Müller, Renée Green e Andrea Fraser il terzo e ultimo giorno.

 

inner room propone in termini atemporali per primo l’intervento di Colin De Land per semplice questione di affetto ed amicizia e perchè la sua memoria, in occasione dei 20 anni della sua dipartita fisica, sia di benedizione.

Dal  contenuto scaturisce però una centralità di messaggio importante per una lettura rinnovata del contemporaneo.

 

A proposito di quanto si potrà vedere ed ascoltare, l’artista Andrea Farser ha scritto:

Colin (de Land) ha creato una delle migliori performance che abbia mai visto. ………….. Era molto nervoso per la lettura del testo che aveva scritto, che era una riflessione critica sul modo in cui la nostalgia e l’amnesia storica permettono alle tendenze regressive di essere legittimate e premiate dal mercato dell’arte (in qualche modo, attraverso “Art and Objecthood” di Fried). Don’t Look Back è stato proiettato dietro il leggio, mentre Rambo III, Female Trouble e Dracula di Andy Warhol venivano riprodotti su tre monitor a lato. A un certo punto, “Diamonds and Rust” è passato sull’impianto di amplificazione e ha oscurato la sua lettura, così si è seduto e ha fatto una pausa sigaretta. C’era la sua sagoma, che fumava, tagliata fuori dalla proiezione di Bob Dylan inseguito dalle groupie, con Sylvester Stallone che impugnava una mitragliatrice, Divine in una culla e Joan Baez che cantava “Now you’re telling me, you’re not nostalgic, then give me another word for it…”. Improvvisamente, dall’apparente caos, è emerso un confronto profondamente preciso e toccante tra cinismo e perdita, e un promemoria di ciò che si perde con il cinismo.

 

Andrea Fraser, Colin De Land, American Fine Arts, 2008

 

                                                                                 /

As part of Open Zona Toselli: art in work contexts

In collaboration with:  Meyer Kainer Gallery, Vienna

 

 With this event begins the cycle

 -look ahead-

dedicated to an etymologically political rereading of the art of the 1990s.  
The first event focuses on a topical figure for that period and beyond

Colin De Land, New York gallery owner and cultural protagonist, a germinal figure in contemporary art .

 

The context focuses on an important testimony of contemporary art history, an unpublished audiovisual document that inner room, thanks to the collaboration with the Meyer Kainer Gallery in Vienna, offers exclusively for Italy and related to the speech/performance that Colin De Land gave during the symposium “The Aesthetic Field” in Vienna, in 1992.  The symposium was conceived by Christian Meyer and Ulf Wuggenig, while its organization was supervised by Renate Kainer.  The event was held during the summer semester of 1992 at Universität für angewandte Kunst in Vienna, whose rector at the time, Oswald Oberhuber, was interested in promoting the institutionalization of innovative new forms of discourse.

The symposium served as a forum for lectures by eleven artists charged with presenting their positions in the aesthetic field. The presentations followed a specific dramatic structure: Peter Weibel, Jeff Koons, Peter Fend, and Colin de Land on the first day; Jessica Stockholder, Ger- wald Rockenschaub, John Miller, and Raymond Pettibon on the second; and Christian Philipp Müller, Renée Green, and Andrea Fraser on the third and final day.

 

inner room proposes in timeless terms first the talk by Colin De Land as a simple matter of affection and friendship also because his memory, on the 20th anniversary of his physical departure, may it be a blessing. 

From the content , however, flows a centrality of message important for a renewed reading of the contemporary. 

 

About what you will be able to see and to listen, artist Andrea Farser wrote:  

Colin (de Land) has created one of the best performances I have ever seen. ………….. He was very nervous about reading the text he had written, which was a critical reflection on the way nostalgia and historical amnesia allow regressive tendencies to be legitimized and rewarded by the art market (somehow, through Fried’s “Art and Objecthood”). Don’t Look Back was projected behind the lectern, while Rambo III, Female Trouble and Andy Warhol’s Dracula were played on three monitors to the side. At one point, “Diamonds and Rust” came over the PA system and obscured his reading, so he sat down and took a cigarette break. There was his silhouette, smoking, cut off from the project of Bob Dylan being chased by groupies, with Sylvester Stallone holding a machine gun, Divine in a cradle and Joan Baez singing “Now you’re telling me, you’re not nostalgic, then give me another word for it…” Suddenly out of the apparent chaos emerged a profoundly accurate and poignant confrontation between cynicism and loss, and a reminder of what is lost through cynicism.

Andrea Fraser, Colin De Land, American Fine Arts, 2008

 


 

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invito PERMANENTE

PERMANENTE

La Collezione

Negli ormai “celebri” spazi inner room in via Guccio di Mannaia a Siena si alternano una serie di lavori dalla collezione permanente frutto di una rigorosa donazione da parte degli autori che da dodici anni compartecipano alle mostre ed iniziative dell’ente.

 

 

inner room c/o fusi&fusi

Via Guccio di Mannaia, 15

Siena

8 ottobre 2022 – permanente

 

INAUGURAZIONE/OPENING

 8 ottobre 2022 ORE 11:00

 

Inserito nell’ambito della piattaforma Open Zona Toselli: arte contemporanea nel Villaggio Artigianale di Siena, inner room con il progetto “Permanente, La Collezione” offre un modo nuovo di fruire l’opera a partire dal suo ingresso nello spazio espositivo.

Una declinazione di eventi interni che si amplifica col passare dello spettatore da uno sguardo all’altro. La collezione parte con opere di artisti che hanno esposto ad inner room e si estende.

In accordo con gli stessi autori non si pubblica elenco nominativo a supporto della spontaneità della donazione volta alla pura compartecipazione alla logica culturale inner room.

L’arte invade lo spazio aziendale secondo la logica di inner room Open Zona Toselli, trasformando lo stesso in un ricettore museale senza però porsi in antagonismo o polemica con alcuna struttura di questo genere, semmai mantenere fedeltà quindi custodia alla propria visione.

Le opere in mostra sono una selezione della vasta collezione inner room e sono frutto della collaborazione con gli autori per poi essere incanalate nel serrato e rigoroso processo della creazione artistica prodotta dall’etichetta.

Attraverso la lettura delle opere si ripercorrono anche i luoghi delle mostre che hanno trasformato la zona di Viale Toselli con nuove situazioni proposte dall’arte contemporanea in un territorio vocato ad altro e che hanno stimolato l’indotto sociale, economico, culturale, di mobilità e di riorganizzazione territoriale a convergere su questa parte della città in cui inner room Open Zona Toselli ha avuto ed ha funzione di avanguardia.

La mostra è accompagnata dall’esposizione della collezione gioiello d’artista ispirato alle opere ed esposti nella inner room jewelbox.

 

 

inner room© . Inner room nasce in continuazione e in discontinuità con la vicenda artistica italiana: l’aspetto continuativo si riferisce soprattutto al carattere performativo dell’iniziativa; tutti i dettagli sono caratterizzanti un atteggiamento artistico compartecipativo degli autori. L’aspetto discontinuativo è rappresentato dal fatto che gli autori non sono sotto la tutela di colui che li presenta e rappresenta: non più artisti che delegano. In questo senso si rivaluta la tradizione da quella performativa a quella riflessiva ed eremitica. Siamo ovviamente lontani da ogni intendimento di vuota celebrazione rituale: l’umano e il trascendente ritrovano un equilibrio antico.

Etichetta di produzione artistica nata in Siena nel 2010 originariamente come spazio underground di 7 metri quadrati letteralmente sotto il livello stradale all’interno dello storico negozio fusi&fusi, Inner room organizza ciclicamente in sede e in differenti luoghi mostre e incontri coinvolgendo i talenti dell’arte contemporanea nelle molteplici realtà di ricerca e produzione dell’azienda stessa, il tutto per la crescita spirituale, sociale ed economica delle persone che sono e che passano da Siena. Per la sua natura si adatta anche al dialogo con realtà operative e produttive di vario indirizzo, apparentemente lontane all’arte contemporanea, riuscendo secondo il suo scopo a individuare il potenziale dello spazio, favorire la nascita e sviluppare il dialogo opera/uomo coniugando il linguaggio dell’arte con la valorizzazione di senso della realtà che lo ospita. inner room presenta per ogni mostra un gioiello d’artista.

inner room©

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 As part of the platform Open Zona Toselli: Contemporary Art in the Artisan Village of Siena, Inner Room with its project “Permanente, La Collezione” offers a new way of enjoying the work of art from the moment it enters the exhibition space.

A declination of interior events that is amplified as the spectator passes from one view to the next. The collection starts with works by artists who have exhibited in inner rooms and extends.

In agreement with the authors themselves, no list of names is published to support the spontaneity of the donation aimed at pure co-participation in the inner room cultural logic.

 The art invades the company space according to the logic of the inner room Open Zona Toselli, transforming it into a museum receptor without, however, placing itself in antagonism or polemic with any structure of this kind, if anything maintaining fidelity then custody to its own vision.

The works on display are a selection from the vast inner room collection and are the result of collaboration with the authors and are then channelled into the tight and rigorous process of artistic creation produced by the label.

 Through the reading of the works, one can also retrace the places of the exhibitions that have transformed the Viale Toselli area with new situations proposed by contemporary art in an area with a vocation for something else and that have stimulated the social, economic, cultural, mobility and territorial reorganisation to converge on this part of the city in which inner room Open Zona Toselli has had and continues to have a vanguard function.

 The exhibition is accompanied by the display of the artist’s jewel collection inspired by the works and exhibited in the inner room jewelbox

inner room© . Inner room was born in continuation and discontinuity with the Italian artistic history: the continuative aspect refers above all to the performative character of the initiative; all details are characterised by a participatory artistic attitude of the authors. The discontinuative aspect is represented by the fact that the authors are not under the tutelage of the person who presents and represents them: no longer artists who delegate. In this sense, the tradition is revalued from the performative to the reflective and hermetic. We are obviously far from any intention of empty ritual celebration: the human and the transcendent find an ancient balance.

An artistic production label founded in Siena in 2010 originally as a 7-square-metre underground space literally below street level inside the historic fusi&fusi shop, Inner room cyclically organises exhibitions and meetings at its premises and in different locations, involving contemporary art talents in the company’s multiple research and production realities, all for the spiritual, social and economic growth of the people who are and pass through Siena. Due to its nature, it also adapts to dialogue with operative and productive realities of various directions, apparently distant from contemporary art, succeeding according to its purpose in identifying the potential of the space, favouring the birth and development of the work/human dialogue, combining the language of art with the enhancement of meaning of the reality that hosts it. inner room presents an artist’s jewel for each exhibition.

 

 

INFO

 

Titolo mostra/Title                                  PERMANENTE, La Collezione

Luogo Museo/Site                                  inner room fusi&fusi, Via Guccio di Mannaia, 15 Siena

Apertura al pubblico/Timing                   Opening ……………….8 ottobre 2022 ORE 11:00

Preview   ………………8 ottobre 2022 ORE 11:00

Ingresso/Entrance                                   Libero/Free
Promossa da/Promoted by                      Associazione inner room – radioarte – Open Zona Toselli

Ideazione e teoresi a cura/Theoresis:      del/by  Dr. Romeo Giuli

Inquadrato nel ciclo di eventi/Cicle:        Open Zona Toselli, arte contemporanea nel villaggio                        .                                                           artigianale di Siena

 

 

inner room -Permanente - 2022 inner room -Permanente - 2022.1 inner room -Permanente - 2022.2

 

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invito Pirri

 

Alfredo Pirri
de architectura picta

 

Alfredo Pirri-De architectura picta Opening 03 febbraio 2022 ore 18.00 durata mostra: 04 febbraio — 03 marzo lun/ven: ore 10.00-13.00 / 15.00 — 19.30 sab: 10.00-13.00 Assessorato Cultura e innovazione Promozione della Città, cittadinanza attiva ed internazionale L’architettura e la sua rappresentazione attraverso e dentro l’opera d’arte pare essere l’oggetto di questa mostra. Il pare si riferisce all’impronta che l’architettura stessa ha nel corpo dei lavori. Si tratta infatti di tre acquerelli realizzati dall’artista in uno speciale periodo di chiusura dovuto alla situazione in corso. Disegni che possono essere riconducibili alla stesura progettuale dell’installazione della serie Passi, in vista della mostra “Crazy” di prossima apertura al Chiostro del Bramante di Roma. Queste carte manifestano la portata di una profonda riflessione sul tempo attuale a partire dall’elemento che visualizzano, lo trascendono in una forte evocazione, cercata o no, del momento. Il termine riflessione ci porta attraverso di esse ad una visione incrociata dello spazio assonometrico in cui il piano orizzontale pare determinato dalla sua verticalizzazione, dal suo appiattimento verticale. L’architettura, ovvero la sua rappresentazione di spazio per, diventa elemento catartico, altro parallelo col tempo che viviamo. Ovvero un processo di liberazione da conflitti o da uno stato di ansia, ottenuto attraverso la completa rievocazione degli eventi responsabili, che vengono rivissuti, a livello cosciente, sia sul piano razionale sia su quello emotivo. La pittura, la rappresentazione dell’architettura diviene allora pitturarappresentazione di un evento responsabile e quindi l’architettura stessa diviene evento responsabile dell’opera che accoglierà. I piani razionale ed emotivo sono evocati da quello verticale ed orizzontale senza però attribuzione fissa, affinché ognuno scelga la posizione adatta a se stesso rispetto alla condizione che vive nel tempo presente che questi acquarelli trascendono, come è tipico di ogni vera opera d’arte. La mostra è accompagnata da un gioiello ispirato ai disegni esposto nella inner room jewelbox Alfredo Pirri vive e lavora a Roma. La sua pratica artistica incontra diverse discipline: la pittura e la scultura, l’architettura e l’installazione. Le sue prime mostre personali risalgono agli anni Ottanta. Nel 1988 espone alla Biennale di Venezia, mentre nel 1999 è tra i protagonisti della collettiva Minimalia: An Italian Vision in 20th Century Art[1], curata da Achille Bonito Oliva presso il MoMA PS1 di New York. Come riconosciuto da critici e curatori, l’artista ha sempre mostrato una particolare attenzione verso l’interazione tra materia, volume, spazio e colore, in quanto veicolo di luce. Come afferma tra gli altri, il saggio di Ettore Rocca l’arte di Alfredo Pirri si confronta costantemente con l’architettura, per ricreare uno spazio abitabile e allo stesso tempo un luogo che svolga una funzione sociale e politica. Nel 2015 la British School at Rome ha dato visibilità a quest’aspetto del lavoro dell’artista e alle sue collaborazioni con numerosi architetti, tra cui Nicola Di Battista, Paolo Desideri ed Efisio Pitzalis, attraverso una mostra/seminario, in cui Alfredo Pirri ha dialogato con l’artista tedesco Thomas Schütte. Insegna Pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma. Nel 2015/2016 è stato Advisor in Visual Art per l’American Academy in Rome. Tra i suoi lavori più importanti Passi, un’installazione site-specific. Passi è stata accolta da numerose istituzioni museali, spazi pubblici, luoghi d’interesse storico e spazi privati. Questa è la sua seconda personale all’inner room, / Architecture and its representation through and within the work of art seems to be the subject of this exhibition. The pare refers to the imprint that architecture itself has in the body of work. These are in fact three watercolors made by the artist during a special period of closure due to the current situation. Drawings that can be traced back to the design drafting of the installation of the series Steps, in view of the exhibition “Crazy” soon to open at the Chiostro del Bramante in Rome. These papers manifest the scope of a deep reflection on the present time starting from the element they visualize, they transcend it in a strong evocation, sought or not, of the moment. The term reflection leads us through them to a crossed vision of the axonometric space in which the horizontal plane seems to be determined by its vertical flattening. Architecture, or rather its representation of space for, becomes a cathartic element, another parallel to the time we live in. That is, a process of liberation from conflict or from a state of anxiety, obtained through the complete re-enactment of the responsible events, which are relived, on a conscious level, both on a rational and on an emotional level. The painting, the representation of architecture then becomes paintingrepresentation of a responsible event and then the architecture itself becomes a responsible event of the work that it will host. The rational and emotional planes are evoked by the vertical and horizontal planes without fixed attribution, so that each one chooses the position suitable for himself with respect to the condition he lives in the present time that these watercolors transcend, as is typical of any true work of art. The exhibition is accompanied by a piece of jewelry inspired by the drawings exhibited in the inner room jewelbox. Alfredo Pirri lives and works in Rome. His artistic practice meets different disciplines: painting and sculpture, architecture and installation. His first personal exhibitions date back to the eighties. In 1988 he exhibited at the Venice Biennale, while in 1999 he was among the protagonists of the collective Minimalia: An Italian Vision in 20th Century Art[1], curated by Achille Bonito Oliva at MoMA PS1 in New York. As recognized by critics and curators, the artist has always shown a particular attention towards the interaction between matter, volume, space and color, as a vehicle of light. As stated by, among others, Ettore Rocca’s essay, Alfredo Pirri’s art constantly confronts architecture, to recreate a habitable space and at the same time a place that performs a social and political function. In 2015, the British School at Rome gave visibility to this aspect of the artist’s work and his collaborations with numerous architects, including Nicola Di Battista, Paolo Desideri and Efisio Pitzalis, through an exhibition/seminar, in which Alfredo Pirri dialogued with the German artist Thomas Schütte. He teaches Painting at the Academy of Fine Arts in Rome. In 2015/2016 he was Advisor in Visual Art for the American Academy in Rome. Among his most important works Passi, a site-specific installation. Passi has been accepted by numerous museum institutions, public spaces, places of historical interest and private spaces. This is her second solo exhibition at Inner Room, Il coordinamento teoretico è a cura del Dr. Romeo Giuli l’evento si inquadra nella manifestazione : open zona toselli

3 febbraio 2022

 

inner room Alfredo Pirri-De Architectura picta - 2022 inner room Alfredo Pirri-De Architectura picta - 2022.1 inner room Alfredo Pirri-De Architectura picta - 2022.2 inner room Alfredo Pirri-De Architectura picta - 2022.3 inner room Alfredo Pirri-De Architectura picta - 2022.4

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Remedy open  

REMEDY

Salvatore Falci, Stefano Fontana, Pino Modica,  Cesare Pietroiusti e

Domenico Nardone

Il ‘Gruppo di Piombino’ opere storiche

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Inaugurazione : giovedi 27.05.2021 h. 17.30

inner room-Open Zona Toselli:

Fusi&Fusi, Via Guccio di Mannaia, 15 CasaNova, Viale Toselli 25

Sali&Giorgi, Viale Toselli 92

Siena

Dal 27.05. al 18.05  2021

 

Nel Villaggio Artigianale il 27 maggio arriva ‘Remedy’: aumenta l’identità dei luoghi produttivi e migliora la qualità del territorio.

Inner room Open Zona Toselli, il progetto di arte diffusa e di qualificazione dell’area, celebra dieci anni e, con il Comune di Siena, Ance Siena Confindustria, Ordine degli Architetti, presenta la Mostra retrospettiva del ‘Gruppo di Piombino’.

 

«A quasi trent’anni dalla data di scioglimento del sodalizio degli artisti, ‘Remedy’  ripropone alcune delle creazioni più rappresentative dell’esperienza che coinvolse gli artisti dal 1984 al 1991. Queste opere, storiche, cristallizzate in una forma che testimonia una trasformazione irripetibile e irreversibile, sono raccolte all’interno degli spazi Fusi&Fusi, CasaNova, Sali&Giorgi. Con queste esperienze, ognuno dei quattro artisti presenta un progetto site specific in corso d’opera, allestito in spazi limitrofi, economici e tradizionalmente non deputati all’arte.

 

‘Remedy’, Le Mostra Storica del Gruppo di Piombino a Siena rappresenta una scelta storica. «Tre dei quattro artisti del Gruppo, Falci, Fontana, Modica, esposero per la prima volta insieme in un evento pubblico a Siena, in Fortezza Medicea, alla mostra ‘Una generazione nuovissima nell’arte italiana’ curata da Enrico Crispolti, agosto 1985, nella sezione creata espressamente per loro: ‘Azione partecipata’», spiega Domenico Nardone, teorico del ‘Gruppo di Piombino’.

 

Viale Toselli rappresenta una delle zone del Comune di Siena economicamente più attive. L’area dagli anni ’70 ha innovato nell’organizzazione urbanistica come primo esempio di condominio produttivo su due piani che ospita piccole e medie imprese, opifici artigianali.

L’architettura presenta dei rimandi linguistici a Le Corbusier. Viale Toselli è cresciuto in termini di presenze imprenditoriali e di diversificazione dell’offerta. Sono sopraggiunte addizioni che hanno modificato l’iniziale aspetto di linearità architettonico-funzionale verso un modello tipico delle periferie italiane. Il processo, però, non è stato sostenuto da uno sviluppo di altri servizi e strutture. Viale Toselli è stato, così, relegato ad un ruolo secondario nello scenario sociale senese, orfano di elementi ed azioni che favoriscono la vitalità di un territorio.

 

«‘Remedy’ – dice Federico Fusi coordinatore inner room Open Zona Toselli -, attraverso la lettura dei luoghi, con una serie di installazioni artistiche,  trasforma viale Toselli: le nuove situazioni stimolano l’indotto sociale, economico, culturale, tanto più se sostenute dai nuovi progetti comunali di mobilità e di riorganizzazione territoriale che stanno convergendo su questa parte della città».

«Inner room – Open Zona Toselli sviluppa un aspetto che, in linea con le strategie della nostra Associazione nazionale, coinvolge Ance Siena

Confindustria – dice il presidente Giannetto Marchettini – : cioè, la Rigenerazione Urbana. Il completamento delle opere di urbanizzazione per la mobilità interna in Viale Toselli, inserite dal Comune nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, consentirà la riqualificazione, valorizzazione di questa area, con un ruolo importante di questo progetto».

«Il coinvolgimento dell’Ordine degli Architetti – spiega il presidente Nicola Valente – è sostenuto dalla sensibilità, per le caratteristiche della nostra professione, alle iniziative che qualificano il territorio con la consapevolezza di partecipare alle azioni che ci chiamano in causa».

«Nella stessa mostra – aggiunge Nardone -, ritroviamo i due momenti dell’articolazione espositiva a due tempi, cara alla teoria dell’arte di Piombino. Da una parte, i progetti site specific in corso d’opera, esperimenti in vivo per coinvolgere nell’interazione, potenzialmente estetica, un pubblico generico ed inconsapevole; dall’altra, opere che raccontano un incontro già avvenuto, che ha definitivamente trasformato l’aspetto apparente o meno di oggetti di uso quotidiano, proiettandoli al di fuori della configurazione seriale e reindividualizzandoli. Questa ‘non dimenticanza dell’oggetto’, la sua mancata evaporazione e scomparsa di scena, costituiscono alcune delle principali caratteristiche, più che mai attuali, che caratterizzano Piombino dal movimento dell’Arte Relazionale».

Questi aspetti rendono interessante proiettare l’arte del ‘Gruppo di Piombino’ nel Villaggio Artigianale. «Riviste dopo trent’anni e più, le opere del ‘Gruppo di Piombino’ non appaiono ricoperte dalla patina del tempo, viceversa, la vitalità della spinta propulsiva che il progetto piombinese mostra ancora di esercitare, molto al di là della conclusione della sua esperienza storica, è qualcosa che non può fare a meno di sorprendere», conclude Nardone.

 

Il progetto ‘Remedy’ prevede un programma di mostre e performance personali dei membri del ‘Gruppo di Piombino’ e concerti in collaborazione con l’Accademia Musicale Chigiana nelle aziende della Zona Artigianale:

Photos: copyright Federico Pacini download and reproduction are forbidden

info: info@federicopacini.it

 

  60 5958 5748 4746 4544 4342 4039 3837 3635 3433 2625 2423 2120 1918 1716 1514 1312 1110 98 76 54 32 1

15 luglio 2021, Stefano Fontana – Short Paper Message

‘Carrefour’ – Ateneo della Danza,  Piazza Maestri del Lavoro

La Sosta dell’Artigiano – Via Dell’Artigianato,13

L’Officina, Via Guccio di Mannaia, 7

Gaston Intimo Chic, Viale Toselli 114

Siena

55 6362 3231

 

28 Luglio 2021, Pino Modica – Opere Recenti

Sali&Giorgi – CasaNova –

Viale Toselli,92 – 25 – 114

Siena

565449

 

18 Agosto 2021, Salvatore Falci – In Hoc Signo Vinces

Esterni del Villaggio Artigianale

Siena

22   3029  2864

16 Settembre 2021, Cesare Pietroiusti – Comunione

(performance in atto unico)

Sede Confartigianato, Viale dell’Artigianato, 2

Siena

 

15 luglio, 28 luglio, in collaborazione con Chigiana International Festival&Summer Academy, concerti degli allievi chigiani

San Marco Autocarrozzeria Via dell’Artigianato 4

Fusi&Fusi, Via Guccio di Mannaia, 15

Siena

 

 

Il coordinamento teoretico è del Dott. Romeo Giuli

 

La mostra è corredata dai gioielli d’artista di Salvatore Falci.

 

Sostengono inner room Open Zona Toselli Remedy:

Carrefour, CasaNova arredo contemporaneo, Fusi&Fusi, Sali&Giorgi

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invito Astolfi

Andrea Astolfi
STOP! CLEAR! DELETE!

inner room azione
BATTERIA PARK
Performer by: Marco Mulatto

15 ottobre 2020
Viale Toselli, Zona fronte ex mercato ortofrutticolo
53100 Siena

Opening e Azione h 17,30

L’installazione sarà visibile fino al 24.10.2020

-con il Patrocinio di: Comune di Siena, Ordine degli Architetti, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Siena
inner room presenta un nuovo appuntamento della serie OPEN ZONA TOSELLI. Arte contemporanea diffusa nelle attività di Viale Toselli a Siena, che questa volta esce dall’ambiente di mostra nei locali di produzione, per abbracciare lo spazio urbano, grazie al patrocinio del Comune di Siena e dell’ordine degli Architetti della Provincia. La mostra nasce da una domanda sul tempo che stiamo attraversando e su quale senso ne traiamo per le nostre vite. Si tratta di un tempo nel quale si subiscono delle limitazioni, oppure possono essere anche un’occasione di un ripensamento generale ed anche personale concernente lo stile di vita e a cosa sia realmente necessario?
STOP! CLEAR! DELETE! dell’artista abruzzese Andrea Astolfi, tratta proprio di questo, rimandando la risposta ad ogni persona che poserà lo sguardo sui manifesti che impatteranno lo spazio urbano di viale Toselli, nella zona dell’ex mercato ortofrutticolo, dal 15 al 24 ottobre.
Astolfi utilizza gli spazi destinati alla comunicazione pubblicitaria come zone installative per dieci manifesti (100×70). «Siamo piombati – spiega – in una situazione estrema: le contraddizioni della società contemporanea sono esplose a causa della pandemia Covid-19.» STOP! al diktat produttivista che guida la quotidianità trafelata di ognuno di noi, troppo spesso avulsa dall’atto della sosta riflessiva; CLEAR! ripulire l’ambiente di cui siamo parte vitale e schiarire le proprie coordinate di pensiero; DELETE! ovvero cancellare disparità e ingiustizia socio-economica.
STOP! CLEAR! DELETE!

In atto unico, giovedì 15 ottobre alle 17.45 Batteria Park, l’azione inner room-, performata dal Musicista senese Marco Mulatto lungo strada in prossimità degli spazi espositivi si relaziona con il ritmo ripetuto delle parole sui manifesti. Proponendosi anche agli automobilisti che a quell’ora sono sono in rallentamento lungo Viale Toselli, portando così lo spettatore alla “visione del suono” in un effetto sorpresa. Il ritmo della batteria assume in un clash anche i suoni dei motori nella lentezza dello scorrere. Questa azione ,come suggerisce il titolo, intende anche proporre l’idea della costituzione di un parco per il suono della batteria all’aperto nella zona di viale Toselli. Tutto questo, offre la visione di un Villaggio culturalmente diverso ed economicamente sostenibile.
«Questa area storica del mercato senese – dice Federico Fusi coordinatore
artistico –  nel tempo ha beneficiato di uno consolidamento imprenditoriale segnato, però,  da un impoverimento sociale. Il progetto ‘inner room Open Zona Toselli’ mira ad assicurare una nuova identità dell’area, coinvolgendo gli operatori e la cittadinanza in azioni culturali che proiettano Viale Toselli nel panorama nazionale artistico contemporaneo come esperienza all’avanguardia. La partecipazione del Comune e dell’Ordine degli Architetti conferma la priorità dell’essenziale binomio economia-cultura e assicura la referenza istituzionale».

Nei locali della fusi&fusi in via Guccio di Mannaia, 15 sarà in esposizione un gioiello d’artista ispirato all’installazione.
Il coordinamento teoretico è a cura del Dr. Romeo Giuli

Andrea Astolfi: (Teramo, 1990)
Pubblicazioni su: utsanga.it | nazioneindiana.com | niederngasse.it | ilcucchiaionellorecchio.it | neutopiablog.org | perimetro.eu . Tre i lavori su carta licenziati, rispettivamente: ὁράω,, breviario d’artista, stampato in tiratura limitata su carta di pregio, 2016; Abbiamo visto un film, libro-installazione, impresso su carta fotografica, 150 copie numerate e firmate, doppia lingua ita/eng, 2018; kireji, libro d’artista, 22 copie numerate e firmate, carta ecologica riciclata 100%, rilegatura alla giapponese cucita a mano, con timbro d’artista, imbustati in carta glassine sigillata, 2020, conclusivo del progetto di scrittura breve kireji.it . Due i lavori di affiche art sullo spazio urbano: F A C E S (2019) e shhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh (2020), avvenuti entrambi in Atri. Trasmesso nel luglio 2020 su radioarte.it, all’interno della rassegna musicale Beyond the Silence, il lavoro di sound art girogirotondo. andreaastolfi.it il sito.

Marco Mulatto: (Siena1988) ha incominciato a suonare la batteria all’età di 13 anni frequentando la scuola di musica Diapason di Siena. Dal 2006 al 2014 ha frequentato i corsi di musica presso Siena Jazz a Siena e sempre nel 2014 ha frequentato il Laboratorio di Improvvisazione Radicale con il maestro Stefano Battaglia. Nel 2012ha conseguito il diploma presso la scuola musicale Scuderie Capitani di Grosseto . Ha insegnato batteria presso la scuola Rock Factory di Siena e suonato nella street band di musica balcanica Zastava. Nel 2016 ha insegnato batteria presso Ect di Londra e fino al 2018 ha studiato musica indiana ed ha intrapreso lo studio dello strumento Tabla presso la scuola Bhavan di Londra, si sta specializzando tutt’ora con il maestro Francesco Gherardi di Firenze. Nel 2018 ha relizzato il progetto di Percussioni da Strada presso la Meridiana di San Miniato. Dal 2019 ha realizzato dei progetti di Ritmica per Bambini nella scuola Italo Calvino di Quercegrossa-Siena. Ha registrato inoltre nel corso degli anni numerosi dischi con vari gruppi di appartenenza suonando Pop, Rock, Jazz, Musica Africana, ecc.

 

IMG_9728IMG_9748 IMG_9739 inner room azione -Batteria Park-Marco Mulatto

 

IMG_20201016_115852        IMG_20201016_115826 IMG_20201016_115813        IMG_20201016_115647 1-Andrea Astolfi, Stop Clear Delete

 

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invito Landi def

Gabriele Landi

Errare Errando

+

@paroladartista

inner room @ fusi&fusi, Via Guccio di Mannaia, 15

53100 Siena

orario di visita:

lun/sab 10.00,13.00-15.30,19.00

inner room per il ciclo I Valori dell’Arte presenta un nuovo appuntamento della serie OPEN ZONA TOSELLI. Arte contemporanea diffusa nelle attività artigianali e tra le architetture del “Villaggio Artigianale” di Viale Toselli a Siena, area storica della produzione senese che però nel recente passato è stata interessata purtroppo da episodi di degrado sociale e per questo relegato al ruolo di parente scomodo.

Afferma Gabriele Landi:

“Il lavoro si compie quotidianamente, con piccoli atti, si deposita, si contraddice, si cancella e ritorna, è
l’intelligenza delle mani a condurlo dove vuole andare, è lui che stabilisce tutto basta mettersi in ascolto,
talvolta la sua voce è forte talvolta e inudibile ci vuole pazienza.”

“Considerazioni e divagazioni sul disegno.
Disegno tutti i giorni. Il disegno è per me un metodo di indagine, un modo di entrare dentro il lavoro.
Disegno con i pennarelli perché mi costringono a fare attenzione a quello che faccio. Con i pennarelli non si
può tornare indietro, se sbagli devi ricominciare.
Mi piace disegnare con i pennarelli scarichi, vecchi, secchi a fine corsa.
Faccio disegni di vario tipo da quelli che servono a fermare le idee a quelli che servono a farsele venire.
Ripeto spesso gli stessi disegni, finche, piano piano, non prendono una piega, smetto quando il lavoro è
stato messo a fuoco e il disegno ha assolto alla sua finzione di strumento d’indagine. Questa pratica può
richiedere pochi secondi o molti anni, non esiste una regola, l’importante è restare sempre in ascolto.
Non mi piacciono i disegni finiti preferisco gli abbozzi mi lasciano più margine.
Non ho mai pensato che i taccuini in cui disegno possano avere un qualche interesse per qualcuno
all’infuori di me.
Il disegno è una questione privata. Molto del materiale che si trova in queste pagine vi rimarrà a tempo
indeterminato senza per forza trovare un’altra forma.”

Il coordinamento teoretico è a cura di S.E. Dr. Romeo Giuli

Protomagister

l’evento si inquadra nella manifestazione :  open zona toselli

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inner room©

fusi&fusi

via G.di Mannaia, 15

 

 

 


 

invito pol fab

inner room© — inner room jewelbox©

OPEN ZONA TOSELLI

inclusa nel programma della 15^

giornata nazionale del contemporaneo indetta da AMACI

la mostra di arte contemporanea

Paolo Fabiani

Feat. Pol Fab

Oltre ogni aspettativa

Scultura-Video-Musica-Rugby

Opening 12 ottobre 2019 h 18,30

inner room @ fusi&fusi, Via Guccio di Mannaia, 15

53100 Siena

orario di visita:

lun/sab 10.00,13.00-15.30,19.00

-In collaborazione con

12115496_1507566536227490_2048108325984807089_n
Siena

Servizio navetta logge del papa-viale toselli (linea 52) con biglietti offerti da Tiemme Spa

Distribuzione gratuita a Siena:

andata c/o Farmacia Sapori, Logge del Papa

ritorno c/o iner room

inner room per il ciclo I Valori dell’Arte presenta un nuovo appuntamento della serie OPEN ZONA TOSELLI. Arte contemporanea diffusa nelle attività artigianali e tra le architetture del “Villaggio Artigianale” di Viale Toselli a Siena, area storica della produzione senese che però nel recente passato è stata interessata purtroppo da episodi di degrado sociale e per questo relegato al ruolo di parente scomodo.

La mostra si compone di tre momenti che ruotano intorno all’azione TLODMTVAS condotta insieme alla squadra di rugby dei Banditi, Siena sul tema del team building sullo sfondo della tragedia della migrazione.

Fabiani da sempre svolge l’attività di pedagogo e di recente sociale. Di recente questa attitudine lo ha portato a dialogare con le realtà dei migranti fino a organizzare a Pratomagno dove risiede, un festival artistico: Stand Up for Africa. In questa azione affronta la dinamica relazione-interazione tra le persone come elemento imprescindibile ed inevitabile nello svolgimento della vita. Ma anche la criticità che l’elemento diverso o alieno porta con se stesso. Lo fa da ragazzo che gioca con altri nel piazzale e che vede arrivare altri ragazzi, e decide di essere inclusivo. Questa sua inclusività diventa accoglienza e non viceversa e paradigma del suo lavoro artistico che include nell’opera ogni elemento, anche una squadra di rugby.

Fabiani è anche un cantante rap youtuber col nome d’arte di Pol Fab che nel corso dell’opening rapperà anche dal vivo con contributo di un giovane tastierista mentre i video saranno proiettati sopra elementi di arredamento.

Nella mostra sarà presentata anche una scultura inedita della nota produzione di Fabiani

Il valore sul quale è incentrata questa mostra è l’ amatorialità cioè l’inclinazione a compiere qualcosa per pura passione.

Questa inclinazione è alla base di ogni pratica artistica e per esteso potremmo dire di ogni pratica umana. L’ opera di Paolo Fabiani è basata su questa attitudine, assumendola come carattere ieratico. Apparentemente casuale e libero l’artista tocca la materia sia in scultura che in altre discipline, spesso da lui inventate o adattate, con un fare leggero ed inclusivo, accogliente e giocoso.

Tuttavia profondo e preciso. Distante da pose o atteggiamenti dettati dalle convenzioni della pratica artistica. L’ amatorialità quindi come la sprezzatura, termine che indica nel costume, l’apparente casualità come fondamentale per la vera l’eleganza. Paolo Fabiani nel corso della sua opera plastica ha anticipato istanze formali che sono poi emerse successivamente nell’arte italiana e non solo. Si pensi alle figure modellate poi congelate nella loro immediatezza dalla materia vinilica, l’inclusione di corpi estranei nel modellato, le pitture fatte di soffio, di pneuma. Il suo guardare da toscano, classico, al primo settecento, quello delle maschere, forse ultima propaggine del barocco che interroga sugli stili di vita, la maschera, l’assumere per forza una posa. Il tutto con un’apparente amatorialità, con spezzatura, con eleganza casuale. Uno stile visivo germinale che si può ritrovare nella casualità o caoticità delle periferie o nelle suburbane campagne, territori non strutturati e di frontiera, dove convivono le contaminazioni. Dove avvengono per caso accostamenti formali interessanti e nuovi. Oltre ogni aspettativa, appunto. Territori di approdo, di apertura, dove il nuovo, lo straniero arriva prima che da altre parti.

L’artista vive pienamente questo, come immerso in una sua opera.

Nato a Montevarchi (AR) nel 1962. Laureato presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Mostre personali: 1987 Galerie N.29, Geneve 1988 Galleria Margiacchi, Arezzo . 1989 Galleria Carini, Firenze . 1993 Galleria Bagnai, Siena, Galleria Gentili, Firenze. 1994 Galleria Eva Menzio, Torino. 1995 Galleria Margiacchi, Arezzo. 1996 Palace Hotel, ITT Sheraton, Milano. 1997 Galleria D’arte e Di Vetro, Bergamo. Galleria Fabjbasaglia, Rimini. 1998 Arte Fiera, Galleria Fabjbasaglia, Bologna. 1999 Nella mia macchina c’è la musica, Associazione Culturale Grafio Casa Fornello, Prato, Viafarini, Milano. Vita di San Francesco, Palazzo del Podestà, Pratovecchio (AR ). Omaggio, Castello dei Conti Guidi, Poppi, (AR). 2000 Madonna in Trono, Cappella de’ Signori, Palazzo Pubblico, Siena. 2001 Je t’aime, Note arte contemporanea, Arezzo . 2004 Il giardino di Cupido, Museo per Bambini, Entrone di P.zo Pubblico, Siena. 2005 Place, Pitti Immagine, Fortezza da Basso, Firenze. 2006 Place, Galleria Enrico Fornello, Prato. 2007 Galleria Alessandra Scappini, Empoli. 2010 Creare dal nulla, a cura di Alessandra Scappini, Villa Gremoli, Stia (AR) Ha partecipato a numerose collettive

Saranno inoltre visibili le istallazioni:

Giuseppe Pietroniro

Show Room CITIS

Via dell’artigianato, 31

Franca Marini

Sosta dell’Artigiano

Via dell’artigianato, 13

53100 Siena

all’inner room fusi&fusi Via guccio di Mannaia, 15 saranno esposti gioielli d’artista

Il coordinamento teoretico è a cura del Dr. Romeo Giuli

l’evento si inquadra nella manifestazione :  open zona toselli

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Invito Collettivo fronte

OPEN ZONA TOSELLI

Azioni, Video-sound installazioni, Opere

arte contemporanea

Opening 21 settembre 2019

ore

-18,30: azione performance Giuseppe Pietroniro -Una Mattina-

Irene Stracciati Danza, Via dell’Artigianato, 2/b

-19,00/19,10: Carlo Nepi, Massimo Marini -Nella città contemporanea-

Dialogo Itinerante, Partenza fronte a Sosta dell’Artigiano,

-19,20- video sound proiezione Franca Marini -Primordi-

scannafosso blocco 1 Via dell’Artigianato, 4

-19,45 inizio servizio apericena presso sosta dell’artigiano prezzo €. 8,00

servizio navetta logge del papa-viale toselli (linea 52) con biglietti offerti da Tiemme.

inner room per il ciclo talents presenta un nuovo appuntamento della serie

OPEN ZONA TOSELLI, che assume anche la funzione di titolo della mostra. Arte contemporanea diffusa nelle attività artigianali e tra le architetture del “Villaggio Artigianale” di Viale Toselli a Siena.

Questa edizione improntata sul tema del site specific vede un programma di tre opere, in atto unico che si succederanno nell’arco del pomeriggio sera coinvolgendo in sinergia alcune attività artigianali del Villaggio in un rinnovato dialogo tra produzione artigianale e quella culturale artistica.

Le tre azioni proposte ruotano intorno al tema o se vogliamo alla domanda dell’interiorità in relazione alla socialità. Quanto l’arte negli spazi pubblici nasce da una ricerca interiore dell’artista di misurarsi con realtà altre rispetto alla sua ricerca? E Quanto la ricerca interiore è sospinta e in certi casi forzata dalla realtà sociale? L’arte allora diviene fuga o confronto? Di fatto come si vede in queste opere essa entra nelle contraddizioni della realtà sia sociale che anche architettonica per detonarla. Ci entra però attraverso una via interiore che ogni artista percorre.

Per la prima volta avviene anche un’operazione in esterno, una video-sound istallazione dell’artista Franca Marini senese di origine ma da anni presente nella scena newyorchese con video d’arte che coinvolgono la musica elettronica, come in questo caso è avvenuto con i musicisti Francesco Poggianti e Maso Ricci , che coinvolge il fabbricato e l’urbanizzazione del villaggio. Da questa istallazione frutto di un profondo dialogo tra l’artista e l’inner room durato ben due anni nasce il talk itinerante tra le vie del villaggio facilitato da gli architetti di chiara fama Carlo Nepi e Massimo Marini, che offre una lettura nuova a partire dall’architettura dell’insediamento, opera visionaria di Alessandro Biagi architetto senese, per entrare nel merito delle costruzioni contemporanee di Siena e del corpo di produzione architettonica della città ponendolo in un nuovo valore.

La serata si apre con l’azione dell’artista romano Giuseppe Pietroniro una delle figure di riferimento per la sua generazione il quale presenta in collaborazione con la Scuola di Danza Irene Stracciati, una novità nel corpo della sua opera, un’azione che è un quadro figurativo vivente che sisvolge sotto gli occhi dello spettatore.

Con questa operazione inner room anticipa il programma del 2020 che in occasione dei 10 anni di attività vedrà offrire dei workshop-mostre su questa dinamica artistica facilitati da autori di rilievo nazionali ed internazionali.

Alcune facilities saranno a disposizione per la serata,

aperi-cena curato da Rombo e Vas presso il bar “La sosta dell’artigiano”

-un servizio navetta logge del papa-viale toselli (linea 52) con biglietti offerti da Tiemme.

Open zona Toselli contribuisce di fatto alla valorizzazione di un’area periferica a vocazione produttiva, producendo in essa cultura la quale porta valore aggiunto a tutte le attività ed al quartiere stesso. A dimostrazione di ciò la serata è supportata dai contributi di aziende tra cui imain sponsor: Consorzio CITIS con la partnership di L’Officina, concessionario Suzuki, La sosta dell’artigiano, bar, fusi&fusi comunicazione e sport. Viaggi Il Mangia, Termoidraulica Celli.

Una serie di istallazioni degli artisti resteranno in mostra per un mese presso lo show room Citis e il bar La Sosta dell’artigiano.

Show Room CITIS

Via dell’artigianato, 31

Sosta dell’Artigiano

Via dell’artigianato, 13

53100 Siena

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inner room©

fusi&fusi

via G.di Mannaia, 15

 

Sosta dell’Artigiano

Via dell’artigianato, 13

53100 Siena

 

www.inner-room.org

innerroom1@gmail.com

www.radioarte.it

+390577 43160/7

 

inn

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invito inner room 05.06.2019 Andrea Fagioli

 

inner room© — inner room jewelbox©

 per il ciclo i valori dell’arte ha il piacere di presentare

Andrea Fagioli-Il tempo è vicino

Opening 05 luglio 2019 ore 17.30 

durata mostra:  06 luglio — 06 settmbre

lun/ven: ore 10.00-13.00 / 15.00 — 19.30

sab: 10.00-13.00

La mostra Il tempo è vicino di Andrea Fagioli, che inner room propone per il ciclo I valori dell’arte, si colloca nell’ambito Open Zona Toselli, un programma di arte contemporanea diffuso all’interno delle attività della zona artigianale. Questo appuntamento ha oggi due sedi espositive: la storica fusi&fusi e per la prima volta il bar ristorante Sosta dell’Artigiano.

L’esposizione comprende quattro opere di Fagioli in assemblaggio ready made che, nell’ambito della sua poliedrica produzione artistica, sintetizzano un percorso di ricerca esteso per quasi quarant’anni (dal 1980 a oggi) dedicato a temi biblico escatologici, dalla Bereshit (Genesi per i messianici) alla Rivelazione (Apocalisse per i laici). Rispettoso della profondità dottrinale e simbolica ebraico-cristiana ma scevro da ogni affettata religiosità (notevole in questo tempo di agitatori di amuleti), Fagioli rende quotidiane e genuinamente domestiche le sue riflessioni bibliche, manifestando il suo intervento artistico in due orientamenti espressivi o, se vogliamo, in un unico impianto segnaletico che indica due direzioni, forse solo apparentemente contrarie, l’escatologico e il quotidiano.

Il titolo della mostra si insinua nel gioco simbolico e linguistico di questa dicotomia, ricordandoci che il tempo a noi vicino, la nostra quotidianità, è giunto alla fine, e che i segni del tempo che verrà, il tempo escatologico, sono e ci sono vicini. Fagioli restituisce nelle sue opere familiarmente apocalittiche il segno di un linguaggio colto, incentrato sull’applicazione del fare nell’ambito di una militanza artistica a tutto tondo, immersa in una dimensione di ricerca espressiva in cui il quotidiano altro non è che un’estensione dello studio, inteso come luogo dell’esperienza artistica vissuta.

Lì accanto al pop immancabile della quotidianità, sorgono le istanze colte, anzi auliche, della cultura teologica ebraico cristiana. I fatti riportati nella Torah ed in libri biblici sono resi plastici da Fagioli grazie proprio alla familiarità che stabilisce con essi. I principi dell’Incarnazione, la narrazione della Creazione, la Caduta agli inferi e la Rivelazione della fine dei tempi non sono contestualizzati, bensì incontrati, secondo il paradigma picassiano, nella quotidianità fatta di accessori per la vita, di oggetti che si rivelano vere epifanie, come la Genesi sotto vetro. La forma funzionale all’ascolto proposta come il Verbo stesso  è immersa in formalina, o la fine dei tempi dove Colui che deve venire è rappresentato liberamente nell’antico simbolo dell’ ΙΧΘΥΣ (ichthys) è come incontrata nello scaffale del tiro a segno del luna park, dove le bolle di vetro coi pesci sono ancora, per molti, oggetti meravigliosi.

Fagioli nella sua opera riconduce a termini familiari queste rivelazioni escatologiche, liberandoci da tabù religiosi proprio grazie al far emergere le tracce della nostra eredità culturale, segno di una presenza che è intorno a noi, ma che ci appare solo se è rivelata. Fagioli pone a livello gadget concetti profondi, facendoli affiorare alla piena accessibilità, senza barriere, ma non banalizzando, perché proprio là dove sembra che l’opera giochi a livello di raffinato collage formale, siamo spinti a scendere nel profondo del segno che si fa simbolo, e diviene esperienza del vero.

Fagioli ha mosso i suoi primi passi nell’ambiente post contestazione di Siena, città onirica, manifestando fin dalla prima enfasi formale questa sua attitudine a misurarsi con temi aulici, riallacciandosi a quelle istanze ludico dadaiste che alla fine degli anni ‘70 del ‘900 sorgono nell’arte italiana, reduce da un decennio duro, anzi durissimo, di impegno socio rivoluzionario e che sfoceranno nella parentesi edonistico-recuperista del decennio successivo, così come nell’edonismo-cinico post tecnico di quello ulteriore. Fagioli palesa la sua creatività in chiave coi tempi e i modi dell’arte, pur tenendosi a distanza dagli epicentri riconosciuti. Il che testimonia un idem-sentire e insieme una distanza che travalica il limes socio geografico. Poco incline alla comunione filosofico-formale con il milieu artistico della sua generazione, Fagioli vi si accosta quel tanto che basta per farci leggere la sua opera nel solco di una impegnata rilettura critica della critica sociale.

 

ANDREA FAGIOLI
Siena nel 1961. Studia all’Istituto d’Arte di Siena, al Liceo Artistico di Carrara e all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Oltre a insegnare Discipline Plastiche e Scultoree presso il Liceo Artistico Duccio di Buoninsegna di Siena, espone in mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Parte integrante della sua produzione sono commissioni di arte applicata per enti e collezionisti privati, scenografie per il teatro di ricerca e di salute mentale, opere pubbliche e di arte ambientale.

Il coordinamento teoretico è a cura del Dr. Romeo Giuli

l’evento si inquadra nella manifestazione :  open zona toselli

 

 

invito DAMA Adriana Civitarese da Irene Stracciati Danza

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nell’ambito di Open Zona Toselli:

percorso di valorizzazione culturale nelle

aziende della storica Zona Artigianale di Siena

 per il ciclo i valori dell’arte ha il piacere di presentare

da Irene Stracciati Danza

via dell’artigianato, 2

Siena

DAMA

Adriana Civitarese

opening performance

LA RAGAZZA COL QUADRO

Irene Stracciati

Opening 16 febbraio 2019 ore 19,00

durata mostra: 16 febbraio 16 marzo

ore 10.00-13 / 15.00 19.30

Quale può essere oggi il rapporto tra opera d’arte e spazio e quale, in questo, la posizione o il movimento dello spettatore? E per esteso: quale può essere oggi la posizione della persona nelle veloci dinamiche della vita? Con queste domande si apre una mostra dove la fissità dell’arte visiva si pone in dialoga culturale, in confronto, con il mondo della danza, che per alcuni versi è il suo opposto. Evidenziando un comune denominatore quello cioè della contemplazione, che qui proponiamo come un valore dell’arte. Adriana Civitarese opera da anni una silenziosa ricerca intorno a questo rapporto muovendo da istanze formali colte. L’artista se da un lato concepisce l’opera nel suo standard formale quale quadro/oggetto/fotografia, dall’altro facilita una ricerca di nuove interazioni opera- spazio- spettatore in cui la contemplazione è la chiave di lettura visiva. Così la mostra si articola come una sequenza spazio temporale di relazioni. Le opere sono come delle camere spaziali di rimando vedutista che assumono al loro interno ciò che hanno intorno. A loro volta si lasciano poi assumere, anche fisicamente, dal corpo dello spettatore, generando per osmosi nuove di scene sempre diverse e sorprendenti, fissate dall’artista con scatti fotografici che ne sono la contemplazione.

Il critico Adriana Martino leggendo queste opere indica che: in un mondo e

in un’epoca nei quali bisogna andare sempre più di fretta e dove nessuno

ha il tempo a disposizione, le superfici specchianti (tra presenze umane o

figure mutuate dalla storia classica dell’arte), ci ricordano la bontà del fermarsi. Del rallentare il frenetico ritmo per contemplare la natura circostante, immensa, fatta di soggetti e di oggetti. L’artista ha in passato intrattenuto un’esperienza importante in Terra di Siena durante una residenza artistica a tema curata da Zerynthia alla Grancia di Serre di Rapolano. Pertanto questa mostra diventa anche un recupero ed una valorizzazione del patrimonio culturale contemporaneo di questa terra.

Le coreografie create per l’occasione dell’opening da Irene Stracciati

sono in perfetto dialogo con relazionalità di cui sopra. Si svolgono in

maniera quasi cross-mediale ambientando ed assumendo attivamente

le opere pittoriche nel corpo stesso della danza. La coreografa,

partendo da assunti risalenti a Benjamin , da sempre affronta nelle sue

opere la posizione della persona nello spazio anzi per meglio dire nello

spazio del movimento (la danza) che poi è anche quello del tempo .

Nello specifico queste hanno come tema la delicatezza e la fragilità,

tema caro alla coreografa e che la stessa ha ritrovato nelle opere

dell’artista. Le musiche sono molto diverse tra loro e vanno dalle

atmosfere profonde e malinconiche di Sainte Colombe a quelle

dolcissime di Haya Band, giovane cantante cinese.

Nella jewelbox in via guccio di Mannaia, 15 sono esposti gioielli ideati dalla stessa artista in collaborazione con i gioiellieri Verna di Pescara.

In contemporanea si inaugura

Fuggisole

personale di Marco Andrea Magni

Galleria Fuoricampo Via Salicotto 3, Siena

Disponibile un servizio di navetta ogni 15 minuti che collegherà le due sedi

Adriana Civitarese: Vivo e lavoro a Pescara. Dopo gli anni

dell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, inizio il mio percorso nel

1998 con la partecipazione all’edizione di Fuori Uso curata da Giacinto Di

Pietrantonio e nella mostra Boom curata da Adriana Martino. Poi nella

galleria Pio Monti a Roma in una mostra personale espongo quattro grandi

ritratti pittorici di importanti personalità dell’ arte contemporanea. Sono

accolta da una committenza privata che nei primi dieci anni di attività mi dà

modo di realizzare una serie di opere, alcune delle quali si trovano

attualmente in importanti collezioni. Contemporaneamente ho lavorato

come assistente dell’artista internazionale Ettore Spalletti, compiendo

numerosi viaggi in Italia e all’estero, Usa, Giappone, Europa, nei quali ho

avuto modo di ampliare le mie esperienze umane e professionali fino ai

primi anni duemila e vengo coinvolta in un certo numero di mostre

collettive e personali. Con Zerynthia partecipo nel 2000 alla biennale di

Cuba con un piccolo ritratto a matita e alla mostra Riunione Mondana

presso il centro per l’arte contemporanea di Serre di Rapolano, Siena,

curata da Ettore Spalletti e Mario Pieroni. Dalla Dena Fuondation ricevo

una borsa artist in recidence presso OmiArt negli USA. Nei successivi

dieci anni collaboro a vari progetti e iniziative pubbliche nell’ambito artistico e culturale. Nel 2015 realizzo per LEM Italia Lingue d’Europa e del

Mediterraneo, la Bandiera della Diversità Linguistica, presentata a Ginevra

nel 2018 alle Nazioni Unite. Nel 2016 Blessing Art, a cura di Adriana Martino. Studi Aperti nel 2018 co- curata con Paola Mucci e Giovanni Anderlini a Pescara.

Irene Stracciati : danzatrice di formazione classica e coreografa freelance, ha prodotto molti spettacoli a proprio nome come regista. È stata assistente dal 2007 al 2015 del coreografo e danzatore Virgilio Sieni, partecipando anche agli eventi di Marsiglia capitale della cultura 2013, e alla Biennale Danza di Venezia 2014. Ha una propria scuola di formazione professionale per danzatori classici e contemporanei. Collabora, con il suo progetto non-terapia, con diverse strutture in Italia per la formazione di danzatori con disabilità intellettive e disagio psichiatrico.

Il coordinamento di teoretica del confronto è a cura del

Dr. Romeo Giuli

info e contatti

inner room©

da

Irene Stracciati danza

via dell’artigianato, 2

53100 Siena

www.inner-room.org

innerroom1@gmail.com

www.radioarte.it

+39 0577 43160

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inner rom 21.dic.2018-Invito-Emanuele Giannetti

 

 

 

21 dic/dec- 21 genn/jan 2019  

inner room© – inner room jewelbox©
per il ciclo i valori dell’arte ha il piacere di presentare
Emanuele Giannetti- carro di fuoco

Opening 21 dicembre 2018 ore 17.30
durata mostra: 22- dicembre – 21 gennaio 2019
ore 10.00-13 / 15.00 – 19.30

Mentre camminavano conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Eliyahu salì nel turbine verso il cielo. 2Re 2,11
L’ambiente per la parola, l’ambiente in cui essa si forma e da cui essa parte è il valore che viene proposto ed esposto in questa mostra. l’opera nasce da un partuicolare incontro dell’autore con la frase citata, avvenuto in occasione del progetto di un ambiente per la Cattedrale di Carpi. L’impatto ha prodotto nell’autore una profonda riflessione sull’ambiente sia interiore che esteriore da cui si parla.
Giannetti propone questo tema iconografico alquanto raro, poche infatti sono le rappresentazioni, ponendolo in relazione con la figura di Eliyahu (Elia), quella del profeta. Di colui che proferisce ovvero che parla.
Il profeta nella sua vita storica ha investito i suoi contemporanei con parole di fuoco, ha affrontato e vinto manipolatori sociali ion virtù di un particolare spirito che lo animava. Spirito che potremmo definire come ambiente interiore così forte che il suo erede Eliseo ne chiede una doppia porzione in eredità convinto forse del fatto che con la stessa porzione non l’avrebbe eguagliato.
Ecco che al suo momento Eliahu non trapassa fisicamente ma passa da una dimensione all’altra dello stesso ambiente, ovvero da quello interiore del fuoco che lo anima a quello esteriore che lo porta via fisicamente.
Personalmente non mi sono mai allontanato dalla prima idea che poi ho realizzato: il Carro di fuoco di Elia “la parola che infiamma”, colui che legge e spiega deve entrare nel carro che diventa tutt’uno con l’opera. Afferma lo stesso Giannetti.
In questo passaggio ambientale Giannetti coglie una possibilità formale. Il carro diviene metafora di quell’ambiente altro rispetto al sensibile da cui il profeta parla. Ambiente spirituale, interiore che si proietta all’esterno.
Tutto ciò è anche molto vicino a recenti studi sulla comunicaziione che individuano effetti negativi in chi ascolta discorsi pronunciati da persone “il cui ambiente interiore” è affetto da disturbi anche leggeri. Come se l’ambiente definibile personale e privato arrivi a toccare il vivere di altri. Ecco che il carro di Giannetti guidato dal fuoco che biblicamente rappresenta la giustizia diviene spazio ( tribuna) da cui parlare ma anche riflessione circa lo spazio da cui si parla. Fuoco che ha un’accezione seminale, germinativa, come formalizzato dagli alveoli dei raggi del carro che rimanda a forme orientali citazione del dialogo che l’autore ha da tempo instaurato in modo privilegiato con la Cina.
Un carro in prezioso marmo e inserti in oro, di piccola dimensione intima, si ripete come in una sequenza visiva che dialoga con lo spazio attorno, una sospensione del quotidiano come un’idea figurata che irrompe improvvisa nel banale. Perchè chi vuole possa salirvi con tutto se stesso divenendo così anche metafora del fare profetico dell’artista.
Nella jewelbox sono esposti gioielli in oro ed argento realizzati dallo stesso artista che da tempo intrattiene con la gioielleria un felice dialogo.
Emanuele Giannetti (Lucignano d’Asso Siena 1958)
A Siena frequenta l’Istituto Statale d’Arte Duccio di Buoninsegna . All’ Accademia di belle Arti di Carrara frequenta il corso di Scultura e Design ed ha l’occasione di lavorare con Bruno Munari, Sambonet, Gregorietti, Enzo Mari, Luciano Fabro, e soprattutto Silvio Coppola, con il quale studia design e nel cui studio milanese é attivo come collaboratore per circa un anno . Con Pier Carlo Santini nel 1982-83,progetta nuove ipotesi di arredo urbano nel centro storico di Lucca e collabora alla progettazione e allestimento delle opere presenti al centro Ragghianti nel chiostro di San Micheletto a Lucca.
Realizza opere monumentali in Germania, Korea, in Italia realizza opere pubbliche a Cassina Rizzardi (Como), a Peschici ( Foggia), a San Qirico d’Orcia ( Siena), a Rapolano Terme ( Siena), a Maslianico (Co), a Cento (Fe),a Pontedera “La piazza ritrovata” (Pi), e numerose collezioni private. E’ invitato alla Mestna Galerija , di Lubiana – Slovenia, e alla Biennale a Murska Sobota – Slovenia. E’ Stato invitato in residenza dal Comune di Monaco di Baviera, dove ha realizzato nello spazio espositivo un’installazione permanente . Ha realizzato medaglie e trofei in occasione di eventi e manifestazioni di grande rilievo come la medaglia celebrativa per Bologna città Europea della Cultura nell’anno 2000.. Ha realizzato in collaborazione con lo Scultore Lello Scorselli i’Altare, la Cattedra e Ambone per la Cattedrale San Pietro di Bologna. E’ inserito nel catalogo dei Medaglisti Italiani, “Panorama Medaglistico serie I n.84 – Mario Valeriani, Medaglie in Italia Realizza il nuovo adeguamento Liturgico , Altare, Cattedra, Ambone nella Cattedrale di Carpi Modena. Installazioni permanenti nel parco Metaltex a Maslianico , e nel Distretto USL di Cento, Ferrara.Progetta e realizza per la Chiesa di San Girolamo alla Certosa di Bologna l’altare e l’ambone, e il nuovo Altare, Ambone e Tabernacolo della chiesa di San Giovanni Battista di Vado, Sasso Marconi, Bologna.
In Cina a Longli realizza un opera monumentale partecipa a numerose Biennali d’arte ed è in collezione permanente al Museo Nazionale a Pechino. Le sue opere sono presenti in importanti collezioni private e pubbliche.
Attualmente é Titolare della Cattedra di Scultura in marmo all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Ha inaugurato come ospite internazionale la Biennale di Shezen.

Il coordinamento contro relatorio è a cura del Dr. Romeo Giuli
l’evento si inquadra nella manifestazione :  open zona toselli

 

invito Franz West CONTATTO

 

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Franz West – Contatto

 

Opening 10 febbraio 2018 ore 17.00

Con interventi di:

Carolin Angerbauer, Michelina Simona Eremita, Paolo Francioni, Romeo Giuli,

 Irene Stracciati Danza, Gianni Lillo, Carlo Nepi,

 Daniele Pieroni, Alessandro Secci, Wang Yu

 

durata mostra:  10- febbraio – 10 marzo

ore 10.00-13 / 15.00 – 19.30

 

Non importa come è l’arte ma come viene usata.  F.W.

In questa frase di Franz West si può cogliere un significato profondo con il quale si desidera riallacciarsi nel presentare questa mostra. Il contatto,  come chiave della realtà dell’arte. Questo è il valore che vogliamo condividere in relazione all’opera di West.

Stare a contatto significa prima di tutto riconoscere e riconoscersi, un processo di accettazione che porta alla piena realtà quella cioè che è continuativa nel divenire: la vita. Nell’era delle comunicazioni  a distanza il termine contatto pone un interrogativo profondo in riferimento all’arte al suo mondo al suo anche commercio e per esteso al consorzio umano in genere.

L’opera di West, ci appare tutta incentrata sul contatto. L’artista è rimasto a contatto con la sua cifra per tutto il corso della sua carriera, declinandola in maniera quasi sinfonica in varie modulazioni, variazioni dello stesso tema. Un rigore questo che lo pone in modo esemplare come un faro nella produzione artistica dell’ultimo trentennio. Pensiamo alla produzione plastica che nasce come adattiva al contatto con il corpo umano, quasi una definizione volumetrica dello spazio che tange il corpo, le sedute come punto di contemplazione del mondo altro elemento che viene in contatto con il corpo e che nella stasi facilita il contatto tra le persone

Contatto da cui scaturisce la relazione, altro elemento persistente nella sua produzione. Relazione con la città di origine, quella Vienna dei cafè in cui il gesto di sedersi diviene una sorta di definizione spaziale propedeutica all’incontro, allo scambio. Relazione tra le persone che con la propria espressione artistica di pensiero o di vita divengono parte integrante integrata nella sua opera. Artisti, critici curatori, galleristi, musicisti sia inediti che di fama mondiale che coinvolgeva ponendoli in reciproco contatto fino a renderli attori-autori autonomi rispetto a lui stesso in virtù di quel contatto che West instaura con una dinamica leggera ed adattiva come la sua stessa produzione plastica.

Inner room ripropone questo clima complessizzato che è “l’essenza” vera dell’opera di Franz West. Musicisti, poeti, scrittori, artisti visivi si esibiranno durante l’opening, come in un teatro dell’arte tra le opere dell’artista, sculture, sedute e dei rari filmati che a contatto tra di loro formano un’opera globale nella quale il pubblico entra in azione come autore della fruizione, in contatto con il punto di vista dell’artista, usando l’arte, per dirla con le parole di Franz West citate all’inizio.

Questa mostra è resa possibile grazie allo speciale e sostanziale contributo di Mario e Dora Pieroni reggenti l’associazione Zerynthia, che da sempre sono stati in contatto con Franz West e la sua opera, grazie al quale è possibile ripercorrere il soggiorno che l’artista ebbe all’Associazione Zerynthia a Serre di Rapolano (Siena), con i componenti del suo atelier, in terra di Siena, nel 1999 nel quale coinvolse come autori i membri del suo atelier da cui scaturì una mostra collettiva all’allora Centro Civico La Grancia. Altra testimonianza di contatto in questo caso con il territorio….

Franz West  Vienna 1947-2012. Tra il 1977 e il 1983, studiò all’Accademia di Belle Arti di Vienna con Bruno Gironcoli .West iniziò a disegnare intorno al 1970 prima di passare a collage dipinti che incorporavano immagini di riviste che mostravano l’influenza della Pop Art .   La sua pratica artistica iniziò come reazione al movimento di Actionism viennese che è stato esposto in musei e gallerie per più di tre decenni. Negli ultimi 20 anni ha avuto una presenza regolare in grandi esposizioni come Documenta e la Biennale di Venezia ricevendo il Leone d’Oro alla carriera nel 2011 .

 

It does not matter how art is, but how it is used. F. W.

In this phrase by Franz West one can grasp a profound meaning with which one wishes to re-establish himself in presenting this exhibition. Contact, as a key to the reality of art. This is the value we want to share in relation to the work of West.

Being in contact means first of all recognizing and recognizing oneself, a process of acceptance that leads to full reality, that is, that which is continuous in becoming: life. In the age of distance communications, the term contact poses a profound question with reference to art in its world, to its trade as well as to the human consortium in general.

The work of West appears to us all focused on contact. The artist has remained in contact with his figure throughout the course of his career, declining it in an almost symphonic way in various modulations, variations of the same theme. A rigor that puts it in an exemplary way as a beacon in the artistic production of the last thirty years. We think of plastic production that is born as adaptive to the contact with the human body, almost a volumetric definition of the space that tends the body, the sessions as a point of contemplation of the world another element that comes into contact with the body and that in the stasis facilitates contact among the people

Contact from which the relationship springs, another persistent element in its production. Relationship with the city of origin, the Vienna of cafes where the gesture of sitting becomes a sort of spatial definition preparatory to the meeting, to the exchange. Relationship between people who with their artistic expression of thought or life become an integral part integrated in his work. Artists, critics curators, gallerists, musicians both unpublished and world-famous that involved putting them in mutual contact to make them actors-authors independent of himself by virtue of that contact that West establishes with a light and adaptive dynamics as his own production plastic.

Inner room re-proposes this complex climate that is the real “essence” of Franz West’s work. Musicians, poets, writers, visual artists will perform during the opening, as in an art theater among the artist’s works, sculptures, sessions and rare films that in contact with each other form a global work in which the audience enters into action as the author of fruition, in contact with the artist’s point of view, using art, to put it in the words of Franz West mentioned at the beginning.

This exhibition is made possible thanks to the special and substantial contribution of Mario and Dora Pieroni, who have always been in contact with Franz West and his work, thanks to which it is possible to retrace the stay that the artist had at the Association Zerynthia in Serre di Rapolano (Siena), with the members of his atelier in the land of Siena in 1999 in which he involved as authors the members of his atelier from which emerged a collective exhibition at the then Civic Center La Grancia. Another testimony of contact in this case with the territory ….

Franz West Vienna 1947-2012. Between 1977 and 1983, he studied at the Academy of Fine Arts in Vienna with Bruno Gironcoli .West began drawing around 1970 before moving on to collage paintings that incorporated images of magazines showing the influence of Pop Art. His artistic practice began as a reaction to the Viennese Actionism movement that has been exhibited in museums and galleries for more than three decades. In the last 20 years he has had a regular presence in large exhibitions such as Documenta and the Venice Biennale, receiving the Golden Lion for Lifetime Achievement in 2011.

 

Il coordinamento teoretico è a cura del Dr. Romeo Giuli

l’evento si inquadra nella manifestazione :  open zona toselli

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Lavoro – Enzo de Leonibus
Opening 28 ottobre 2017 ore 18.30
durata mostra: 28 ottobre – 28 novembre 2017
ore 10.00-13 / 15.00 – 19.30
Le Opere di de Leonibus sono esposte in due sedi
Fusi&Fusi-inner room e Casanova
Fus&Fusi-inner room,Via Guccio di Mannaia, Siena
Casanova, arredo contemporaneo, Viale Toselli 23, Siena
inner room© – inner room jewelbox© per il ciclo i valori dell’arte ha il piacere di presentare in collaborazione con Casanova arredo contemporaneo
Lavoro – Enzo de Leonibus
Opening 28 ottobre 2017 ore 18.30
durata mostra: 28 ottobre – 28 novembre 2017
ore 10.00-13 / 15.00 – 19.30
Il valore di un’unità si afferma nella difficoltà, cioè nell’affrontare e nel gestire le criticità mantenedo una costante.
Lavoro inteso come opera è il valore che presentiamo in questa personale di De Leonibus.
La mostra parte da un’opera che l’artista ha realizzato nel 2016 in cui illustra un mantenimento di percorso pur in un’atto di estremo equilibrio.
Mantenere il percorso è già lavoro ma anche il lavoro stesso inteso come opera è il mantenimento di un percorso.
Tale visione critica viene rivolta alla condizione particolare dell’arte contemporanea, disciplina a cui si approcciano svariati interessi per poi al momento opportuno affrancarsene. Ma vuole essere visione applicata alla contemporaneità in senso lato nella quale fenomeni di instabilità associabili o riconducibili a psicosi diffuse fanno si che si attui un continuo cambiamento finalizzato alla sopravvivenza dei singoli ovvero al loro adattamento basato forse sulla paura.
L’artista dal canto suo, pare dirci questa mostra, opera una continuità in virtù e per virtù del suo lavoro che diventa l’attitudine ad affrontare la vita.
L’opera diviene appunto il percorrere nella vita nella sua continuità
Enzo de Leonibus Nel 1983 inizia la sua attività di artista, dal 2000 a tutt’oggi è direttore artistico del Museo Laboratorio –ex manifattura tabacchi-, per l’arte contemporanea di Città Sant’Angelo. Principali mostre personali: 1983 – Galleria C. Manzo, Milano; 1984 – Studio Oggetto, Caserta; 1986 – Galleria C. Manzo, Pescara; 1989 – “lavori 1987-89”, Galleria C. Manzo, Pescara; 1992 – “per poi tornare a navigare” Galleria Extra, spazio P. Pascali – Polignano a Mare (BA); 1993 – “tra duemila anni così doveva essere” Galleria C. Manzo, Pescara; 1994 – Galleria Studio Legale, Caserta; Galleria Arts’ Events, Torrecuso Benevento; 1999 – Università Bocconi – a cura M.Giordani Milano; 1999 – “Dono”, Baghdad – Iraq; 2011 – “ Il corpo delle parole” Istituto italiano di cultura – Strasburgo; 2013 – “una Verità Superiore” Palazzo Lucarini Contemporary; 2015 “Necessità di vista” Museo Vittoria Colonna, Pescara; 2016 – “Itaca” a cura di Maurizio Coccia e João Silvério – Istituto Italiano di Cultura – Lisbona. Principali mostre collettive: 1986 – “Presenze” a cura di G. Di Pietrantonio, Galleria C. Manzo – Pescara; 1987 – “Alternative Attuali / Abruzzo 87” a cura di E. Crispoldi – L’Aquila; 1989 – “Efruti”, Regensburg – Germania; 1991 – “ A sud Dell’Arte”, a cura di A. Bonito Oliva – Bari; 1992 – “Grandi Opere” a Cura di A. Bonito Oliva, Galleria C. Manzo –Pescara; 1993 – “Thalatta Thalatta “a cura di A. Bonito Oliva, Galleria Civica d’Arte Contemporanea – Termoli; 1994 – “Ars Lux” mostra itinerante, a cura di G. Di Pietrantonio, Coor. S. Grandi; 1995 – “XXVIII Premio Vasto – dall’ Arte Povera al Post Moderno”,a cura di F. De Santi, Vasto; 1995 – “Fuori Uso 95” Caravanserraglio Arte Contemporanea, a cura di G. Di Pietrantonio – Pescara; 1995 – “Titanica” Simbologia del Contemporaneo a cura di V. Coen, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea – Repubblica di S.Marino; 1995 – “Furor Populi Furor Populi” Monti Associazione Culturale – Roma; 1996 – Fuori uso ’96 “Sotto pioggia sotto vento” testi di L. Cherubini e G. R. Manzoni – Pescara; 1996 – “italian Contemporany Prints” Kaohsiung Museum of fine Arts – Taiwan; 1996 – XII Quadriennale Nazionale d’Arte Di Roma “Ultime Generazioni” – Roma; 1997 – “Giardini Sonori” a cura di P. Balmas – Ferrara; 1997 – “Giardini Sonori” a cura di P. Balmas – Ferrara; 2005 – “Infinito” – Andrea Morein, Bruna Esposito, Enzo De Leonibus – Museolaboratorio d’arte contemporanea – Città Sant’Angelo; 2005 – “Abruzzo index” a cura di A. Rosica e M. Scuderi, ex Cofa – Pescara; 2007 – “ .. il lento procedere del vaporetto attraverso la notte era come il passaggio di un pensiero coerente attraverso il subconscio” – a cura di Andrea Morein – Gall. Rachel Haferkamp – Colonia; 2007 – “Il corpo delle parole” – Istituto italiano di cultura – Strasburgo; 2014 – “una verità superiore” a cura di M. Coccia, Palazzo Lucarini Contemporary – Trevi (PG); 2016 – “Avviso di Garanzia” -fuori uso 2016 – a cura di Giacinto Di Pietrantonio e Simone Ciglia- 2017 Pescara; “Creare Mondi” Enzo De Leonibus e Triac – a cura di Atonia Gaeta- Collegio das Artés- Coimbra -Portogallo; con Neola- 2010 – con Neola – “ After” Festa nazionale della cultura a l’Aquila, a cura di Patrizia Ferri; 2010 – Premio Terna 03 – tempio di Adriano Roma; 2010 – La nuova Pesa – Roma; 2011 – Passato/Presente Dialoghi D’Abruzzo, CIAC Castello Colonna – Genazzano; 2011 – “Terre Vulnerabili” a cura di Chiara Bertola –Fondazione Hangarbicocca- Milano
Il coordinamento teoretico strutturale è a cura del Dr. Romeo Giuli
info e contatti
Opening 28 ottobre 2017 ore 18.30
durata mostra: 28 ottobre – 28 novembre 2017
ore 10.00-13 / 15.00 – 19.30

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IMG_1328-e1482917050292-225x300 IMG_1326-e1482917032902-225x300 inner room Alessio de Girolamo inner room jewel box Alessio de Girolamo

inner room© – inner room jewelbox©

 per il ciclo i valori dell’arte ha il piacere di presentare

“Nn” ovvero non conosco nome

Opening 27 dicembre 2016 ore 17.30 performance concerto

durata mostra: 27 dicembre 2016 – 27 gennaio 2017

ore 10.00-13 / 15.00 – 19.30

ogni sabato la replica della performance é  trasmessa via www.radioarte.it

 L’anonimia è il valore su cui vogliamo concentrarci con questa mostra concerto.

Un’assenza funzionale a l’affermazione di possibilità ulteriori.

L’operazione si articola in tre fasi: una performativa dal vivo sound art di tastiere e pantografo,   una visiva con opere realizzate in incisione ed una radioartistica con la trasmissione ogni sabato per l’intera durata della mostra attraverso

www.radioarte.it

Alessio de Girolamo sound e visual artist di ultima generazione,  propone all’ inner room una interazione potente con una macchina pantografica prepotente duettando attraverso la predigestione musicata dei suoni da essa prodotti. Questi una volta assunti elettronicamente  vengono eseguiti dal vivo in duetto con la macchina in attività che inciderà la partitura scritta dallo stesso de Girolamo. Il tutto volto a produrre una azione di  sound music. Scaturita dall’attento spirito di osservazione dell’autore, questa tavola periodica musicale si formalizza nel dialogo preciso con la tecnica dell’incisione a controllo numerico che qui viene assunta come parafrasi dell’esecuzione eseguita per conto dell’esecutore stesso.

Un ribaltamento di piano come in una scala prospettica a specchio in cui gli elementi si osservano contemporaneamente nella loro diversa apparenza.

Per la prima volta all’ inner room un elemento produttivo dell’ azienda che la ospita viene assunto come cifra stilistica e vero proprio media che riproduce e produce. Infatti delle opere di de Girolamo realizzate in incisione sono presenti in mostra.

“NN” (Non conosco Nome) è una sigla usata per un ipotetico elemento collocato simbolicamente nella posizione n°138 della tavola periodica. È un progetto sperimentale che scaturisce dall’indagine di alcune affinità elettive tra chimica e musica. Alessio de Girolamo  inizia nel 2015 un’indagine su analogie tra sistemi musicali e sistemi scientifici. Studiando Niels Bohr e Ferruccio Busoni intuisce una possibile similitudine che coniuga a specchio la struttura del modello atomico col pianoforte a 97 tasti Bösendorfer.

Da questo incontro dell’assurdo nasce idealmente una terza struttura visiva e sonora che assurge ad impianto “compositivo” del lavoro dell’artista.

Alessio de Girolamo nasce a Sanremo (Imperia) nel 1980. Vive e lavora tra Milano e la Filandia di Pieve a Presciano, in Toscana.
Nella sua attività di artista multidisciplinare e ricercatore, Alessio de Girolamo indaga il limite umano nell’approccio ai massimi sistemi. Operando con un’ampia varietà di linguaggi e tecniche cerca di valicare un punto in cui la percezione deve appellarsi a nuove risorse di apprendimento, tentando di partire da un punto di vista scientifico per arrivare a un punto di fuga formale che dia un volto al mondo invisibile e irrazionale. Ossessionato dalla necessità di uscire da una condizione di costrizione dogmatica, osserva e rinnega la rigida assurdità di pensieri appartenenti a ideali scatole stagne.

inner room jewelbox© scatola luminosa dove si apprezza l’incontro tra la cultura e la manualità artigiana del gioiello d’artista, ospita per l’occasione un gioiello ideato dallo stesso Alessio de Girolamo.

Il coordinamento teoretico strutturale è a cura del Dr. Romeo Giuli

l’evento si inquadra nella manifestazione :  open zona toselli

                                   

LISTENING

invito-inner-room-ottobre-2016

 Opening 10 ottobre  2016

 

– ore 18.00

durata mostra: 15 ottobre – 15 novembre 2016

ogni sabato fino al 15 novembre 2016

dalle 00.00 alle 24.00

 

inner room© – inner room jewelbox©

in collaborazione con Accademia Musicale Chigiana, Siena per il ciclo “I valori dell’arte”,

Una sessione di ascolto di radioarte fruibile nel web attraverso

www.radioarte.it

e presso la propria sede con un particolare set .

Saranno trasmesse opere di, Carver Audain, Radio Aktiv Andreas Bick,Martin Daske, Das Kabinett , Alessio de Girolamo, Stefano Giannotti, Loredana Longo, Abinadi Meza, Concetta Modica, Ivano Morrone, Luke Munn, Nicola Sani, Giacinto Scelsi. A cura di Y. Bendavid.

La sessione è costituita da una sequel 24h con opere di sound&radio-art di artisti e compositori di provenienza culturale e geografica differente, che affrontano il suono nel comune denominatore della ricerca architettonico-concettuale e della disconnessione segnica dei tempi, distribuiti nell’arco della giornata secondo un palinsesto tipicamente radiofonico via web. Il tutto strutturato secondo diversi livelli di lettura e parlato.

Presso la inner room è allestito con orario stabilito un solarium acustico per l’ascolto. Il personale di inner room è disponibile da remoto per interagire con gli ascoltatori.

inner room jewelbox© scatola luminosa dove si apprezza l’incontro tra la cultura e la manualità artigiana del gioiello d’artista, ospita per l’occasione un anello spazialista.

Il coordinamento teoretico-strutturale è a cura del Dott. Romeo Giuli.

L’evento si inquadra nella manifestazione: open zona toselli

 

ogni sabato orario 9.00-13.00/15.00-19.30

e trasmessa via web radio dalle 00.00 alle 24.00

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SOUND IN SPACE – Chigiana radiorte

Alvin Curran – Masbedo

Daniel Puppi – Antonio Trimani

radioArt Opening 8 luglio 2016

 

– ore 18.00

complesso museale

Santa Maria della Scala Siena

durata mostra: 8 luglio – 31 agosto 2016

lunedì-sabato orario  10.30-19.30

Sezione speciale del Chigiana International Festival & Summer
Academy dedicata a Radio e Sound Art in collaborazione
con inner room Siena. La sezione si articola in tre parti,
MASBEDO-Input, 2016,sound design partcompartecipativa, partecipativa ed espositiva, che
agiscono autonomamente pur mantenendo lo stesso
percorso concettuale, eludendo ogni centralità per
ridefinire lo spazio attraverso il suono diffuso.
CHIGIANA radiorte web radio “compartecipativa“
interamente dedicata alla disciplina della radioarte
che diffonde opere di radio e sound artisti via web con
il format di un radiofestival. La radio è fruibile attraverso i
siti web www.chigiana.it e www.radioarte.it
CHIGIANA radiorte Point punti di ascolto “partecipativi”
della radio web sparsi in vari punti della città, Palazzo Comunale, Rettorato Università degli Studi e Università per Stranieri di Siena, Pinacoteca Nazionale di Siena, Museo Santa Maria della Scala.
SOUND IN SPACE, mostra sound e video art, -“espositiva”-
nel percorso museale del Complesso Santa Maria della
Scala con opere site specific.

ALVIN CURRAN
Guardando la poetica e maggiormente
al suo atteggiamento
creativo, consideriamo
Curran come un coltivatore
dei suoni. Infatti il suo approccio
all’arte musicale e sonora
è una ricerca di terreni fertili, di
selezione di suoni come fossero
semi da piantare, coltivare e
custodire. Questa considerazione
può rimandare al libro della
Genesi ed all’incarico dato
all’uomo da Dio. L’utilizzo dell’installazione site specific
che Alvin Curran ha sperimento, tra i primi artisti sonori,
fin dalla metà degli anni ’60 è definita dallo stesso
autore come “una parola- ronzio del movimento
artistico” che formalizza nello spazio ciò che lo stesso
Curran afferma come dichiarazione di ricerca “dalla
sala da concerto al World Wide Web, passando per
cave, grotte, campi, in mezzo a fiumi e oceani, tutto
il mondo è un teatro musicale per me. Proprio nella
grotta dello strato geologico di Siena, Curran ambienta
in una sorta di sala di concerto la Tuba Sonora per
coltivare un suono nuovo che germoglia nello spazio.
Quest’opera si pone in continuità interiore con la performance
concerto che Curran ha eseguito nel 2015
in Piazza del Campo dove ha suonato in concerto
con 4 bande musicali.
Alvin Curran (Providence, R I; USA 1938)
(Providence, R I; USA 1938) dopo gli studi si trasferisce a Roma, dove
inizia una ricerca basata sulla registrazione di suoni concreti della
quotidianità romana. Frequenta Franco Evangelisti, Giuseppe Chiari,
e Giacinto Scelsi, Folkstudio e gli spettacoli del Beat ‘72. Nel 1966 Alvin
Curran assieme a Frederic Rzewski, Allan Bryant e Richard Teitelbaum
fondano il gruppo di free improvisation Musica Elettronica
Viva. Nello stesso anno, entra in rapporto con la scena minimalista
americana. Nel 1974 esce il suo primo disco solista dal titolo Canti
E Vedute Del Giardino Magnetico. Che verrà ristampato con il titolo
(Songs And Views From The Magnetic Garden) Catalyst Records[3].
Ha insegnato al Mills College in California fino al 2006 ed oggi insegna
privatamente a Roma e sporadicamente in altri istituti. La sua
attività di concertista internazionale è senza sosta.

 MASBEDO, la cui ricerca artistica si delinea in una sintesi
di teatro, performance, spazio, architettura e video/cinema,
presentano per Sound in Space l’opera video Input.
Il video è installato site specific negli spazi del Museo di
Santa Maria della Scala. L’opera viene di fatto scomposta:
le immagini si vedranno nella sala che ospita le statue
originali della Fonte Gaia di Jacopo della Quercia, il suono
si ascolterà in concomitanza con la teca che custodisce
le “reliquie parlanti” posta in un’altra area del museo.
Il sound design dell’opera video, realizzato da Davide Tomat
e G.U.P. Alcaro, è realizzato traslando e trasformando
in traccia sonora due immagini le cui basi affondano
su due icone fondamentali della storia del cinema.
La prima è il film del 1953 di Ingmar Bergman, Monica il
desiderio, nel quale compare il primo sguardo, diretto in
camera, della storia del cinema. La seconda è la famosa
scena finale di Zabriskie Point (1970), di Michelangelo
Antonioni. Audio e video, suono e immagine si perdono
e si ritrovano in un processo di destrutturazione e ricollocazione
spaziale.
MASBEDO
Nicolò Massazza (Milano 1973) Iacopo Bedogni (Sarzana, 1970)
Tra le opere recenti ricordiamo: 2016 – Troubleyn Laboratorium,
Antwerp, B(); 2015 – “Die Zauberfloete” di W.A. Mozart per l’Arena di
Verona; 2014 – Todestriebe, Fondazione Merz, Torino; 2013 – Ash al Leopold
Museum di Vienna per la mostra Clouds. Landscapes from Romanticism
to the Present- Gelo, Pinacoteca Nazionale di Bologna;
2012 – svolgono una serie di video-performance in musei d’arte contemporanea
(Centro Luigi Pecci a Prato) e istituzioni (Festival RomaEuropa
e Ambasciata d’Italia a Berlino (D) durante la 7. Biennale d’arte).
Tra i vari premi conseguiti, si ricorda la Menzione della critiva al 56 International
Film Festival di Locarno (CH).

DANIELE PUPPI
Fin dal suo esordio, tutti i suoi lavori sono centrati
a scardinare, fuoriuscire dall’idea di Spazio che
ancora si percepisce secondo le coordinate euclidee.
Privilegiando la videoinstallazione ha manifestato
una nuova attitudine al mezzo enfatizzando
radicalmente l’utilizzo del suono e della riconfigurazione
visivo-architettonica. L’installazione video-sonora
per “Sound in Space” ha l’intento di interagire
con l’ambiente e la sua storia. Reliquie, spazi vuoti,
muri di mattone… il lavoro vuole dare un suono ad
ognuno di questi elementi creando un’eco che si
riverbera per gli spazi del sottosuolo. Il rumore di
una storia centenaria espressa da una percussione
corporea, ritmica e ossea, che diventa spazio reale.
Il corpo non come elemento iconografico ma
come strumento produttore di suoni.
Daniele Puppi (Pordenone, 1970) Vive a Roma. Tra le sue recenti attività

ricordiamo: 2016- Troubleyn LABORATORIUM, Antwerp Belgium

2015– Gotham Prize, Italian Cultural Institute in New York. US 2014 INTERFERENCE
– Mairie du 4ème. Paris, FR 2013 432 HERTZ, Cinema Rianimato e
Dintorni – Australian experimental art foundation – Adelaide, AU
2013 HAPPY MOMS – MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI
Secolo. Rome, IT 2010 FATICA n. 23 – Galleria Nazionale d’Arte
Moderna – GNAM. Rome, IT 2008 FATICA n. 16 – HangarBicocca.
Milan, IT

ANTONIO TRIMANI
Quella proposta
da Trimani è un’opera
che dialoga
p r o f o n d a m e n t e
con la storia del
Santa Maria della
Scala. Una “ferita
video-sonora” nelle
pareti dell’antico
ospedale,
che ci rimanda al
concetto nuovo
di ferita abitata
al suo interno dal
processo della metabolizzazione
del
dolore e della sua
sublimazione. L’artista
ci invita a non
nascondere le proprie
ferite sia personali
che sociali, ma ad avere fiducia che possono
essere sanate alla luce della verità rappresentata
dall’implacabile luminosità del monitor. Una guarigione
che non è fine a se stessa ma che può trasformare
il ferito in un “guaritore ferito” il quale è in
grado di farsi vicino a chi soffre senza senza il dolore
delle proprie ferite ne con la paura di riceverne altre.
Egli porta nella sua persona i segni del dolore
non come una memoria incancrenita ma come
dei passaggi per la vita aperti nella sua persona. Il
suono è l’elemento che accompagna questo processo
olistico nel suo trasformare lo spazio abitato
della stessa ferita.
Antonio Trimani (Cosenza,1969) Vive a Sud di Roma. Si è formato lavorando con Peter Campus, Alvin Curran, Bill Viola e Fabrizio Plessi. Ha inoltre collaborato con Jacques
Derrida a un progetto documentaristico.
Ha partecipato alla 54 Biennale di Venezia (Padiglione Italia) alla
Biennale Italia-Cina, a Beijing e più di recente alla 6° Moscow Biennale
progetto speciale del National Centre for Contemporary Art
(NCCA). A Siena ha tenuto la sua prima personale all’inner room

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L’Ascolto

Giulio Lacchini

Invito Lacchini marzo 2016-1

Opening 5 marzo 2016

 – ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via Guccio di Mannaia, 15 Siena

durata mostra: 5 marzo – 5 aprile 2016

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

L’ascolto, una mostra immaginaria nasce interiormente perchè la società è sempre più veloce e produce distanza tra chi cerca di ascoltare sè o l’altro.

Ho voluto guardare e ascoltare questo processo e capire cosa succede all’immaginazione, quando oggi  l’immagine è multipla come i suoi significati.12784738_1138596059493712_1225611530_n

L’altro ha fatto dell’eco dei rumori una produzione estetica e della musica dei silenzi e degli intervalli… L’immaginazione prende atto di questi spazi sonori poi esprime dei punti di vista in cui il suono si vede negli oggetti da cui nasce oppure in ciò che si immagina da lui.

A molti artisti italiani ho chiesto un contributo sull’ascolto e questo è diventato immagine, scrittura, in un modo in cui l’estetica è una.

L’ascolto è una mostra immaginaria perchè all’inizio tutto è buio, poi quando apri gli occhi, e inizi a vedere, ti chiedi cos’era.12822138_1138595956160389_1543614543_n

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Giulio Lacchini è nato a Cremona nel 1971.

Nel 1998 fonda Cross, una rivista trimestrale d’arte e cultura contemporanea, rivolta al dialogo tra le arti e alle ibridazioni dei linguaggi. Finanziata dalla Levi’s, è stata distribuita e venduta in tutto il mondo.

Il suo primo libro, del 2002, è stato acquisito dal Pompidou e nel 2013, Dialoghi disegnativi, è stato selezionato tra i migliori libri dell’anno, poi esposto negli istituti di cultura italiana nel mondo.

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Lo spazio Diventa Spartito

Concerto Performance

Alvin Curran

lo spazio diventa spartitoAtto Unico,  11 ottobre  2015

 

– ore 17.30

inner room @ Piazza del Campo,  Siena

durata performance: atto unico,  11 ottobre 2015

per il ciclo I valori dell’arte

progetto del programma Siena Capitale Italiana della Cultura 2015

ha il piacere di presentare nell’ambito di

 Verso

settimana di arte ed architettura contemporanea

atto unico – 11 ottobre 2015

– ore 17.30

SIENA 10 | 10 | 2015

a partire dalle ore 16,00

Inner room presenta in questo ambito una performance concerto site specific del compositore Alvin Curran per il ciclo i valori dell’arte in prima internazionale.
Il valore su cui intendiamo porre attenzione è quello della Gioia Condivisa. Riteniamo infatti che condividere la gioia sia un atto estremo che abbatte le separazioni, scioglie il corpo sociale dalle amarezze e dalle critiche che ne distruggono le cellule dall’interno.
Condividere la gioia significa che tutti sono chiamati a partecipare alla pienezza, non ci sono quindi più ne sconfitti ne vincitori.
Questo valore quasi utopico si avvera grazie all’arte messa in atto da un autore di altissimo profilo.
La rinascita di Siena passa anche dal condividere le emozioni come accadrà in piazza del Campo con Alvin Curran e con le Bande Musicali
Il concerto si svolge su scala urbana e metterà in relazione le periferie con il centro storico, le bande infatti sfileranno da quattro punti periferici per confluire suonando in Piazza del Campo. La musica abbraccerà così la città intera per confluire nel suo centro nevralgico. IMG_5918

Percorso a partire dalle ore 16,00:
1) Banda Città di Asciano Partenza da inner room, Via Guccio di Mannaia, 15 a passo di marcia fino in piazza Maestri del lavoro, presa su autobus fino a Porta Pispini poi a passo di marcia fino a Piazza del Campo #

2) Banda Città di Montalcino Partenza dalla Casa dell’ambiente, via S. Martini a passo di marcia fino alla base della risalita San Francesco poi a Passo di marcia fino in Piazza del Campo

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3) Banda Città di Poggibonsi Partenza dalla risalita Antiporto, a passo di marcia fino in piazza del Campo

4) ) Banda Città del Palio Partenza da una zona di massetana romana fino alla colonna di San marco presa su autobus fino a Porta San Marco poi a passo di marcia fino in Piazza del Campo

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Ore 17,00 Concerto in piazza del Campo di Alvin Curran al piano elettrico, altri strumenti e bande musicali

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Verso_settimana di arte e architettura contemporanea trasforma l’antico ospedale nel quartier generale dell’arte contemporanea con un ricco calendario di eventi da venerdì 9 ottobre a sabato 17 ottobre, con opening Santa Maria della Scala il 10 ottobre.

Espressioni artistiche e ricerche, dibattiti e incontri, percorsi, riflessioni e visioni dedicate ai linguaggi del contemporaneo proposti e realizzati da operatori, artisti, galleristi, professionisti che hanno fatto parte del Tavolo del contemporaneo, coordinato da Michelina S. Eremita, formatosi in occasione degli Stati Generali della Cultura. Un gruppo di lavoro che, riunitosi periodicamente da marzo ad oggi, ha elaborato un manifesto di intenti aperto a chi ne condivide gli obiettivi.

Il programma si articola in incontri, eventi, mostre, performance, workshop, talk dedicati alla presentazione di progetti nuovi ed altri già consolidati sul territorio.

SIENA 10 | 10 | 2015

Giornata  di Arte Contemporanea  A.M.A.C.I.

Verso /In_Santa Maria della Scala

Verso /Out_Santa Maria della Scala

L’opening avverrà nella giornata nazionale dell’Arte contemporanea organizzata da A.M.A.C.I. (Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiani) sabato 10 ottobre dalle 10:30 alle 20:00 presso la Sala Stretta del Santa Maria della Scala e si estenderà agli appuntamenti in altre sedi (come da programma allegato).

Il pubblico potrà incontrare i vari operatori che racconteranno il programma articolato in azioni simboliche ed esperienze di ricerca, per presentare gli appuntamenti performativi e/o le puntuali visioni del personale modo di operare nel mondo dell’arte e dell’architettura.

Esperienze:

Santa Maria della Scala Contemporanea e Museo d’arte per bambini | Università degli Studi di Siena | Ordine degli Architetti di Siena | Fondazione Musei Senesi | Fondazione Monte dei Paschi | Siena Art Institute | Accademia del Fumetto | Open Zona Toselli | Brick | Ass. Culturing | Ass. Estrosi | Ass. FuoriCampo | Ass. OdA32 | Ass. Xrays | Collettivo Fare Mente Locale | Inner room | Atelier di paesaggio Arscape | TU35_Siena | Serena Fineschi | Alice Leonini | Claudio Maccari | Federico Pacini | Stefano Vigni

La settimana del contemporaneo fa parte del programma di Siena Capitale della Cultura 2015, una produzione del Comune di Siena con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, la Regione Toscana e la Provincia di Siena ed è realizzata in collaborazione con Università degli Studi di Siena, Università per Stranieri, Fondazione Musei Senesi, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Estra Spa, Tiemme Spa, Felsina Spa.

I visitatori di Verso_Settimana di Arte e Architettura contemporanea potranno accedere, nei giorni delle attività, gratuitamente alla Sala Stretta del Santa Maria della Scala con un apposito biglietto dalle 10:30 fino alle 20:15.

Per l’intera settimana, la giornata si concluderà con un aperitivo.

Info:

verso.contemporaneo@gmail.com |

www.facebook.com/verso.arte.architettura.contemporanea

*Alvin Curran  (Providence, USA, 1938)[1], studia alla Università di Yale di New Haven negli USA, per poi trasferirsi negli anni sessanta a Roma, dove inizia una ricerca basata sulla registrazione di suoni concreti registrando e collezionando i suoni della quotidianità romana. È in questo periodo che stringe amicizia con il compositore Cornelius Cardew, per il quale svolge il lavoro di trascrittore musicale. Grazie a Cardew, che collaborava saltuariamente con il Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza, Curran entra in contatto con Franco Evangelisti, figura che influenzo parte del suo lavoro successivo[2]. Sempre in questo periodo poi, Curran conosce l’intellettuale ed artista fiorentino Giuseppe Chiari, autore di spericolatezze sonore dal sapore Neo-Dada e Giacinto Scelsi, già considerato allora uno dei maggiori compositori italiani. Frequenta poi le domeniche free jazz del Folkstudio di Harold Bradleyed gli spettacoli del Beat ’72.

Nel 1966 Alvin Curran assieme a Frederic RzewskiAllan Bryant e Richard Teitelbaum fondano il gruppo di free improvisation Musica Elettronica Viva, un gruppo configurato come un collettivo aperto che vide la collaborazione anche di musicisti come Carol PlantamuraIvan VandorSteve Lacy e Jon Phetteplace.

Dopo l’abbandono temporaneo dei MEV, che perlopiù avevano fatto ritorno negli Stati Uniti. Il solo Alvin Curran aveva infatti deciso di rimanere a Roma. Nello stesso anno, la scena romana, anche grazie al lavoro congiunto della Galleria L’Attico di Fabio Sargentini e di Simone Carella del solito Beat ’72, entra in rapporto con la scena minimalista americana, e Curran ha l’occasione di stringere amicizia e scambiare opinioni con alcuni dei massimi esponenti di questo movimento. Ne scaturisce un percorso musicale nuovo, in cui le ispirazioni dei minimalisti americani vengono assorbite e rielaborate, dando vita ad una serie di album e concerti che influenzarono molto anche il successivo rock sperimentale italiano di autori come Franco Battiato o Claudio Rocchi[2]. Nel 1974 esce il suo primo disco solista dal titolo Canti E Vedute Del Giardino Magnetico. Il disco vedrà negli anni successivi diverse ristampe con il titolo Canti E Vedute Del Giardino Magnetico (Songs And Views From The Magnetic Garden)sempre su Ananda, per poi essere ristampato con il solo titolo inglese Songs and Views of the Magnetic Garden dalla Catalyst Records[3]. Ha insegnato al Mills College in California fino al 2006 ed oggi insegna privatamente a Roma e sporadicamente in altri istituti.

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Tuba Sospesa

Alvin Curran

Invito Alvin Curran Tuba Sospesa 27,08,2015

Opening 27 agosto 2015

 

– ore 17.00

inner room @ fusi&fusi, Via Guccio di Mannaia, 15 Siena

durata mostra: 27 agosto – 27 settembre 2015

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

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inaugurazione | Tuba Sospesa | Alvin Curran | giovedì 27 agosto 2015

Inner room per il ciclo i valori dell’arte presenta in prima a Siena un’installazione SONORA site specific del compositore Alvin Curran realizzata appositamente per inner room.

Il valore su cui intendiamo porre attenzione è quello del coltivare e custodire, due in uno.

Una tuba sospesa al soffitto nella sala vuota, riempita dalla musica di Curran stesso, crea uno spazio sonoro ed un rimando visivo al suono prodotto.

Quale è il collegamento tra questo che indichiamo essere un valore e l’opera di Alvin Curran figura di spicco del panorama musicale contemporaneo? Guardando a Curran, alla sua poetica e maggiormente al suo atteggiamento creativo, non possiamo non considerarlo come un coltivatore del suono o meglio dei suoni. Consideriamo infatti il suo approccio all’arte musicale e sonora come una ricerca di terreni fertili, di selezione di suoni come fossero semi, di piantagione e coltivazione ed infine di custodia. Questa considerazione può rimandare al libro della Genesi ed all’incarico dato all’uomo da Dio circa il coltivare e custodire, rimando biblico che troviamo anche nella pratica del suono dello Shofar, uno strumento musicale della tradizione biblica che Curran suona con vibrante contemporaneità.

Venendo allo specifico, l’utilizzo dell’installazione site specific che Alvin Curran ha sperimento, tra i primi artisti sonori, fin dalla metà degli anni ’60 è definita dallo stesso autore come “una parola- ronzio del movimento artistico”

inaugurazione | Tuba Sospesa | Alvin Curran | giovedì 27 agosto 2015

inaugurazione | Tuba Sospesa | Alvin Curran | giovedì 27 agosto 2015

Sempre lo stesso Curran afferma che “dalla sala da concerto al World Wide Web, passando per cave, grotte, campi, in mezzo a fiumi e oceani, tutto il mondo è un teatro musicale per me. Se in Cageano (linguaggio e stile inventato da John Cage ndr) comprendiamo che qualsiasi suono è potenzialmente musica, ed è in realtà musica, l’occupazione dei siti e delle fonti di questi suoni è stata una conseguenza naturale della mia voglia di abbracciare l’intero mondo sonoro.” In queste dichiarazioni si può cogliere l’idea profonda della coltivazione intesa come occupazione produttiva.

Questo del coltivare e custodire in ogni luogo, ci pare un valore importante che vogliamo affrontare con questa quarta mostra del ciclo I valori dell’arte.

Coincidenza singolare è che a distanza di cinque anni esatti l’inner room propone di nuovo una mostra di suoni che è una pausa sonora al visivo.

Lo stesso Alvin Curran realizzerà sempre a Siena il giorno 11 ottobre 2015 dalle ore 16.00 alle 19,00 un concerto di bande che si svolgerà in tutta la città. Un evento su scala urbana unico nel suo genere. Si tratta di un progetto per  Siena Capitale Italiana della Cultura 2015 e vede la collaborazione di Comune di Siena e Sienambiente.

In contemporanea sarà esposto nell’inner room jewelbox un gioiello in argento ispirato all’opera di Alvin Curran è realizzato dagli artigiani della Fusi&Fusi.

inaugurazione | Tuba Sospesa | Alvin Curran | giovedì 27 agosto 2015|jewelbox

Un particolare ringraziamento per l’opera di ideazione e coordinamento dell’artista Antonio Trimani senza il quale non sarebbe stato possibile realizzare la mostra.

Parimenti ringraziamo l’Architetto Carlo Nepi per la partecipazione tecnico organizzativa.

Coordinamento teoretico: a cura del Dr. Romeo Giuli

Alvin Curran  (Providence, USA, 1938)[1], studia alla Università di Yale di New Haven negli USA, per poi trasferirsi negli anni sessanta a Roma, dove inizia una ricerca basata sulla registrazione di suoni concreti registrando e collezionando i suoni della quotidianità romana. È in questo periodo che stringe amicizia con il compositore Cornelius Cardew, per il quale svolge il lavoro di trascrittore musicale. Grazie a Cardew, che collaborava saltuariamente con il Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza, Curran entra in contatto conFranco Evangelisti, figura che influenzo parte del suo lavoro successivo[2]. Sempre in questo periodo poi, Curran conosce l’intellettuale ed artista fiorentino Giuseppe Chiari, autore di spericolatezze sonore dal sapore Neo-Dada e Giacinto Scelsi, già considerato allora uno dei maggiori compositori italiani. Frequenta poi le domeniche free jazz del Folkstudio di Harold Bradleyed gli spettacoli del Beat ’72.

Nel 1966 Alvin Curran assieme a Frederic RzewskiAllan Bryant e Richard Teitelbaum fondano il gruppo di free improvisation Musica Elettronica Viva, un gruppo configurato come un collettivo aperto che vide la collaborazione anche di musicisti come Carol PlantamuraIvan VandorSteve Lacy e Jon Phetteplace.

Dopo l’abbandono temporaneo dei MEV, che perlopiù avevano fatto ritorno negli Stati Uniti. Il solo Alvin Curran aveva infatti deciso di rimanere a Roma. Nello stesso anno, la scena romana, anche grazie al lavoro congiunto della Galleria L’Attico di Fabio Sargentini e di Simone Carella del solito Beat ’72, entra in rapporto con la scena minimalista americana, e Curran ha l’occasione di stringere amicizia e scambiare opinioni con alcuni dei massimi esponenti di questo movimento. Ne scaturisce un percorso musicale nuovo, in cui le ispirazioni dei minimalisti americani vengono assorbite e rielaborate, dando vita ad una serie di album e concerti che influenzarono molto anche il successivo rock sperimentale italiano di autori come Franco Battiato o Claudio Rocchi[2]. Nel 1974 esce il suo primo disco solista dal titolo Canti E Vedute Del Giardino Magnetico. Il disco vedrà negli anni successivi diverse ristampe con il titolo Canti E Vedute Del Giardino Magnetico (Songs And Views From The Magnetic Garden)sempre su Ananda, per poi essere ristampato con il solo titolo inglese Songs and Views of the Magnetic Gardendalla Catalyst Records[3]. Ha insegnato al Mills College in California fino al 2006 ed oggi insegna privatamente a Roma e sporadicamente in altri istituti.


Arte dell’Architettura

Pippo Lionni – Carlo Nepi

Un’amicizia

Prima mappatura degli edifici di zona toselli

invito-lionni-nepi-un-amicizia-inner-room-23-maggio-2015-ore-17Opening 28 gennaio 2015

 

– ore 17.00

inner room @ fusi&fusi, Via Guccio di Mannaia, 15 Siena

durata mostra: 28 maggio – 28 giugno 2015

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

Inner room per il ciclo i valori dell’arte presenta i primi appuntamenti della piattaforma Arte dell’architetutta. Un edificio espositivo che si compone al momento di due aule, la prima è la mostra sull’amicizia come valore l’altra è la prima mappatura degli edifici contemporanei nella zona di viale toselli.

Allora: perchè si è amici? Possiamo dire perchè esistono degli interessi comuni profondi, a volte non riconosciuti che uniscono le persone in un legame profondo ed inspiegabile. Qualcosa che va oltre la conoscenza. Nell’ambito dell’arte questo è palesato dall’interesse verso una forma, una linea espressiva, un linguaggio che due autori possono avere coscientemente o come nel caso di Lionni e Nepi in maniera non cosciente fino a qualche tempo fa. Il fatto che nella vita si incontrino è poi l’occasione di vivere nell’espressione dei sentimenti tutto questo.

11272294_989189487767704_506030132_n Presentiamo come esemplare in questo senso la realtà di Pippo Lionni e Carlo Nepi, pittore l’uno architetto urbanista l’altro. Americano con base a Parigi e Stoccolma l’uno, senese con studio a Siena l’altro. Entrambi a nostro parere manifestano un’interesse comune per un certo tipo di azione attraverso il segno. In Lionni si traduce in linea quasi urbana, in Nepi in costruzione compositiva.

Le pagine grandi di Lionni dialogano in assonanza e contrappunto perfettamente con gli schizzi preparatori e le piante esecutive delle architetture di Nepi. Ognuno con il proprio linguaggio la propria esperienza ed estrazione come amici che raccontano una storia comune vissuta diversamente ognuno con la propria originalità. Un interesse profondo che è normale che sfoci in una amicizia, anzi è normale che l’amicizia tra i due la quale ha preceduto questa scoperta portava in se come una domanda la cui risposta era già nell’opera di ognuno.

11272218_989189464434373_1421875831_nAttraverso questa lettura inner room propone uno sguardo rinnovato verso l’architettura che vuole considerare come vera e propria arte visiva su scala propria, valorizzando una lettura talvolta trascurata a favore di visioni e residui dell’ideologia modernista.

Aprire quindi una visione sull’artista architetto come social entrapreneur il cui lavoro è importante su scala urbana così come quello dell’artista pittore è importante su una scala diversamente intima.

In contemporanea a questa mostra, parte la prima mappatura degli edifici contemporanei della zona toselli di Siena, con tre esempi, le “ex conce” fabbricato di fine ottocento che conserva tutti i canoni dell’architettura industriale, il villaggio artigianale con il suo modernismo funzionale e il fabbricato dell’area “ex socini” ultimo esempio in termini cronologici di architettura contemporanea a Siena.

Gli edifici saranno indicati da cartelli con un QR code, che ne riportano in sintesi i tratti salienti linguistico architettonici in riferimento alla storia dell’architettura ed al contesto proprio.

Questa mappatura è in assoluto la prima valorizzazione pubblica dell’architettura contemporanea a Siena, una delle poche in Italia . Questo progetto vede forma grazie alla collaborazione con L’Ordine degli Architetti della provincia di Siena e in particolare del ’Architetto Marina Gennari.

10150867_989189577767695_1031145657_nGioiello in argento ispirato ai segni di Lionni e Nepi è realizzato dagli artigiani della Fusi&Fusi.

Coordinamento teoretico: a cura del Dr. Romeo Giuli

Carlo Nepi è nato a Siena nel 1949.

Vive e lavora a Siena.

Lavora nel campo urbanistico e del disegno urbano. Ha collaborato con Giancarlo De Carlo al piano di S. Miniato-La Lizza a Siena e del Piazzale della Pace a Parma.

Ha portato a termine alcune ristrutturazioni nel centro di Siena e ha partecipato alla creazione di un sistema di piccoli musei diffusi nel territorio senese.

Insieme a Mario R. Terrosi, contitolare dello Studio Nepi Terrosi – Architetti Associati, ha allestito mostre d’arte in luoghi di grande prestigio, dal Palazzo Pubblico di Siena, al Palazzo Chigi Saracini, alla Pinacoteca Nazionale di Siena, agli Uffizi, al Palazzo Strozzi a Firenze.

Ha realizzato alcuni musei ubicati in centri importanti del territorio senese: Pienza, Montalcino, Serre di Rapolano. E’ autore di numerosi progetti per nuovi insediamenti residenziali e multifunzionali nei dintorni di Siena. Docente a contratto di Composizione Architettonica alla facoltà di Architettura di Genova. Docente a contratto di Progettazione urbana alla Facoltà di Architettura di Ferrara.

E’ stato corrispondente per l’Italia di “Spazio e Società”,rivista diretta da Giancarlo De Carlo.

Ha pubblicato il libro “Una città laboratorio. Gli anni senesi di Giancarlo De Carlo”.

Ha pubblicato articoli e progetti su varie riviste di architettura, tra cui Architectural Review, Spazio e Società, Parametro, Frames, Domus, L’industria delle Costruzioni, Il Giornale dell’architettura.

Pippo Lionni, Pippo Lionni, nato nel 1954 a New York, vive e lavora nei propri studi fra Parigi e Radda in Chianti. Il suo background multiculturale è il risultato di una formazione multidisciplinare in una varietà di forme espressive ed attività quali le installazioni a parete di grandi animazioni proiettate e la pittura. E’ stato insignito del titolo di «Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere» dal Ministero della cultura francese nel 2001.

Il suo lavoro artistico è stato oggetto di numerose mostre internazionali personali e collettive, tra le quali ricordiamo: Magazzino 1b a Prato, Fleming Museum, UVM a Burlington VT, PNCA a Portland Ore, Galerie Frédéric Giroux, Galerie Artcurial, Espace Modem, Franck Bordas, e Passage de Retz  a Paris, Max Lang a New York, e Bernard Jacobson Gallery a London.


Fuori Registro

Luca Pancrazzi

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Opening 20 marzo 2015

 

– ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via Guccio di Mannaia, 15 Siena

durata mostra: 20 marzo – 20 aprile 2015

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

Possiamo presentare un effetto di sdoppiamento dovuto al non corretto allineamento dei colori come una cifra di valore ? È quello che intendiamo fare presentando la mostra di Luca Pancrazzi, la seconda del ciclo “I valori dell’arte”. Dichiara l’artista in un dialogo con Dino Incardi che siamo di fronte ad una vera e propria filosofia di vita prima che ad una pratica pittorica.
“La materia con cui sono fatti fisicamente i miei quadri è il tempo, parlo dei quadri chiamati bianchi, i “Fuori registro” nei quali la pittura viene eseguita passaggio dopo passaggio, non c’è quindi una parte del quadro finita prima, ma il quadro all’improvviso si rivela, anche a me, appena è finito. Ho bisogno per questi quadri di questa stratificazione e di questo tempo tra un passaggio e l’altro, tra una velatura e l’altra, poichè questa è la natura stessa del quadro. Si verifica così prevalentemente il fatto che giorno dopo giorno, quello che si stratifica non è esattamente a registro con quello realizzato il giorno precedente o con quello che si aggiungerà il giorno successivo.

La proiezione del ricordo non è a registro con la realtà poichè vi si sovrappone il tempo come fosse una dimensione che apporta uno spessore tridimensionale alle due dimensioni classiche. Il tempo diviene il legante stesso della pittura, strato dopo strato, velatura dopo velatura.”

Fuori registro diviene, valore critico, di scelta. Valore determinativo quanto all’opera.
Valore che implica porre l’attenzione e stare a contatto con l’immagine interiore ed intima in libertà e senza porsi pregiudizio su di essa. In questo diviene valore condivisibile attraverso l’arte e nell’arte. Il contatto con l’immagine diviene importante come l’en plain air lo fu per gli impressionisti e il passaggio di stesura diviene importante come la macchia fu per la scuola di staggia ( per i macchiaioli…)

La pittura dei fuori registro è pittura che si iscrive nella linea contemplativa del realismo italiano classico , che ha visto in Firenze, terra d’origine dell’artista, il suo epicentro espressivo di riferimento. Con gli episodi formali che in essa hanno avuto luogo e che per il principio di traslazione dell’arte, sono ancora oggi contemporanei Fuori registro mantiene non troppo inconsapevolmente, vivo il rapporto.

Bianco su bianco e tono su tono, una luce che si azzera una forma che è data nel non allinearsi a ciò che è. Luca Pancrazzi ha creato per l’inner room un particolare site specific composto da un quadro ed un video arrivando a toccare una quinta dimenzione, abbracciando l’inner room e lo spazio che la circonda. Mentre il quadro iniziato nel 2011 racconta di un fuori registro dilatato anche dal tempo trascorso per finirlo, nel video l’artista testimonia una visione quasi statica ma al tempo stesso in divenire che lo ha lasciato in ammirazione per 10 minuti toccando una forma ulteriore ed inedita del fuori registro quella della relazione audio-immagine. Dice lo stesso Luca Pancrazzi: “ mi è apparsa davanti agli occhi la finestra dello studio schermata da una tenda trasparente, nera, durante una giornata luminosissima e ventosa, col sole diretto che proiettava l’ombra dell’albero spoglio direttamente sul telo nero creando una certa profondità data dalla chiarezza della proiezione che metteva a fuoco i rami vicino e sfocava i rami lontano. Io stavo in silenzio dentro lo studio registrando la proiezione esterna sullo schermo della finestra. La griglia dell’albero e la griglia della finestra facevano da sfondo alla griglia sonora dei rumori della città.”

inner room jewelbox© scatola luminosa dove si apprezza l’incontro tra la cultura e la manualità artigiana del gioiello d’artista, ospita per l’occasione gioiello accartocciabile disegnato da Luca Pancrazzi e tradotto da fusi&fusi.

Coordinamento teoretico: a cura del Dr. Romeo Giuli

Luca Pancrazzi (Figline Valdarno, 1961) Negli anni Ottanta, dopo gli studi liceali e accademici a Firenze si trova negli Stati Uniti, dove lavora come assistente di Sol Lewitt. Nello stesso periodolavora a Roma per Alighiero Boetti.
Tra i progetti di collaborazione che lo vedono tra i fondatori ricordiamo: Importé d’Italie (1982), ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ (1993), De-Abc (2000) e, dal 2010, Madeinfilandia. Dal 1996 viene invitato a partecipare ad una serie di esposizioni internazionali tra cui la Biennale di Venezia (1997), la Triennale di New Dehli (1997), Biennal of Cetinje (1997), Triennale di Vilnius (2000), Whitney Museum of American Art at Champion (1998), Biennal of Valencia (2001), Moscow Biennal of Contemporary Art (2007), Quadriennale di Roma (2008). Alcune tra i numerosi spazi pubblici che hanno presentato il suo lavoro: P.S.1 Contemporary Art Center (1999), Galleria Civica di Modena (1999), Museo Marino Marini (2000), Palazzo delle Papesse (2001), Museo Revoltella (2001), Galerie Lenbachhaus und Kunstbau (2001), GAMEC (2001),Museo Cantonale d’Arte di Lugano (2002), Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci (2002), Zentrum Fur Kunst und Medientechnologie (2003), PAC (2004), MAN (2004), MART Trento e Rovereto (2005), MAMbo (2006), Macro (2007), Vietnam National Museum of Fine Arts (2007), Fondazione Pomodoro (2010), Museo per Bambini di Siena (2010). Vive e lavora tra la Filandia e Milano.


Dovunque / Wherever

Federico Pacini

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Opening 31 gennaio 2015

 

– ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via Guccio di Mannaia, 15 Siena

durata mostra: 31 gennaio – 2 marzo 2015

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

Che sapore ha oggi la parola valore ? Esistono valori dell’arte o di cui è portatrice ciò che noi chiamiamo convenzionalmente e forse inconsapevolmente arte? Valori che possono considerarsi imprescindibili per un vivere pieno e profondo e che sono depositati unicamente in ogni artista in quanto uomo?  È con queste domande che presentiamo la mostra di Federico Pacini, la prima del ciclo “I valori dell’arte”.  Nel titolo della mostra sta il senso del valore che desideriamo mettere a fuoco per primo, il Dovunque. L’arte infatti nasce ed agisce dovunque fedelmente a se stessa, fedelmente a quanto l’artista riesce a cogliere in relazione col suo spirito. Nel caso di Pacini questo è un processo di liberazione dai legami con la città di origine, dall’ ambiguità del convenuto. Per molti versi anche da una lettura mediata e sommaria della fotografia come opera d’arte. Pacini nella sua ricerca opera una fotografia che definiamo aniconica, la sua relazione non è con il corpo sociale e visivo delle cose che ritrae quanto piuttosto con il mistero che la loro essenza comunica. La relazione geometrico semantica intima tra le forme varie che appaiono fotografate.

L’autore che in passato è stato non a caso un rinomato DJ nella scena toscana anni ’90 agisce da artista collettore di immagini sociale e generazionale. Assumendosi la responsabilità di puntualizzare quanto nel paesaggio sia naturale che antropizzato viene comunemente definito, secondo parametri intellegibili e con  termini convenzionali quali , brutto, bello,strano, interessante: il tutto per indicare un qualcosa di imprevisto. Coltissimo quanto alla storia, alla tecnica fotografica ed alla storia dell’arte, attento conoscitore delle dinamiche politico –sociali, Pacini non usa però il linguaggio, i linguaggi o i significati esistenziali legati ai soggetti ma indaga il visivo e scava poi in esso con la sua sensibilità che lo porta a incontrare e riconoscere dovunque il suo punto di vista. Sapendo lucidamente che dovunque può applicare la sua unicità ed il valore del dovunque stesso. Nel corpo mostra appaiono i primi scatti fatti dall’artista quattordicenne nel 1992 dove con lucida inconsapevolezza ha fotografato quanto poi sarebbe diventato la sua cifra stilistica insieme ad alcune immagini raccolte nel libro fotografico “Purtroppo ti amo”, Quinlan Editrice, 2013 (menzione d’onore al premio Hemingway 2014) una continuità del dovunque che dallo spazio passa al tempo.

Per l’occasione, verrà editato un quaderno per immagini con postfazione di Federico Fusi, Francesca Orsi.

Federico Pacini (Siena, 1977)

Laurea in Scienze politiche, indirizzo politico sociale.

Premi Honorable Mension, Hemingway Award 2014 for the book “Purtroppo ti amo”
Second place PX3 competition 2010 –  Prix de la Photographie Paris for the book “00001735.tif”
Second place with Honorable Mension  IPA 2009  International Photography Awards Lucie Awards (New York, Lincoln Centre) for the book “00001735.tif

Pubblicazioni  Purtroppo ti amo, texts by Elio Grazioli and Burk Uzzle,  Quinlan Editrice, 2013.
00001735.tif, text by Augusto Mazzini, Protagon 2008.
Fotografie, text by Omar Calabrese, Culture ‧ Programme by the Municipality of Siena, 2007.

Collezioni Alinari National Museum of Photography, Florence. Musée de la Photographie, Charleroi.
Research Center and Archive Photography, CRAF, Lestans. National Museum of Cinema, Torino. Collection Monte dei Paschi di Siena bank. Collection Fabio Castelli.

Mostre

Selected for the video installation by Studio Azzurro and presented in the Italian PavilionGrafts / Grafting to 14. International Architecture Exhibition of the Venice Biennale (Venezia) 2014, Sopra Le Logge Comune di Pisa “Toscana Architects” Augusto Mazzini (Pisa) 2012,  Palazzo del consiglio Provinciale di Siena “Essere Lei” solo-exhibition (Siena) 2012, Reggia di Caserta   “Volturno 1860. L’ultima battaglia dei Mille”  (Presidenza del Consiglio – Unità tecnica per i 150 anni dell’Unità d’Italia) (Caserta) 2010, Casa della Città-Palazzo Patrizi “00001735.tif ” solo-exhibition (Siena) 2009, Start Miami   Galleria Carlo Livi (Miami) 2007-2008, Sulmona Film Festival (Aquila) 2007, Ambientarti   Palazzo Doria Pamphilj (Viterbo) 2007, ArtSingaporeFair  (Singapore) 2007, Festival Kaibakh (Bergamo) 2007, Palazzo Patrizi “fotografie” solo-exhibition (Siena, Promoter Culture Siena Municipality) 2007, Galleria d’arte Evvìvanoè (Cuneo) 2006, Sala Fellini delle Terme Acquasanta di Chianciano Terme (Siena) 2006, Gelleria Memoli Arte Contemporanea (Varese) 2006, Galleria PostArt (Milano) 2005, Galleria Arte 18 (Bologna) 2005.


The Poetry of Change

Kathleen J Graves
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Opening 20 dicembre 2014

 

– ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via Guccio di Mannaia, 15 Siena

durata mostra: 20 dicembre – 20 gennaio 2015

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

L’artista ha voluto presentare un nuovo lavoro che ci affida ad una riflessione profonda sui cambiamenti in corso nei modi di comunicare. Cambiamenti osservati da un punto di vista innovativo e conservatore quale quello Americano.
Questa riflessione che ci porta a considerare anche il rapporto tra artigianalità storica e e tecnologia, tra talento e sensibilità, invitandoci a cogliere l’aspetto poetico presente nei cosidetti nuovi media intesi come metafora di apertura al nuovo.
Graves ci invita a farlo con un’opera stilisticamente newyorkese in cui possiamo assaporare il gusto unico, fatto di “meticciamento” formale ed accumulazioni, di una certa arte prodotta in quell’area.
Ci dice la stessa Kathleen J. Graves
Questa installazione è un dialogo su come stanno cambiando i nostri metodi di comunicazione dalla scrittura a mano e lettera timbrata a Internet e iPhone.

Dalla secolare storia letteraria composita, fatta di lettere personali consegnate con cavallo, pullman e vettore postale ad amici e persone care, alla costante domanda della posta elettronica, ai testi elettronici fino al meraviglioso accesso alle informazioni su Internet.
Questi formati riuniscono i ricordi e le esperienze che sono stati e sono ora. La lettera e il francobollo essendo ‘erano’ mentre l’iPhone essendo ‘è’.
Il mio sguardo si concentra sugli attributi della lettera e il design di iPhone. Questi mi portano a vedere scomparire in una scia il vecchio ed il passé, nell’abbraccio dell’ accessorio personale – così utile e accattivante.
Poichè la tecnologia apre facilmente modi più vicini per parlare, conoscere ed esprimere, sono lieta di entrare in contatto con esso. Non è senza rammarico che lascio ceralacca, francobolli e l’emozione di ricevere una lunga lettera di idee. Ma la comodità e l’immediatezza di iPhone e il suo panorama variegato di opzioni sono diventate indispensabili per me e per tutti quelli che conosco.

La ‘Poesia’ esiste all’interno di questo cambiamento- slittamento esponenziale di materiali e conversazioni tra menti e tecnologia. Il cambiamento è in questo modo, credo. Comincio a capire che ogni esperienza è unica e la scoperta e il tempo ci muovono in avanti e lasciando interi mondi dietro. E ‘come guardare vecchie fotografie in modo diverso da come abbiamo vissuto i momenti immortalati. Sai di più ora – Sei sempre nuovo.

Questa all’Inner room è la sua prima personale

inner room jewelbox© scatola luminosa dove si apprezza l’incontro tra la cultura e la manualità artigiana del gioiello d’artista, ospita per l’occasione gioiello ideato da Kathleen J. Graves e realizzato dagli orafi di fusi&fusi.

Il coordinamento teoretico è a cura del Dott. Romeo Giuli

Kathleen J Graves è una fotografa il cui lavoro è basato sul suo amore per la natura e la tecnologia. Unisce insieme idee sui Nanobots e le nuove forme di vita che vivono e lavorano in paesaggi all’aperto.
Le opere cosiddette ‘Dark Garden’ riflettono sul cambiamento dei modelli meteorologici a livello mondiale e le inondazioni nella zona di Long Island di New York, dove vive.
Kathleen J ha mostrato il lavoro a New York, Miami e in Europa. Nel novembre 2014 ha preso parte alla mostra collettiva ‘De Bello Naturae – della serie, Disfide’ presso il Castello di Barletta in Italia. Kathleen insegnerà un Workshop – La Eternamente malleabile, Intensità de Tecnologia di espressione a Bisceglie, (Ba) Italia nel mese di novembre.
Ha esposto a Miami Basel a cura di Giovanni Hanhardt per ‘Framing the Moving Image’, dicembre 2013. Nel 2014 queste opere cosiddette ‘Studi bot’ sono entrate alla Cricket 2_All_KJG (1)Taplin Collection e sono parte dello spettacolo in corso al Sagamore Art Hotel. Lei è stata oggetto di un articolo del Hufngton post nel 2014 di Jacqueline Vescovo intitolato ‘Kathleen J Graves Appassionato avvocato d’arte per l’Ambiente’.
Ha partecipato a Paesaggi contemporanei’ a New York, ‘Arte che scorre’ alla Columbia University
E come ospite ad ArtMill nella Repubblica Ceca. Ha avuto un mostra personale a Bari, Italia
ed ha partecipato ad un Colloquio internazionale e mostra a L’Avana, Cuba.
Kathleen J Graves è Assistant Professor of Art presso la New York University e ha anche insegnato al Sarah Lawrence College e il Centro Internazionale di Fotografia di New York. Già direttore tra 2005-2012 del Advanced Digital Print Studio alla NYU dove si insegna tecniche sulla stampa digitale di grande formato. Lei è un artista praticante presso Gravus Print Studios nell’area metropolitana di New York.
Questa all’inner room è la sua prima personale.


SERGIO SARRA

Sergio Sarra

sarra

Opening 15 novembre 2014

ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via Guccio di Mannaia, 15 Siena

durata mostra: 15 novembre – 15 dicembre

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

inner room© – inner room jewelbox©
per il ciclo Talents ha il piacere di presentare Sergio Sarra, una istallazione site specific, preceduta da un talk dell’artista con gli architetti Carlo Nepi e Marina Gennari incentrata sulla sua casa studio di recente costruzione

L’opera di Sergio Sarra che presenta appositamente si relaziona in maniera costruttiva con lo spazio interno dell’inner room in un dialogo elettivo tra lo spazio inteso come modulo architettonico e visivo e la sua opera la quale si basa su uno degli assunti cardine del pensiero artistico italiano: il disegno.

L’eleganza e la pulizia formale interpretate con senso di agilità formale, danno vita a quadri – disegno come luoghi narrati, agiti con fisicità performativa e primigenio stupore. Il disegno è narrazione a se stessi ed agli altri, schema, visione ed anche condivisione. Il disegno è progetto infatti Sarra ha usato il suo disegno, diremmo segno, per realizzare insieme agli architetti dello Studio Zero85 di Pescara la sua casa studio, un tema architettonico storico e vasto con cui molti artisti del passato e abbastanza pochi del recente tempo si sono confrontati.

Disciplina e rigore unite alla coltivazione relazionale intesa come pratica formale di accompagnamento all’opera sono le note che hanno portato a porre enfasi sulla recente realizzazione dello studio abitazione dell’artista fabbricata nel comune di Manoppello (Ch). Tale opera ci piace intenderla e proporla come atto di creazione artistica che sintetizza formalmente quanto espresso nel corso della carriera ed anche come elemento di sintesi unico nel panorama dell’arte contemporanea .
Sarra ha cercato in questo un nuovo centro di cui appropriarsi o riappropriarsi nel quale la sua vita familiare all’interno della quale ha scelto di operare come uomo e come artista fosse un fulcro.

Tutto questo è a nostro avviso volto a costruire uno spazio che contenga la vita da cui l’opera o in cui l’opera prende forma. Tale realtà è degna di nota e può essere volano di ispirazione ed analisi al tempo stesso.

Questa all’Inner room è la sua prima personale

inner room jewelbox© scatola luminosa dove si apprezza l’incontro tra la cultura e la manualità artigiana del gioiello d’artista, ospita per l’occasione gioiello disegnato dallo stesso Sergio Sarra e realizzati dagli orafi di fusi&fusi.

Il coordinamento e l’allestimento è a cura del Dott. Romeo Giuli

L’evento si inquadra nella manifestazione: “Open zona Toselli”
insieme al finissage delle mostre “Occhio innocenrte”

Sergio Sarra was born in Pescara in 1961, lives and works in Abruzzo.
From 1983 to1988 was a student at the Academy of Fine Art in Bologna. In 1989 he invited to the Mediterranean Biennal at the Macba of Barcelona and in 90 to the Expace Cartier in Paris; that same year he held his first solo exhibition at Alice art gallery in Rome, presenting an installation made up of four long glass panels lit by the white light of industrial neon. In 1993 he partecipated at the Venice Biennale in the Aperto section and in the exhibition “De Europa” in the Museum of Modern Art of Athens, both curated by Achille Bonito Oliva. In 1997 he founded the aperiodic magazine Orlo edited by Zerynthia and partecipates in exhibition “Sign, Sound, Sacred, Sense” curated by Lorenzo Benedetti, “Odisseus” and “FuoriUso” curated by Giacinto D Pietrantonio. In 2000 Sarra exhibited in Rome at Volume! Foundation and care “Conversione di Saulo” at Palazzo Odescalchi also in Rome, and is invited at the Havana Biennal in the Exhibition “Window onto Venus”. In the same year he married Elisabetta Ruscitti in Amalfi and the couple moved to Naples where Sarra opened his studio, here he conceived his Table Sculptures as well as several performances, among which “D. dal Vero n.1”, presented at Palermo’s Micromuseum (2004) and at Bucharest’s MNAC and “Trave Excercise” product by Zerinthya in Paliano. In the following years he exhibited in the cities of Porto, Florence, Rome, Milan, Lisbon and partecipated in numerous group show including “Altered States” curated by Nicolas Bourriaud and Paolo Falcone at WAX in Budapest and “Cose mai viste” curated by Achille Bonito Oliva at the Terme of Diocleziano in Rome. In 2011 he was invited to the Italian Pavillon at the Venice Biennale and betwen 2012 and 2013 develops projects “Monsuno, episode I and II” at Pio Monti gallery and Garage Carcani and “un ambiente, sei vetri” at the Conservatory of Santa Cecilia in Rome. Together with the young architects of StudioZero85 designs and builds his new study-house in Abruzzo, who in 2014 received an honorable mention at Fritz Hoger Preis in Berlin and is named among the finalist at the Wienenberger Award in Vienna.


Tendoni

Pietro Capogrosso

tendoni

Opening 11 ottobre 2014

 – ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via Guccio di Mannaia, 15 Siena

durata mostra: 11 ottobre – 11 novembre

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

Questa mostra si inserisce nell’evento “Open Zona Toselli” che parte idealmente da una frase del filosofo tedesco Ernst Gombrich: «Non esiste Occhio innocente. Quando si pone al lavoro, l’Occhio è sempre antico, ossessionato dal proprio passato e dalle suggestioni, vecchie e nuove, che vengono dall’orecchio, dal naso dalla lingua, dalle dita, dal cuore e dal cervello» e Pietro Capogrosso presenta una serie di nuovi dipinti denominata affettuosamente “Tendoni”. Il termine tendone indica un metodo o modo di “Allevare la vite” tipico di una certa area dell’Italia. Questi nuovi lavori di Capogrosso che presenta in anteprima all’inner room non si rifanno però a quella immagine georgica che potrebbe essere un bagaglio della sua esperienza di vita. Il pittore infatti è nato e cresciuto in una famiglia ed in un milieù di allevatori di vitis vinifera nella celebre zona di Trani.

Incontrano piuttosto la forma mentale del tendone grazie ad una pittura intellettuale fatta di allevamento di segni. In poche parole un soggetto riconosciuto e riconoscibile trovato proprio rifuggendo la pittura di soggetto e allevando sulla tela la pittura di segno, anzi di disegno. Un’apparente contraddizione che invece è la sua cifra espressiva. Un disegno pittorico dove la velatura e la tonalità si hanno grazie al passaggio tramato del segno, esempio forse unico nel panorama odierno e non solo. Di qui il rimando alla precedente mostra all’ inner room del 2010 dove il focus era il disegno nell’acqua ovvero nel divenire fluido della pittura, stavolta invece seguendo questa personale attitudine formale, il disegno diventa a pieno titolo pittura.
L’occhio rinnovato dell’autore fugge il noto per l’ignoto, dove quest’ultimo è inteso come novità, raggiunta per predisposta apertura dello spirito alla vita.

L’occhio quindi, rispondendo alla frase di Gombrich, non è innocente ma può essere rinnovato.
La meraviglia è incontrare in questo nuovo anche la propria memoria fatta di sole, di polvere, di tetti viventi, e di infantile stupore di fronte alla forma materna della pianta di vite che cala dall’alto, amorevole e rassicurante, nella calura estiva delle interminabili mezze giornate pugliesi.

Un messaggio misterioso e palese nel contempo, ci viene da questi quadri che si iscrivono nella grande tradizione pittorica a volte definita convenzionalmente astratta.

Pietro Capogrosso (Trani, BT, 1967) si Laurea in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera dove tutt’oggi insegna.
Le sue mostre pubbliche selezionate degli ultimi dieci anni sono:
2010 “Disegnavano quadrati d’acqua” Fusi&fusi, inner room of Contemporary art, Siena, “Est”, Vedetta del Mediterraneo, Giovinazzo, a cura di Lia De Venere
2011 “54° Biennale di Venezia” pad. Puglia ex convento di Santa Scolastica, Bari; pad. Italiani nel
Mondo, Istituto di Cultura, Mosca (Russia), 2011 “Il giardino segreto. Opere d’arte dell’ultimo cinquantennio nelle collezioni private baresi” ex convento di Santa Scolastica,Bari, a cura di L. De Venere e A. Marino
2010 “Made in Filanda” loc. la Filanda, Pieve a Presciano,Arezzo, “Deliverance” fusi&fusi inner room
2008 “1953-2003. Una collezione privata”, Sotheby’s – Palazzo Broggi, Milano.
2006 “Intramoenia/Extra Art”, Castello di Manfredonia, a cura di Achille Bonito Oliva e Giusy Caroppo
2005 Playground and Toys, Hangar Bicocca, Milano a cura di Adelina Von Furstenberg Di un solo mare di tanti mari, Istituto Italiano di cultura, DGB Haus, Stoccarda, a cura di L. De Venere “Crysalis”, teoria dell’evoluzione, Castello Svevo, Bari, a cura di G. De Palma
2004 Arte Italiana per il XXI secolo, Palazzo della Farnesina, Roma, a cura di L. Canova.
“ Anteprima – XIV Quadriennale d’Arte, Palazzo della Promotrice delle Belle Arti, Torino.
“ Confini” Castello Svevo di Trani, a cura di Giusi Garoppo, catalogo con testo di Achille.
“Le Opere e i Giorni, la Vanitas”, Certosa di Padula,Salerno a cura di Achille Bonito Oliva.

Questa all’Inner room è la sua seconda personale

inner room jewelbox© scatola luminosa dove si apprezza l’incontro tra la cultura e la manualità artigiana del gioiello d’artista, ospita per l’occasione gioielli disegnati dallo stesso Capogrosso e realizzati dagli orafi più trendy di Barcellona.

Il coordinamento e l’allestimento è a cura del Dott. Romeo Giuli

L’evento si inquadra nella manifestazione: “Open zona Toselli”
insieme alle mostre


PROSSIMITà/ULTERIORITà 2014


Sit On It

Luca Lupi

lupi

Opening 12 aprile 2014

 – ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via Guccio di Mannaia, 15 Siena

durata mostra: 11 ottobre – 11 novembre

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

Con il terzo appuntamento del ciclo PROSSIMITà/ULTERIORITà , inner room© presenta l’opera recente di Luca Lupi. Fotografo nel vero senso del termine si sta affermando sulla scena nazionale ed europea con un rinnovato senso di approccio al tema del paesaggio come tale, senza cioè le varie declinazioni interpretative riferite alla lettura del medesimo in relazione all’esperienza interiore dell’uomo.

Un lavoro dal segno asciutto e preciso,lucido e fermo ma al contempo tenero e pieno di vita che ci accompagna in questo terzo appuntamento in cui i termini di Prossimità ed ulteriorità vengono intesi come propedeutici a quello di “scopo” e non alle mere categorie fenomenologiche a cui ci siamo dedicati di recente.

Una narrazione per immagini che dipana in una sorta di tavola putingheriana visiva un percorso verso l’ulteriorità intesa come supremazia, uno stare sopra che ogni uomo in raggiunge compiendo il suo scopo e non dominando sugli altri. L’ulteriorità diventa quindi posizione superiore da conseguire approcciando la prossimità intesa come ambiente ma anche come opportunità . Avvicinandosi ad una costa o ad una montagna. Prossimità=approccio, in funzione di un’ulteriorità=supremazia.
Una visione nuova di questi due termini filosofici che viene riconosciuta grazie a queste opere di Lupi.
Il titolo “sit on it” è evocativo di come assumere una posizione nei confronti del mondo delle circostanze della vita e finalmente anche del paesaggio, ovvero il sedersi sopra

Questo rimando al prendere sede al risiedere diventa sinonimo di vivere e quindi assumersi la responsabilità di amministrare secondo il proprio scopo precipuo in funzione della vita stessa. Il paesaggio a distanza che Lupi ci figura è si prossimo ma settato sulla verticalità e l’ulteriorità è il sedercisi sopra. Il dominio nel servizio, la responsabilità dell’amministrare.

Luca Lupi ( Pontedera, Pi, 1970 ) Fotografo, parallelamente all’attività professionale che lo ha portato ad indagare paesaggi ed architetture ed elementi del patrimonio storico artistico della Toscana, ha sviluppato una personale ricerca in riferimento allo spazio ed al tempo in fotografia. Questa originale ricerca linguistica lo ha portato di recente ad essere selezionato al Festival della giovane fotografia europea, Parigi Centquatre.

Ner recente passato ha esposto in importanti istituzioni culturali in toscana quali: Museo Nazionale Villa Guinigi, Lucca, Palazzo Medici Riccardi, Firenze, Villa Pacchiani, Santa croce sull’arno, Pisa. Notato all’estero, Cina, Grecia, Siria in importanti selezioni sul tema del paesaggio. Attualmente è in preparazione una sua personale ad Arles in Francia terra di recente adozione operativa.
La sua ricerca è stata oggetto di pubblicazioni ed ha destato l’interesse di collezionisti della materia. Questa è la sua prima mostra all’inner room.

inner room© . Inner room nasce in continuazione e in discontinuità con la vicenda artistica italiana: l’aspetto continuativo si riferisce soprattutto al carattere performativo della iniziativa; tutti i dettagli sono caratterizzanti un atteggiamento artistico compartecipativo degli autori. L’aspetto discontinuativo è rappresentato dal fatto che gli autori non sono sotto la tutela di colui che li presenta e rappresenta: non più artisti che delegano. In questo senso si rivaluta la tradizione da quella performativa a quella riflessiva ed eremitica. Siamo ovviamente lontani da ogni intendimento di vuota celebrazione rituale: l’umano e il transcendente ritrovano un equilibrio antico.
E’ un’ etichetta di produzione artistica nata in Siena nel 2010 originariamente come spazio underground di 7 metri quadrati letteralmente sotto il livello stradale all’interno dello storico negozio fusi&fusi. organizza ciclicamente in sede ed in differenti luoghi mostre ed incontri coinvolgendo i talenti dell’arte contemporanea nelle molteplici realtà di ricerca e produzione dell’azienda stessa, il tutto per la crescita spirituale, sociale ed economica delle persone che sono e che passano da Siena. Per la sua natura si adatta anche al dialogo con realtà operative e produttive di vario indirizzo, apparentemente lontane all’arte contemporanea, riuscendo secondo il suo scopo ad individuare il potenziale dello spazio, favorire la nascita e sviluppare il dialogo opera/uomo coniugando il linguaggio dell’arte con la valorizzazione di senso della realtà che lo ospita. inner room presenta per ogni mostra un gioiello d’artista.
inner room©

inner room jewelbox scatola luminosa dove si apprezza l’incontro tra cultura e la manualità artigiana del gioiello d’artista presenta per l’occasione una selezione di coralli e madreperle il cui autore è il medesimo di quanto appare nelle foto di Luca Lupi

Il coordinamento e l’allestimento è a cura del Dott. Romeo Giuli
l’evento si inquadra nella manifestazione : open zona toselli
insieme alla mostra Gres di Terry Davies presso lo spazio Casanova, viale Toselli, 25 Siena


Why Sgherri?

Gianluca Sgherri

why-sgherri

Opening 8 marzo 2014

 – ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via Guccio di Mannaia, 15 Siena

durata mostra: 8 marzo – 8 aprile

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

Con il secondo appuntamento del ciclo PROSSIMITà/ULTERIORITà , inner room© presenta l’opera recente di Gianluca Sgherri. Il pittore ci mostra la sproporzione come struttura costitutiva della condizione umana nelle cui aperture e nella cui luce boreale si coglie quella atmosfera di speranza e che l’espressione “già, non ancora” anima in altri contesti del pensiero, come quelli di Hans Urs von Balthasar o di Ernst Bloch e ci permettiamo di asserire anche sottintesi in quello di Levinas.

In Sgherri la ludica contestazione della totalità e la sua sostituzione con l’infinito sconvolge la traccia dell’altro. L’infinitudine della prospettiva lascia la condizione umana allo scoperto e l’uomo intirizzito nella sua nudità dentro i panni di tutti i giorni, la presunta diaconia diventa “tenerezza e responsabilità”. La prossimità che penetra la coscienza, porta con se il rischio di poter tenerla in ostaggio, è allora l’intenzionalità a invertire questo corso trasformandola in etica . Ciò pervade di radicalità etica la speranza intesa come profonda attesa e scoperta di un’ulteriorità. Essa si intreccia con quella del senso dell’espressione “già, non ancora”, senza sproporzione non sorge il problema dell’ulteriorità: si va oltre per un desiderio di compiutezza, di compimento, la cui esigenza matura dall’avvertire un consistere su più piani sia asimmetrici che simmetrici, e quindi da una situazione di multivocalità. Il “già, non ancora” si articola in una dimensione temporale che ricorda quella descritta da Paolo di tarso nella 1^ Corinzi, che concepisce l’amore come compresenza di affermazioni nelle reciproche mancanze intese come aspettative da colmare. In Sgherri l’ulteriore non è tuttavia dialettico, ma fenomenologico: è l’intenzionalità che cambia di segno, che avvolge la persona cioè la coscienza. Nella nostra prospettiva ribadiamo che l’ulteriore è ciò che la prossimità ci fa presagire e una volta sfiorata la comprensione completa riapre il problema, in un itinerario che una richiesta di senso finale rivela sempre incompiuto fino al suo raggiungimento interiore.

Il lavoro di Sgherri seguendo le proprie tracce si è imposto nei primi anni 90 come di importante mutamento nell’ambito della pittura figurale italiana. Famose le piccole tavole dove illustrava le atmosfere oniriche derivanti dalla matrice Tarkowskiana condivisa con l’artista Andrea Santarlasci e i fuoriscala con uomini piccoli in un paesaggio di oggetti grandi il tutto immerso in un’atmosfera siderale. Queste opere notate a suo tempo dalla critica internazionale, lo hanno portato ad essere un precursore di quell’arte basata sul programma photoshop che di li a poco sarà praticata con un’ atmosfera metropolitana da molti artisti tra i quali si ricordano Loris Cecchini, Botto e Bruno ed altri.

Sgherri oggi propone una relazione tra quadri di diverso soggetto che visualizzano come in una prospettiva a volo d’uccello un percorso di pareti giardini spazi infiniti, introflessi ed estroflessi coi piani ribaltati, da cui escono pneumi improvvisi: una metafora della vita.

Gianluca Sgherri (Fucecchio,Fi, 1962) Pittore attivo in italia dal 1990 ha esposto in personali e collettive in gallerie commerciali e musei in italia. La sua ricerca è presente in collezioni sia private che pubbliche in Italia e all’estero. Questa è la sua prima mostra all’inner room.

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inner room jewelbox scatola luminosa dove si apprezza l’incontro tra cultura e la manualità artigiana del gioiello d’artista si presenta:

Rino Conforti “Golden Bronze”

Rino Conforti ( Verona 1948) . Architetto scultore ha esposto prevalentemente in spazi pubblici in Italia, a Siena ha costituito una bottega artistica di tipo rinascimentale con due sedi dove realizza opere di arte applicata. Conforti ha uno spiccato talento grafico che spazia tra molteplici discipline artistiche si contraddistingue per una serie di piccole sculture in argento e gioielli in bronzo il cui tema delle tensioni costruttive e delle nervature ritoccate a foglia d’oro lo pongono in una dimensione aulica di ulteriorità, ovvero il passaggio trans-sensoriale verso una dinamica che potremmo dire foto-esposta esposta alla luce. Il piccolo formato diviene monumentale nella sua arte e si trasforma in una “scultura macchina” che produce luce dilatandosi nello spazio definendo in ricerca l’ulteriorità. Indossare il gioiello come un’arma di la luce è in conforti indossare la forma ed il segno.

Il coordinamento e l’allestimento è a cura del Dott. Romeo Giuli


Vertigo

Matteo Appignani

appignani Opening 6 febbraio 2014

 – ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via Guccio di Mannaia, 15 Siena

durata mostra: 6 febbraio – 6 marzo

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

inner room© per il ciclo PROSSIMITà/ULTERIORITà ha il piacere di presentare la mostra personale di Matteo Appignani “Vertigo”

Con il ciclo PROSSIMITà/ULTERIORITà , inner room© offre attestazione e prova di una ricerca nel pensare che non si affretta verso una affermazione metafisica che si pretende convalidata dal solo fatto di volersi come antidoto contro le derive pragmatico-relativiste e nichiliste dominanti il pensiero attuale ma intende gettare le basi per un discorso nuovo. In questo primo episodio si ha il piacere di presentare le opere di Matteo Appignani pittore.

Desideriamo qui partire da una dichiarazione di Derek Prince che a nostro parere ci introduce nella corretta prospettiva circa l’interazione prossimità e ulteriorità.

“Possiamo vedere la grandezza la sapienza e la potenza di Dio in tanti modi : nella creazione , nei mari , nelle montagne , nelle stelle e il sole e la luna , in tutte le forze potenti che vengono rilasciati in questo universo in cui viviamo (prossimità ndr) . Ma non abbiamo accesso a Lui attraverso queste cose . Esse dimostrano la sua grandezza , ma non lo rendono disponibile per noi.
Ma Dio, nella sua bontà e nella Sua misericordia , ha esaltato soprattutto quelle manifestazioni del Suo potere , due cose : il suo nome e la sua parola . E ha fatto per amor nostro , perché mediante il suo nome e attraverso la Sua Parola abbiamo accesso a lui( ulteriorità ndr) .” DP

In questo assunto le ‘categorie esistenziali’ di prossimità e di ulteriorità anche approfondite in un recente lavoro di Armando Rigobello, vengono secondo noi poste in interazione guardando alla condizione umana, come tensione-verso, desiderio, approccio, esitazione, speranza. Un già e non ancora.

La prossimità esprime quindi una vicinanza tratte¬nuta, una situazione al limite, un arresto che non annulla l’intenzionalità. che ro¬vescia l’intenzionalità disegnando un movimento che va dall’oggetto al soggetto, che muove cioè dal presentarsi di un “volto”, una “ facciata” ci dice Appignani, che ci visita e ci invita ad una con¬vocazione.

L’ulteriorità è ciò che la prossimità ci lascia presagire, è l’apertura di una domanda che si presenta come richiesta di compimen¬to finale, intravisto e mai posseduto. Come un colore assoluto che non per forza indica il vuoto. La prossimità riserva sempre una insuperabile alterità, che non si esaurisce né nella comprensione né nella insormon¬tabile differenza. Perciò l’ulteriorità spinge altre, alla ricerca non di una totalizza¬zione, ma all’incontro nel trascendimento che si sottrae a ogni totalizzazione, orientandosi verso una pienezza di senso, una “parola che ci precede e ci salva”, per dirla alla Paul Ricoeur. Colta nella dialettica di prossimità e ulteriorità la condizione umana si presenta come at¬traversata da una dinamica di trascendimento e come abitata da una richiesta di senso, un senso che deve assumere una connotazione personale, essere cioè una “vita intellettualmente rinnovata”, per non cadere nell’’idolatria.

Il lavoro di Appignani non si arresta all’ermeneutica visuale di differenze che si pretendono non-mediabili, Vuoto Pieno, tratto-colore ma opera un rovesciamento della sintesi passiva, pre-riflessiva, pre-discorsiva, dove il Dire, il primo Dire, genera il discorso. In tal senso un avvenimen¬to pre-linguistico precede il discorso come comunicazione, e l’etica, come prossimità che si istituisce dalla visitazione del volto dell’altro rappresentato dalla facciata intesa anch’essa come discorso che si articola come soglia di un’ulteriorità che lo ha già accolto e quindi preceduto. Un fare artistico operato nel silenzio di campiture estese contigue a segni intelligenti e precisi, dove si respirano le arie tipiche di una certa pittura di chi guarda bagnare l’adriatico. Definiamo quella di Appignani una cuspide formale dell’arte italiana in cui la vena materico-chimica e quella inespressionistico-monocroma partendo dal terreno comune dello spazialismo si incontrano provocando una vertigine alle convenzioni.

Matteo Appignani (Spoltore (Pe), 1977) Pittore da tempo residente a Firenze ha esposto in personali e collettive in gallerie e Musei in italia come il Pan di Napoli, affianca non di rado l’attività di performance pittorica a quella di ricerca in studio Questa è la sua prima mostra all’inner room.www.matteoappignani.it

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Nell’ inner room jewelbox scatola luminosa dove si apprezza l’incontro tra cultura e la manualità artigiana del gioiello d’artista si presenta:

CarLottA j – pizzi

CarLOTTaj è il brand della design fiorentina Carlotta Mazzoni che crea dei leggeri e trasparenti monili con pizzi di grande pregio anche antichi. Le sue composizioni sono pezzi unici realizzati per e sulla persona che mettono in risalto il segno ed il disegno, caratteristica di questa antica tecnica proposta in dei frames geometrici la cui essenzialità esalta il fraseggio dei pieni e dei vuoti. Perfetta assonanza formale con i lavori di Appignani. Una resa estetica della prossimità e ulteriorità. www.carlottaj.it

Il coordinamento e l’allestimento è a cura del Dott. Romeo Giuli

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Innocui

Ela Bialkowska

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Opening 21 novembre 2013

 – ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via Guccio di Mannaia, 15 Siena

durata mostra: 21 novembre – 21 dicembre

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

Per il ciclo love and compassion, inner room ha il piacere di presentare un percorso per immagini dal 2010 al 2013 della fotografa Ela Bialkowska . L’autrice stessa con chiarezza e linearità lo definisce così: “Questo progetto è partito da un lavoro fotografico nato come un esperimento: creare due immagini in bianco e nero di uno stesso oggetto dove le due immagini appaiono una il negativo dell’altra. Una figura, un cipresso, appare in “positivo”, illuminato dalla luce del giorno che si staglia sullo sfondo chiaro del cielo. Nell’altra lo stesso albero, illuminato da una luce artificiale, si discosta dallo sfondo nero della notte. Così quello che a prima vista sembra l’accostamento della stessa fotografia in positivo e negativo si scopre essere due immagini distinte, anche se della stessa figura. Di queste è stato creato a sua volta il loro corrispettivo negativo, creando un ulteriore inganno. Ciò che mi sembrava interessante in questo esperimento era la possibilità di mettere in crisi, anche solo per un istante, le facoltà di chi osserva la fotografia, mettere in dubbio le convinzioni del soggetto e la pretesa di conoscenza certa. Ed è il dubbio, questa innocua ma potente capacità, che può far paura a chi pretende di avere la verità in mano.” La crisi della verità apre la prospettiva della verità. Fedele alla sua tradizione inner room propone per l’occasione un gioiello in argento della serie “sculture indossabili” opera della scultrice orafa Sonia Marcacci il cui lavoro sulla forma e sulla luce si pone in un dialogo profondo con quello di Ela Bialkowska.

Ela Bialkowska ( Krakow , 1973), fotografa è tra i maggiori interpreti internazionali della documentazione di arte contemporanea, le sue foto vengono pubblicate regolarmente in riviste e libri. Ha esposto in mostre personali in Italia ed all’estero prevalentemente cicli di foto realizzati durante viaggi e Questa è la sua prima mostra all’inner room. Il coordinamento è a cura del Dott. Giuli

inner room© è una etichetta di produzione artistica nata in Siena originariamente come spazio underground di 7 metri quadrati letteralmente sotto il livello stradale all’interno dello storico negozio fusi&fusi.

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LO SCOPO DELL’ARTE 2011/2012

Il concept e la curatela del ciclo – iniziato nel 2011 nel retrobottega del negozio fusi&fusi nel centro storico di Siena – è di Federico Fusi per l’etichetta inner room©, ed ha avuto il contributo attivo di Romeo Giuli per gli allestimenti e la teoretica, di Enrico Mazzon per i gioielli, di Ursula Valmori per il coordinamento processuale ed organizzativo. Il ciclo si è composto di quattro parti: la prima, “condizioni per” ha ospitato opere di: Liedeke Kruk (NL), Romeo Giuli (Ita), Jan Fabre (B) eFederico Fusi (Ita); la seconda, “impatto” ha presentato lavori di Bruna Esposito (Ita) e di Marco Fedele di Catrano (Ita); la terza parte, che ha avuto luogo nei locali dell’associazione Brick di Siena,  “in visione” ha visto protagonisti Andrea Santarlasci (Ita) ed Alfredo Pirri (Ita); la quarta, “in novità”, Lucio Pozzi (Usa) e Gilberto Zorio (Ita). Un gioiello ispirato all’opera è realizzato da Enrico G. Mazzon per fusi&fusi.

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retro pozzi

Opening 16 marzo 2012

 – ore 18.00

inner room @ Brick, Tommaso Pendola, Siena

durata mostra: 16 marzo – 16 aprile

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

per il decimo ed ultimo appuntamento del ciclo dedicato allo scopo dell’arte , affrontato con la significativa opera “Per purificare le parole” di Gilberto Zorio, con il supporto della Galleria Poggiali e Forconi di Firenze.

Emblematica a partire dal titolo che ne riassume la poetica concettuale, quest’opera è un vero e proprio strumento spaziale, simbolico e pratico dove le parole possono essere parlate, passando attraverso delle condutture in cui simbolicamente si purificano. Dal boccaglio recettore attraverso il giavellotto vettore, le parole entrano nel vulcano modellato con sabbia dello Stromboli catalizzata con impasti naturali come ad evocare il fuoco che purifica gli elementi. Con quest’opera di Zorio si ha un’opportunità nuova: quella di considerare come un ambiente ciò che convenzionalmente è considerato un mezzo. Questo avviene grazie all’intuizione presentata dall’artista, ovvero la necessità che le parole possano essere purificate, riportate cioè alla loro essenza originaria di elementi senza essere decontestualizzate dal linguaggio, che è l’ambiente nel quale vivono e si esprimono.

L’opera “Per purificare le parole” è chiamata a chiudere il ciclo in quanto assume, in tipologia, il simbolo di ogni opera d’arte e gesto artistico il cui destino appare quello di rendere visibile, vero e reale ciò che è in realtà è già presente nel mondo invisibile.
In tutto questo vi è sia il superamento che il rinnovamento.
Gilberto Zorio (Andorno Micca, Biella 1944 ). L’energia è la costante che attraversa l’intera opera di Zorio, dagli attrezzi ‘per purificare le parole’, alle stelle, alle canoe, alle ‘macchine irradianti’, tutte immagini in movimento, vettori d’energia, che costruiscono di volta in volta la forma stellare. Zorio dal 1967 ha partecipato alle principali mostre dell’Arte Povera. Innumerevoli sono le sue mostre, personali e collettive, presso spazi pubblici e privati, tra cui: il Kunstmuseum di Lucerna, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, la Galleria Civica di Modena e il Kunstverein di Stoccarda, il Centre d’Art Contemporain di Ginevra e il Centre Georges Pompidou di Parigi, la Philadelphia Tyler School of Art, la Fundacao de Serralves di Oporto, l’Istituto Valenciano de Arte Moderna di Valencia, il Centro per l’Arte Contemporanea Pecci di Prato, Documenta di Kassel, la Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento, il Dia Center for the Arts di New York, la Certosa di Padula. Nel 2011 ha preso naturalmente parte alle mostre del ciclo Arte Povera 2011 tenutosi in vari musei italiani ed esteri.

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Ripples/Increspature

Lucio Pozzi

retro pozzi

Opening 27 gennaio 2012

 – ore 18.00

inner room @ Brick, Tommaso Pendola, Siena

durata mostra: 27 gennaio – 27 febbraio

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

Inner room© e BRICK, per il ciclo lo scopo dell’arte, presentano la mostra personale Lucio Pozzi “ripples/increspature” in via Tommaso Pendola, 8. Opening venerdì 27 gennaio ore 18.Il nono appuntamento del ciclo dedicato allo scopo dell’arte presenta una personale di Lucio Pozzi che espone cinque degli innumerevoli episodi della sua ricca produzione, tra cui due lavori inediti. La relocazione nell’opera d’arte e la riorganizzazione stilistico linguistica libera da ogni schema di riferimento culturale o commerciale è l’atto di novità conseguente alla rottura del reale affrontato nella mostra precedente.

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L’arte di Lucio Pozzi esplora da decenni i processi di “espressione liberata”, operando azioni vaste all’interno del linguaggio dell’arte in tutte le sue aree sia formali che concettuali nonché espositive ed ha contribuito e contribuisce ad aprire sempre nuove riflessioni sullo scopo dell’arte, a partire dalla sua liberazione dalle convenzioni.

 

 

 

 

 

L’assoluta libertà linguistica con la quale Lucio Pozzi si muove rinnova le forme, i contenuti e le ispirazioni, unificando i tre livelli nell’essere materia d’arte indistinta che, a seconda delle necessità, trova forma nell’istallazione, nella pittura, nella performance nonché in speciali conferenze. foto-2-1Questi atti di rinnovamento continui lo pongono come anticipatore di istanze che nel tempo sono riscontrabili nell’opera di artisti successivi (a parere di molti, alcune istanze espressive si possono cogliere nei lavori successivi a quelli di un artista anche se chi le attua non è a conoscenza del lavoro di chi le ha espresse prima – questo è indice della grande libertà spirituale dell’arte).foto-4

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Passi

Alfredo Pirri

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Opening 16 dicembre 2011

 – ore 18.00

inner room @ Brick, Tommaso Pendola, Siena

durata mostra: 16 dicembre – 16 gennaio 2012

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

 

Opening venerdì 16 dicembre ore 18.00all’inner room© c/o Brick di via Tommaso Pendola  8, per l’ottavo appuntamento del ciclo dedicato allo scopo dell’arte che affronta il tema del camminare nella visione rinnovata con un lavoro di Alfredo Pirri della celebre serie “Passi”.

Lastre di specchio adagiate sul pavimento creano un ambiente unico di profondo impatto, invitando il visitatore a percorrere l’opera fisicamente. Per definire o ridefinire lo scopo dell’arte è necessario compiere dei passi che causano delle crepe nel reale riflesso. Il reale riflesso, così come si legge in uno specchio, è infatti l’elemento convenzionale e tradizionale: quello che c’è sempre stato e che è necessario rompere come azione di conseguenza. Il camminare nella visione rinnovata causa la rottura del riflesso del reale, per cui la realtà nuova che si determina è il risultato che nasce dalla rottura di quella riflessa.
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“Passi” diventa quindi una metafora
di un camminare verso la libertà. Elemento di novità nella serie “Passi” è dato ulteriormente  dall’amplificazione sonora delle rotture ricondotte a misura ambientale autonoma nello stesso spazio espositivo in cui il gesto diventa suono che diventa forma. Passi costituisce una grafia in divenire, un grande quadro astratto, elemento quest’ultimo che lo ascrive nell’ambito del grande astrattismo italiano.

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Alfredo Pirri (Cosenza 1957), vive e lavora a Roma. Tra le principali mostre ricordiamo la partecipazione alla Biennale di Venezia, Aperto ed in importanti musei e gallerie internazionali quali Le Creux del’Enfer, Thiers e Les Halles  Centrales, Rennes, Walter Gropius Bau, Berlino, Mitchell Museum, Illinois, USA, Museo di Palazzo Fabroni, Pistoia, 1995, Galleria Tucci Russo,1996, Fondazione Volume! Roma 1998, Minimalia, PS1, New York ,1999, Villa Medici, Roma, 2000, Biennale d’arte contemporanea di l’ Havane,2001, Palazzo delle Papesse Siena, Certosa di Padula, Galleria Oredaria Roma 2004.
Ha insegnato presso la “Bezalel Academy” di Gerusalemme (Israele) e l’Accademia di Belle Arti di Lione (Francia). Il suo lavoro è seguito dalle più affermate riviste d’arte e dai critici più attenti e impegnati sulla scena dell’arte contemporanea. Di recente ha realizzato un’opera permanente per il museo nazionale di Reggio Calabria che inquadra le opere che lo rendono famoso in tutto il mondo, i “Bronzi di Riace” e “La testa del filosofo”. Sempre nel mese di dicembre 2011 inaugura un intervento di durata biennale alla Gnam di Roma.

inner room© organizza ciclicamente mostre ed incontri coinvolgendo i talenti dell’arte contemporanea nelle molteplici realtà di ricerca e produzione delle aziende il tutto per la crescita spirituale, sociale ed economica delle persone che sono e che passano da Siena.

Brick Centro per la Ricerca e la Cultura Contemporanea da tempo collabora e stabilisce relazioni culturali con le più efficaci realtà senesi e italiane. In linea con la propria mission, è lieta di supportare con un’inedita joint venture il progettolo scopo dell’arte proposto da inner room©.

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Nella visione probabilmente

Andrea Santarlasci

 

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Opening 10 novembre 2011

 – ore 18.00

inner room @ Brick, Tommaso Pendola, Siena

durata mostra: 10 novembre – 10 dicembre

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

 

Con il settimo appuntamento del ciclo dedicato a “lo scopo dell’arte” inner room in collaborazione con l’associazione culturale Brick presenta una personale di Andrea Santarlasci, inaugurando con questo evento l’attività espositiva nello spazio dell’associazione in via Tommaso Pendola, 8 a Siena.

Il rinnovamento dello sguardo è il tema di questo settimo appuntamento. Nel lavoro di Andrea Santarlasci è presente una pluralità di linguaggi, dove convivono molteplici tecniche, oltre ad una grande varietà di materiali. Caratterizzato spesso da un contrappunto o fusione tra materia e immaterialità, reale e virtuale, materiale organico e inorganico, si evidenziano i temi del doppio, dell’ombra, dell’illusione ottica, del vuoto e del tempo, spesso svelandone i meccanismi.

In questa nuova esposizione, oltre ad una piccola opera tridimensionale degli anni novanta, sarà preso in particolare considerazione il lavoro fotografico da sempre presente e di centrale importanza nella ricerca di Andrea Santarlasci. In tale produzione, come del resto nelle altre opere, si coglie da sempre, con molto anticipo rispetto ai tempi, la dimostrazione di un vedere nuovo. A pieno titolo consideriamo topica l’esposizione di alcune opere di Andrea Santarlasci come inizio della serie sul rinnovamento. Infatti, se con il lavoro di Fedele di Catrano, nella mostra precedente, si parla di linee che necessariamente devono cadere, per dare la possibilità alla visione di rinnovarsi, il lavoro di Santarlasci, con largo anticipo sui tempi (anni ’90), propone quel rinnovamento dello sguardo che è uno degli scopi dell’arte. Rinnovare lo sguardo riproponendo il reale con un occhio nuovo, questo passaggio è necessario oggi per continuare il viaggio nello scopo dell’arte. Senza il rinnovamento dello sguardo non è possibile rinnovare il linguaggio. Gioielli ispirati all’opera su indicazione dell’artista sono realizzati dagli orafi dell’azienda fusi&fusi di Siena.

Andrea Santarlasci, (Pisa, 1964), artista della generazione degli anni ’90 ha percorso in anticipo sui tempi una ricerca aperta e rigorosa che lo ha portato ad esporre in gallerie ed in musei prevalentemente in Italia. Dopo un periodo di riflessione si è affacciato con una rinnovata presenza in esposizioni internazionali quali: XII Biennale Internazionale dell’Architettura e Alfabeta 2 a Venezia. Nel 2012 tra le altre cose terrà una mostra alla Fondazione Mudima di Milano. Questa è la sua prima personale all’inner room.

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Quando le linee iniziano a cadere mi oriento

 

Marco Fedele di Catrano

 

marco-fedeleOpening 14 settembre 2011

 – ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via delle terme, 86 Siena

durata mostra: 14 settembre – 14 ottobre

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

Con il sesto episodio, del ciclo dedicato allo scopo dell’arte inner room ha il piacere di presentare una personale di Marco Fedele di Catrano.

Molte sono le linee, potremmo dire gli schemi ed anche i riferimenti che vorrebbero impedire all’uomo di seguire la propria direzione. La liberazione dai riferimenti imposti dal mondo inteso come kosmos (sistema) è consequenziale all’impatto che ogni artista ha con la sua opera sul sistema stesso e sulle sue convenzioni.
Questa caduta di linee è anzi la condizione per determinare un nuovo orientamento, una nuova presa di coscienza e di direzione rispetto alla propria vita ed al proprio scopo.img_0104

 

Senza la caduta di linee non è possibile un orientamento vero volto al raggiungimento del proprio destino. Ogni opera d’arte determina ed interroga su questa necessaria caduta di linee e di convenzioni anche interne all’arte ed al suo stesso sistema. Fedele di Catrano ci propone con quest’opera dalle seppur molteplici letture una dichiarazione di fiducia che invita a vedere le cadute dei riferimenti quasi come aperture in cui passare. Offrendo in questo una riflessione profonda a partire dal titolo che appare basicamente necessaria in un percorso come quello della definizione o ridefinizione dello scopo dell’arte.

La mostra infatti parte dal titolo di una scultura fatta di tubi abbattuti dal vento che l’artista acquisisce e ripropone come immagine nella sua iconicità quasi astratta.

Gioielli ispirati all’opera su indicazione dell’artista sono realizzati dagli orafi di fusi&fusi.

Marco Fedele di Catrano, (Roma 1976), artista e fotografo.
Dopo una formazione ricca e rigorosa a contatto con molti artisti, è presente in mostre personali e collettive prevalentemente all’estero ed in competizioni nazionali (come lo scorso premio Terna che lo ha visto tra i premiati).
Nel suo lavoro si coniuga la cifra di fotografo e quella dell’istallazione.

L’allestimento è idealmente dedicato al Dr. Romeo Giuli

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Dov’è la vittoria

Bruna Esposito

 

esposito

Opening 28 luglio 2011

 – ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via delle terme, 86 Siena

durata mostra: 28 luglio – 28 agosto

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

Con il quinto appuntamento, del ciclo dedicato allo scopo dell’arte inner room è lieta di presentare una personale di Bruna Esposito.

L’impatto che ogni artista può avere sul quotidiano e sul sociale per la loro trasformazione è il tema di fondo di questo quinto episodio.
Esposito parte da una sua personale esperienza di vita che da oltre vent’anni attua: la raccolta dei materiali organici di scarto, il cui fine è la produzione del compost fertilizzante.

Dichiara l’artista:
“ I lavori sul tema del compost nascono come una scia che accompagna la antica passione che nutro per i gabinetti pubblici. Dal 1986 a Berlino, (dove ho progettato un gabinetto pubblico senza uso dell’acqua potabile per lo scarico, poi realizzato dalla Biennale di Istanbul nel 2003), coltivo il sogno anzi l’utopia di vedere trasformate le deiezioni in fertilizzante. Così, da allora, gli scarti organici della cucina mi sembrano sacri. La cronaca e’ piena di notizie allarmanti sulle discariche, talvolta inefficienti, talvolta indesiderate, talvolta abusive, ma a Siena, Sienambiente ha collaudato un gioiello di discarica. Abbiamo fatto un visita indimenticabile. Documentato l’impianto con delle foto che usero’ per la mostra. L’opera che presento ad inner room e’ un assemblaggio di elementi, che sottendono al concetto delle eterne trasformazioni.”

La mostra, che si può leggere come un opera in corso, si è costruita con un lungo contatto e frequentazione a partire dall’ottobre 2010 tra l’artista, inner room e la società Sienambiente spa che ha aperto i locali del compostatore di Pian delle Cortine a Siena offrendo una referenza ideale ed un solido contributo esperienziale. Inoltre, una parte delle opere in mostra è stata prodotta dalla Fondazione Hangar Bicocca a Milano nel 2011, nell’ambito della rassegna “Terre Vulnerabili”.

Gioielli ispirati all’opera su indicazione dell’artista sono realizzati dagli orafi di fusi&fusi.

Bruna Esposito, (Roma 1960), artista internazionale.
Presente nelle maggiori esposizioni sia personali che collettive in Italia ed all’estero, nonché in numerose collezioni sia pubbliche che private, è stata co-insignita del premio Leone d’Oro dalla Biennale d’Arte di Venezia nel 1999, nel contesto del Padiglione Italia. Nel 2010 ha co-fondato”Neola” un opera-‘associazione a L’Aquila, per contribuire a: restauri, laboratori ed iniziative di sostegno nelle zone del cratere colpite dal sisma.

L’allestimento è coadiuvato dal Dr. Romeo Giuli
Foto invito: esterno, sotto terre vulnerabili © Bruna Esposito/Agostino Osio; interno, compost 2011 © inner room


Sero te Amavi

Federico Fusi

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Opening 21 giugno 2011

 – ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via delle terme, 86 Siena

durata mostra: 21 giugno – 21 luglio

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

Con il quarto appuntamento del ciclo dedicato allo scopo dell’arte inner room è lieta di presentare una serie di marmi di Federico Fusi.

Sero te amavi, pulchritudo tam antiqua et tam nova, sero te
amavi! Et ecce intus eras et ego foris et ibi te quaerebam et in ista
formosa, quae fecisti, deformis irruebam. Mecum eras, et tecum non
eram. Ea me tenebant longe a te, quae si in te non essent, non essent.
Vocasti et clamasti et rupisti surdidatem meam, coruscasti,
splenduisti et fugasti caecitatem meam; fragrasti, et duxi spiritum et
anhelo tibi, gustavi , et esurio et sitio , tetigisti me, et
exarsi in pacem tuam.La citazione Agostiniana bene esprime nella musicalità della lingua latina, che già sembra anticipare le lingue moderne, lo spirito dell’incontro di culture, in dei contesti internazionali e rappresenta motivo di ripensamento per l’arte.Gioielli ispirati all’opera realizzati dagli orafi di fusi&fusi, accompagnano la mostra.Federico Fusi, (Siena 1967), artista internazionale è promotore da anni di una ricerca tesa ad oltrepassare le barriere espressive della scultura lapidea seguendo una visione personale in cui la parola, scolpita, diventa forma. Numerose sono le esposizioni sia personali che collettive affrontate da Fusi, lo scorso 2 giugno è stato inaugurato un monumento da lui eseguito su commissione della Prefettura e della Provincia di Siena per celebrare i 150 anni dell’unità d’Italia, questa all’inner room è la sua seconda personale.

L’allestimento è del Dr. Romeo Giuli

inner room© :
spazio underground in Siena di 7 metri quadrati letteralmente sotto il livello stradale è all’interno dello storico negozio (dal 1973) fusi&fusi che ospita ciclicamente mostre ed incontri coinvolgendo i talenti dell’arte contemporanea nelle molteplici realtà di ricerca e produzione dell’azienda il tutto per la crescita spirituale, sociale ed economica delle persone che sono e che passano da Siena.
fusi&fusi snc- Via G. di Mannaia, 15 z.a. Toselli tel 057743160-fax 057747283 p.iva 00995990520 – Siena 53100

Immagine: © inner room/Bruno Bruchi


The Healing Process

Jan Fabre

fabre

 Opening 18 aprile 2011

 – ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via delle terme, 86 Siena

durata mostra: 18 aprile-25 maggio

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

Con il terzo appuntamento del ciclo dedicato allo scopo dell’arte all’interno del capitolo “condizioni per” inner room è lieta di presentare un brain model di Jan Fabre.

L’opera di Fabre ci mostra di fatto un processo di lavoro, ovvero un uomo spellato, senza corazza, senza apparenze. Si potrebbe dire un uomo indifeso, giacchè la pelle ha funzione di difesa.

Quest’ uomo spellato, quindi un uomo che possiamo definire spirituale, che si affida e che volendosi riferire ll mostra precedente è entrato nel riposo, sta scavando la mente formalizzata dal cervello. Infatti l’uomo naturale cioè attuale usa solo l’organo della mente indipendentemente dallo spirito, una disarmonia della emotività, che inquina la stessa razionalità.

Dopo la gabbia ideologica del ‘900, l’uomo anzichè investire su un sincero moto di ricerca, si è immesso in altre coercizioni, che nell’arte ha visto spesso prevalere “l’onnipotente e creativa” casualità. Il caso che era stato lodato da pensieri marginali della civiltà greco romana, sembra essere tornato improvvisamente in auge come nuova ideologia. L’uomo spellato, ovvero privo di difese e quindi anche di preconcetti, vuole invece tentare quella esplorazione, che è canone classico con l’intento di ottenere liberazione.

Anche nella magnificazione dimensionale del cervello, c’è il moto di questo vivifico auspicio, e non certo l’evocazione di un incubo. Un’opera quindi di assoluta originalità nel panorama dell’arte contemporanea, perchè enfatizza la ragione e le potenzialità dell’uomo, in unione al suo spirito, ed alla sua emotività. Equilibrio di emotività e ragione sono lucido programma necessario per definire o ri definire lo scopo dell’arte oggi giorno.

Jan Fabre, (Anversa, 1958), artista, coreografo, regista teatrale e scenografo, scrittore di fama internazionale è promotore di una ricerca artistica tesa ad oltrepassare le barriere espressive seguendo una visione personale che lo colloca tra i leaders riconosciuti della tradizione artistica fiamminga. Numerose sono le esposizioni affrontate sempre con generosa cura , attualmente in corso le personali: Kröller-Müller Museum , Otterloo (NL)-Museum of Old and New Art in Tasmania (AUS)-Kunsthistorisches Museum, Vienna (A). Fabre ha diretto il Festival d’Avignon, ha realizzato il soffitto della sala degli specchi nel Palazzo Reale del Belgio ed è tra i pochi artisti viventi ad aver esposto al Musée du Luouvre a Parigi, la sua attività si svolge nelle più referenziate gallerie e musei d’arte questa all’inner room è la sua prima mostra a Siena.

Gioielli ispirati all’opera realizzati dagli orafi di fusi&fusi, accompagnano la mostra.

L’allestimento è del Dr. Romeo Giuli P.h.D.
Crediti fotografici: © angelos/Jan fabre, photo by Mario Castinger


Il superamento della maniera

attraverso l’ingresso nel riposo

Romeo Giuli

giuli

 Opening 6 marzo 2011

 

 

 

 

 – ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via delle terme, 86 Siena

durata mostra: 6 marzo – 6 aprile

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

Questo è il secondo appuntamento del ciclo dedicato allo scopo dell’arte all’interno del capitolo “condizioni per”. Il riposo è la condizione che in questa mostra si delinea come nuova e necessaria allo scopo dell’arte. Definiamolo un momento, il riposo non è l’ozio nè tantomeno la passività, ma la condizione in cui c’è il giusto benessere, non c’è clima di stress nè di pressione per assecondare voglie nè tantomeno l’osservanza pedante di regole e pratiche anche apparentemente belle e buone, tutta roba che affatica l’uomo. Il riposo è una condizione interiore che riguarda l’interno dell’uomo, il suo spirito: anzi proprio nel vivere nello spirito sta il riposo in quanto nel suo spirito l’uomo incontra il suo Creatore e capisce qual è la sua giusta posizione nel mondo. Questo particolare stato inseguito come fosse una utopia da molte culture e tendenze è nella realtà attuale già disponibile e dato gratuitamente ad ogni uomo che lo voglia, chi vuole può leggere ad esempio nella Bibbia la lettera ai Galati, capitolo 5 e capire cosa si intende.

Seguendo questa realtà si capisce che il riposo è quindi conseguenza dell’aver scelto una posizione di libertà in cui si vedono le cose in un modo nuovo: le stesse cose della vita ma in un modo sempre nuovo, come ripetuti scatti fotografici di uno stesso soggetto, apparentemente uguali ma nuovi, guardati apertamente e senza paura. Il riposo è condizione in cui il concetto di “maniera”, riconducibile alla faziosità è superata: non più quindi vivere ed operare “al modo di”, ma nel modo creativo vero ed unico che ogni uomo porta nella sua persona e che troppe volte rimane inespresso. Romeo Giuli ha pensato ad una mostra che desse riposo alla mente. Il cui corpo è formato da una immagine fotografica ripetuta nella sua propria unicità, in più scatti come una sequenza di contemplazione unica e continuata in cui la calma del paesaggio è ribadita pur essendo ridefinita in ogni scatto. Queste immagini di pacifica costa marina sono da intendersi come la realtà catalogata da un pittore astratto quale Giuli è. Il tema iconografico scaturito da un’esperienza diretta dell’autore in un momento di riposo della sua giornata, riprende la tradizione figurativa italiana, qualcosa di familiare che risulta un invito ad entrare nel riposo, un concetto importante quanto quasi sconosciuto o equivocato. Gioielli ispirati a disegni astratti accompagnano la mostra.

Romeo Giuli, (Perugia 1961) artista multidisciplinare come pittore si è formato in Italia e U.S.A. seguendo il linguaggio dell’astrattismo novecentesco, la sua attività spazia dalla ricerca figurativa alla pubblicistica, alla medicina, alla consulenza artistica e politica. Ha servito ad oggi in Italia e Germania. con mostre collettive e personali.


Liedeke Kruk

kruk

Opening 27 gennaio 2011

 

 

 

 

 

 – ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via delle terme, 86 Siena

durata mostra: 27 gennaio – 27 marzo

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

Con la mostra di ritratti della artista fotografa olandese Liedeke Kruk (Dieren 1959) inner room Inizia il servizio 2011 che come noto ha un ciclo unico: “lo scopo dell’arte”.

Il lavoro di questa fotografa che usa la polaroid ripropone a nostro avviso la grande tradizione della ritrattistica fiamminga fatta di espressioni intime e vigorosi quanto delicati passaggi cromatici con una tecnica fotografica della passata quotidianità roposta attraverso la stampa su grande formato. La specificità del suo lavoro è quella di un artista che ritrae gli artisti, una ricerca che è iniziata nel 1993 e che ad oggi continua feconda. Il ritratto non è in funzione del ruolo bensì del soggetto, in questo abbiamo notato un passo molto importante, quello cioè di proporre l’artista in quanto essere umano così come lei lo vede attraverso la sua tecnica incerta. Per definire o ridefinire lo scopo dell’arte oggi è necessario partire dal soggetto che compie l’arte ovvero l’uomo artista, l’essere ed il suo scopo nella vita che determina il ruolo nella società e nel sistema. Nel libro del Deuteronomio al capitolo 36 si riporta di come vennero determinati gli artisti ovvero attraverso la scelta di uomini ai quali venne assegnata una particolare “unzione” per compiere opere specifiche e per insegnare agli altri a compierle. Si parla prima di tutto di uomini, poi di uno scopo poi di un ruolo ma la condizione primaria è l’uomo non l’arte. Kruk combina sapientemente due caratteristiche apparentemente opposte nelle sue fotografie: la qualità della durata di un ritratto e la qualità fugace del momento.

Al fine di catturare il “momentaneo” della sua propria osservazione, lei usa le imperfezioni tecniche delle polaroid come mezzo espressivo. I forti contrasti di luci ed ombre, la sovraesposizione, la mancanza di dettaglio e le texture poco nitide sono impiegate come un modo di rafforzare il carattere intimo e vulnerabile del momento registrato e del soggetto ritratto. Ciò che si manifesta è l’idea che l’autenticità di un individuo può essere rappresentata in un sorprendente numero di modi diversi: non solo attraverso l’attenzione ai vestiti, all’espressione del volto, ad un atteggiamento o un gesto, ma anche attraverso la composizione e il taglio dell’immagine, attraverso luci e ombre, l’attenzione e la mancanza di essa, facendo un primo piano del soggetto o mettendo il soggetto in un ambiente specifico, e attraverso il contatto (visibile o meno) tra il fotografo e il soggetto. Entrare nello spazio della sua mostra è come camminare in un album di famiglia tridimensionale che assume inoltre la qualità di un documento d’epoca dove la grande intimità è trasportata in dimensioni monumentali.

La mostra si articola su 3 livelli, i grandi ritratti schierati a forzare lo spazio ed a ridefinirlo attraverso l’immagine degli uomini, il libro “Portraits” che raccoglie per i tipi della Roma di Tilburg oltre 200 ritratti composti senza l’accompagnamento di parole dall’artista stessa e un anello un po’ particolare che associa l’antichissima arte del castone alla fotografia un connubio che presenta in un modo nuovo la oramai cinquantenaria artigianalità di fusi&fusi. Ripartiamo dunque dall’uomo.

Liedeke Kruk, ha svolto ad oggi il suo servizio prevaletemente in Olanda, Belgio e Germania in spazi privati e pubblici tra I quali: De Pont Foundation a Tilburg , Casco a Utrecht, Oranjerie a Rotterdam, S.M.A.K. a Gent e pubblicato da istituzioni fra le quali: Akzo Nobel Foundation, SKOR, Witt de Witte, Biennale di Venezia e presente nelle collezioni: Museum De Pont, Tilburg (NL) ~ Museum S.M.A.K., Gent (B) ~ AKZO Nobel Art Foundation, Amsterdam (NL)~ Antoni van Leeuwenhoekhospital, Amsterdam(NL).
Attualmente è in corso una personale alla De Pont Foundation, Tilburg.

L’allestimento è dell’artista il coordinamento è del Dr. Romeo Giuli PhD


Epokè

Alessandro Bellucci

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Opening 13 dicembre 2010

 

 

 

  – ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via delle terme, 86 Siena

durata mostra: 13 dicembre 2010 – 13 gennaio 2011

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

Con epokè inner room conclude le mostre del 2010, nel titolo è racchiuso il messaggio di conclusione e di apertura del nuovo ciclo. L’abbattimento dei preconcetti e dei pregiudizi è l’atteggiamento fondamentale per aprirsi alla verità ed è proprio la verità quella novità che l’uomo va cercando. Alessandro Bellucci ( Siena 1963) è un pittore che ha avuto I suoi esordi in quel clima artstico dei primi anni ottanta del ‘900 ed ha operato dal 1983 con il linguaggio della grafica e dell’immagine coordinata, trasferendo in questa disciplina tutto il valore iconico che è la componente primaria della sua arte.

Da questo ne è scaturita una serie di immagini di grande potenza utilizzate nell’ambito editoriale come in quello del packaging portando in questi settori, specie nel primo un grande rinnovamento formale su scala prima locale ed ora nazionale.

Possiamo definire l’opera di Bellucci quella di un pittore di contenuti, di uno che dipinge, cioè illustra la specificità profonda di una realtà.
Queste istanze formali che Belucci ha trasferite dalla pittura alla grafica sono, nei lavori di questa mostra ritrasferite dalla grafica alla pittura come un distillato, il risultato è di grande valore iconico dove le dinamiche compositive toccano l’assoluto dell’astratto dove l’assoluto della campitura digitale è ritrovato per mezzo della pennellata.

Abbattere I pregiudizi significa considerare l’artista come un uomo, il talento come un dono di servizio e l’opera come un arricchimento per la collettività, queste sono le componenti principali per ridefinire lo scopo dell’arte argomento che verrà trattato nel corso del 2011 con le mostre all’inner room, a cui epokè apre la via.

Quadri: acrilico e oggetti su tela, gioiello in argento e vetro realizzato per l’occasione dal laboratorio Oropa di Siena su disegno dell’artista.
L’allestimento è del Dr. Romeo Giuli


Una Idea

Carlo Alberto Severa

severa

Opening 11 novembre 2010

 

 

 

 

 

  – ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via delle terme, 86 Siena

durata mostra: 11 novembre – 11 dicembre

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

“un’idea è più potente di un esercito” con questa citazione del celebre scrittore e artista afro-americano Myles Munroe, presentiamo la mostra personale di Carlo Alberto Severa, la seconda del ciclo –Talenti- Il titolo “ Una Idea “nasce da un suo lavoro fotografico in cui l’artista mette enfasi in modo leggero e preciso su quanto stà dietro ogni azione, l’idea appunto. In un momento storico come quello attuale in cui si ricercano nuove idee e quasi ci si sforza per averne, ci è parso apportuno invertire la tendenza e proporre un atteggiamento di ascolto dell’idea. L’idea giusta, una idea appunto, è sempre a disposizione di ogni umomo è solo questione di disponibilità alla recezione. Il problema allora sta nel come riconoscerla, un giovane rabbino di provincia vissuto 2000 anni fà in Israele: Gesù di Nazareth rivelatosi come figlio di Dio ha proposto una soluzione ad oggi insuperata: esser in comunione con la sorgente delle idee che è Dio stesso.

Con questa premessa abbiamo chiesto a Carlo Alberto Severa un grande dell’astrattismo in tutte le sue forme, di trasmettere una idea con le opere di questa mostra ed attraverso il loro millimetrico allestimento. Il risultato è una mostra sorprendente adatta al tempo che stiamo vivendo in cui vi è una grande necessità di ascoltare. Severa con i suoi giovani 98 anni che é stato pittore sia in guerra che in pace e con il bagaglio delle esperienze formali che lo hanno visto protagonista fedele di un grande talento ci propone un ascolto con gli occhi, una necessità dell’astrattismo non come corrente pittorica o come fuga dal reale ma come necessità dell’ascolto di ciò che è profondo e che stà dietro ed in modo irreale davanti ad ogni cosa reale: cioè la vita stessa. Per un artista ogni opera è sia un’opera compiuta che una idea.

Carlo Alberto Severa: (Firenze 1912) espone dalla seconda metà del decennio 1930, ha rappresentato l’Italia alle Biennali di Venezia e in collettive all’estero, ha partecipato alle quadriennali d’Arte di Roma, oltre ad aver esposto in molte mostre personali e collettive. Con la pittura ma anche con il cinema d’artista, con riviste e fotografie ha arricchito e continua a farlo, il panorama artistico tracciando sentieri che nel corso del tempo sono stati seguiti da altri. Ha insegnato in varie accademie d’arte in Italia ed in scuole specialistiche contribuendo alla formazione di generazioni di artisti. Ha operato nell’ambito dell’arte applicata realizzando importanti opere in prevalenza a Firenze in spazi pubblici e privati. Di notevole rilevanza è la sua produzione di gioielleria d’artista. Ampia bibliografia è reperibile sulla sua opera. L’accademia delle arti e del disegno in Firenze nel maggio 2010 gli ha dedicato una personale. Questa mostra è stata resa possibile nella sua integrità grazie alla presentazione ed all’opera “diplomatica” dell’artista Marco Acquafredda ed all’opera “dirigenziale” dell’artista Romeo Giuli.


Deliverance

Arti visive: Marco Acquafredda, Pietro Capogrosso, Bruna Esposito, Cie Iio, Federico Fusi, Marco Fedele di Catrano, Romeo Giuli, Kazuya Komagata

Musica: Alberto&Kimberly Rivera, Fabrizio&Angela Tiezzi

deliverance

Opening 9 ottobre 2010

 

 

 

 

 

  – ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via delle terme, 86 Siena

durata mostra: 9 ottobre – 9 novembre

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

inner room © fusi&fusi
presenta nell’ambito della giornata nazionale del contemporaneo promossa da -Amaci-la mostra Titolo: DELIVERANCE Con DELIVERANCE (liberazione) la inner room presenta il terzo appuntamento del ciclo Love & Compassion, la mostra come dice il titolo affronta per mezzo delle opere d’arte il tema della liberazione dell’uomo da tutto ciò che limita, opprime o blocca l’espressione piena del suo potenziale trattenendo in lui l’ignoranza. Questa liberazione è insieme passata e contemporanea e questo messaggio è quantomai adatto alla giornata nazionale del contemporaneo.

La liberazione DELIVERANCE ( liberazione)è quella dinamica che si attua quando una persona rifiuta ed espelle le forze invisibili e/o visibili che condizionano la sua vita, il suo destino e l’espressione giusta dei propri talenti.

DELIVERANCE ( liberazione)è di per se stesso un’atto di autorità agito in proprio o attraverso interposta persona che si muove in un’ambito preciso: quello dell’amore. Prima di tutto amore per se stessi e per la propria libertà, quindi una presa di autorità sulla propria vita motivato dal desiderio di voler compiere su questa terra il proprio destino senza blocchi visibili e invisibili.

Quando questo avviene, ogni stress da preoccupazione scompare per cedere lo spazio usurpato alla pace della responsabilità verso la vita. Il desiderare questo anche per gli altri ed il prodigarsi perché ciò avvenga determina il cambiamento culturale, sociale ed economico che molti vanno cercando.

Le opere sono in mostra in base al messaggio visivo di apertura che nella forma, cioè universalmente, manifestano, il quale è espresso indipendentemente dalle mode di pensiero di religione e dalle culture presenti sulla terra a cui uno voglia o debba riferirsi.

Arti visive: Marco Acquafredda, Pietro Capogrosso, Bruna Esposito, Cie Iio, Federico Fusi, Marco Fedele di Catrano, Romeo Giuli, Kazuya Komagata

Musica: Alberto&Kimberly Rivera, Fabrizio&Angela Tiezzi

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Emotional nihilism and conflicting

Marc’Antonio Tanganelli

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Opening 9 settembre 2010

 

 

 

 

 

  – ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via delle terme, 86 Siena

durata mostra: 9 settembre – 9 ottobre

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

Presenta la mostra monografica Titolo: emotional nihilism and conflicting un opera di Marc’Antonio Tanganelli (Siena 1948-1993)

questa mostra, la prima del ciclo ” Talenti”, si concentra unicamente su un’opera “lo schizzinoso” (1981) dell’ artista senese.

La scelta di esporre questo solo quadro genera una mostra con un corpo a doppio taglio,come una spada, dove da una parte abbiamo un opera importante per via di quello che vi riconosciamo, cioè un contenuto profondo di filosofia biblica e scienza psicanalitica che necessita per questo del giusto spazio fisico per essere apprezzato . Quello che infatti sembra rappresentare il quadro è un ritratto dell’umanità originaria secondo il capitolo 3 della “Genesi”, colta appena dopo la perdita della giusta posizione per cui era stata creata e cioè il dominio e lo sviluppo della vita sul pianeta da svolgersi secondo le regole naturali stabilite dal pensiero del Creatore.

Tanganelli, autore che pare molto attento al mondo spirituale, ripropone in maniera drammatica l’essente-uomo dopo il suo rifiuto a vivere secondo tali regole naturali, vediamo allora la coppia isolata e intenta a realizzare un vero e proprio sistema di sopravvivenza in un clima di conflitto emotivo ed abuso reciproco e dell’ambiente che preannuncia per quei tempi, in pittura le mutazioni genetiche. Lo sguardo dell’uomo e della donna che non si incontra mentre costruiscono insieme questo sistema abusive, cioè non naturale, sembra riproporre l’odierna difficoltà a parlarsi, riafferma la perdita dello stato di privilegio ovvero vivere mostrando le spalle a chi ci è accanto, il conflitto che si sostituisce alla bellezza e all’amore. La suprema ambientazione ridicendo l’uomo e la sua centralità richiama il significato di ecclesia rinascimentale e suggerisce nel suo negato quanto la modernità sembra togliere in assoluto ovvero l’armonia della vittoria sul conflitto nevrotico.

In questo senso il nichilismo emozionale viene detto e scardinato, riproposto e rimosso per cancellare dalla prospettiva umana gli stereotipi, gli immutabili fantasmi dell’exitus per mano violenta. Come del resto è scritto nel capitolo 8 della “Lettera ai romani”. Dall’altra parte del taglio c’è il profondo spessore artistico dell’autore che vista la delicata posizione assunta dallo stesso all’interno del sistema dell’arte necessita di una giusta decantazione per apprezzarne la pienezza formale, i ricchi passaggi pittorici dove il colore costruisce la scena dall’interno del quadro: espressione del suo riconosciuto talento. Un quadro millesimato di trent’anni visto in un modo nuovo che si inserisce a pieno titolo nell’attuale momento storico di crisi spirituale e culturale che stiamo attraversando.

Questa mostra è destinata ad essere anche un’opera di necessaria sutura della lacerata memoria artistica italiana utile a tutti coloro che si interessano all’arte oggi affinchè si capisca il talento di chi li ha preceduti e fare tesoro del loro insegnamento anche di vita. Gioielli in argento ispirati ad un particolare del quadro saranno realizzati da fusi&fusi. L’allestimento è a cura di Romeo Giuli.

Marc’Antonio Tanganelli ( Siena 1948-1993): pittore autorevolmente ri-conosciuto in Italia e all’estero, iscritto nella stagione degli anni 80 nella corrente degli anacronisti-pittori della memoria. Questa è la prima personale che si realizza a Siena dopo il 1993. Il quadro in mostra è stato esposto alla XLI Biennale di Venezia anno 1984.

Si ringrazia: la Galleria Studio Vigato di Alessandria per la collaborazione, l’artista Marco Acquafredda per la condivisione della sua costante ricerca sull’’opera di Marc’Antonio Tanganelli, senza condivisione non c’è ispirazione e senza collaborazione non c’è realizzazione


From Sensation to Presence

Federico Fusi -Romeo Giuli

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Opening 2 agosto 2010

 

 

 

 

 

 

  – ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via delle terme, 86 Siena

durata mostra: 2 agosto – 2 settembre

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

Agosto è il mese standard delle vacanze, la inner room propone quanto di più contraddittorio possa realizzarsi per uno spazio d’arte visiva: mandare in vacanza lo sguardo ed aprire lo spirito, offrendo una mostra di canzoni, non un’istallazione dove arte visiva e suoni si uniscono ma una mostra da vedere con gli occhi del cuore, ascoltando una musica particolare denominta soaking music ( musica immersa). La mostra si articola su tre piani, il primo: Prefazione è come dice il titolo l’introduzione alla mostra ed è composto da sculture di Federico Fusi e olii di Romeo Giuli, queste opere realizzate con raffinate monocromie introducono mentalmente il visitatore al passaggio dal guardare all’ascoltare, la monocromia è l’unità in cui si muove una ricchezza di passaggi, di chiari e di scuri, di grafie che compongono nuovi linguaggi e sviluppano una musicalità di piani e di forti che apre attraverso il visivo la mente.

Dalla prefazione si passa al piano secondo e centrale che è l’ascolto della mostra di canzoni, si tratta di musica soaking un genere di musica spontanea cioè che non segue nessun spartito ne scaletta ma è realizzata da artisti che suonano e cantano immersi nello Spirito Santo realizzando sessioni dove si alterna la musica al parlato, alla citazioni di brani biblici e messaggi di esortazione. Una musica dai toni vivi in cui immergersi come in un ambiente d’acqua, che porta calma, freschezza, pace e concentrazione riconciliazione e vitalità. Il terzo piano è quello privato dell’immaginazione ovvero quello che accade nell’intimo di ogni singolo spettatore immerso nella mostra di canzoni e che riguarda lui e la sua vita soltanto.

Con questa mostra, unica nel suo genere in Italia, che è il secondo appuntamento del ciclo “Love and Compassion” la inner room propone di uscire dal sensazionalismo per entrare nella presenza vera, un ripulire lo sguardo con un’azione d’avanguardia che è, un momento di intimo riposo, per lasciare andare il passato sanare le piaghe dei cuori, e le fratture interiori, perdonare, ricevere guarigione e liberazione ottenere restauro e permettere di definire con equilibrio lo scopo personale e in questo caso specifico quello dell’arte nella società contemporanea.

Due parole sulla Soaking music: non è musica religiosa o di culto, o new age o terapeutica o automatica o ipnotica, è una musica d’ambiente nel senso che ricrea l’ambiente nel quale è stata realizzata, può essere ascoltata senza preconcetti e liberamente nella posizione più comoda, è diffusa largamente negli Stati Uniti dove esitono addirittura auditorium specifici, possiamo dire che è un fenomeno musicale in crescita. Esistono molte correnti di soaking music tute molto valide, il criterio di selezione per questa mostra è stato attuato in base alla frequentazione artistica ed alla corrispondenza stilistica che abbiamo trovato con gli autori delle opere.
Gioielli in argento realizzati a mano da Romeo Giuli, saranno esposti.

Soaking by: winds of fire, Alberto & Kimberly Rivera, Rick Pino, (USA) hanno all’attivo CD e concerti
Federico Fusi: (Siena 1967) scultore con all’attivo mostre in Italia ed all’estero
Romeo Giuli: ( Perugia 1961) pittore e fotografo ha esposto in Italia e Germania


Disegnavano quadrati d’acqua 

Pietro Capogrosso

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Opening 30 giugno  2010

 

 

 

 

 

 

  – ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via delle terme, 86 Siena

durata mostra: 30 giugno – 30 agosto

lunedì-sabato orario 9.00-13.00 / 15.00-19.30

Capogrosso attualmente vive a Mosca. Le opere esposte sono state ralizzate durante il grande inverno russo. L’artista parte dalla condizione del freddo intenso della stagione come metafora del gelo quotidiano che si incontra nella società contemporanea dove la vita – intesa come lo scorrere del bene, dell’amore (agape) e dell’attenzione al prossimo – è spesso congelata negli interessi egoistici creando una condizione di alienazione in cui sfugge il senso stesso della vita che è amore (agape).

Capogrosso, attento osservatore, passeggia guardando in questa vastità di freddo, cercando ciò che è vita. Il suo è un atto di compassione artistica, ha pietà di quello che vede schiacciato, sofferente, menomato e gli dà nuova dignità di forma rinnovandolo attraverso la sua sapiente arte.

Per Capogrosso la pittura è dichiarazione all’un tempo del potenziale e dell’essenza della forma che rappresenta. Ecco che un albero diviene una rete ed un uomo un’apertura; un gruppo di case serrato nel gelido tono su tono sono assunte come spazio metafisico in cui balugina una nota di colore. Capogrosso ci propone un ribaltamento di immagine e di mentalità: quello che ci appare è in attesa di un nostro disinterressato intervento di rinnovamento. E così il freddo non è più una sensazione corporea da subire ma può essere un’occasione per riscaldare la vita, la desolazione un impulso a riempire di vita. Parimenti la pittura mono o bi-cromatica mette in risalto un colore assoluto per accendere lo spazio visivo,

il dipingere un uomo che pesca attraverso un foro nel ghiaccio è un momento per ricordare che ogni uomo è una porta aperta tra il mondo spirituale e quello terreno attraverso la quale può passare o la vita di Dio che rinnova e nutre o l’inganno che mantiene la fame.

Un pendente in argento e pietre dure è stato realizzato in esclusiva dagli artigiani delle fusi&fusi ispirandosi alle opere in mostra.


painting drawings and silver

Marco Acquafredda

 

1275832079invito-fronteOpening 5 maggio  2010

 

 

 

  

 

  – ore 18.00

inner room @ fusi&fusi, Via delle terme, 86 Siena

 

Recent unpublished works: a painting, Disegno minimo 2010, graphite and paper on wood, seven drawings, arborescenze 2010, graphite on paper and a silver jewelry, earrings 2010, handmade piece unique realized by the artisans of fusi&fusi.1275839753front1275839753entr-acqufredda

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presentazione dello spazio

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